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domenica 10 gennaio 2010

"Tutto è bene ciò che finisce bene"

Eravamo rimasti alla mia rabbia e delusione, conseguenza di un trasferimento da un ufficio ad un altro. Arrivato d'improvviso, un pomeriggio, tramite un foglio di carta sputato fuori dal fax. Dal piccolo ufficio sotto alle due torri panna, lontano cinque, sei minuti di cammino da casa, a quello ricavato da una vecchia palestra, distante non so quanto in auto.
Ci ho dedicato un lungo post, a maggio dello scorso anno. Poi ho smesso di scrivere ed infatti i miei interventi qui si sono diradati.
Ad ogni modo, ho preso le mie cose e ho traslocato. Il lunedì ho iniziato a lavorare dietro la nuova scrivania. Il martedì ho imbucato una raccomandata al mio capo. Nello stesso periodo di tempo, a mia insaputa, un'altra lettera stava partendo. Se devo essere sincero, non completamente a mia insaputa. Ero a conoscenza della lettera - e del suo contenuto - ma non sapevo se e quando sarebbe stata spedita.
Fatto sta che, qualche settimana più tardi, mi sono ritrovato un pomeriggio nell'ufficio del mio capo a scambiare con lui rabbia e costernazione, accuse e scuse, delusione e complimenti. Questi ultimi derivanti dalla lettera che, a mia insaputa, era nel frattempo partita e arrivata.
E alla fine di quel pomeriggio, entrambi digiuni del pranzo, ci siamo riappacificati. Il mio capo ha chiamato una collega, che nella via gerarchica sta tra lui e me, e le ha comunicato che di lì a qualche giorno sarei stato trasferito in un altro ufficio, nel centro storico, con le funzioni di responsabile di quello stesso servizio.
Da un lato la mia lettera, unita a come avevo affrontato la situazione, dall'altra la missiva di cui sopra, mi avevano fatto avere, nell'ordine, ragione, trasferimento, promozione.
E qui vi devo parlare un po' di questa famosa lettera.
In realtà si tratta di una "petizione" o comunque di una lamentela collettiva. Nel quartiere dove per quattro anni ho unito l'abitazione privata e l'ufficio pubblico abita una signora, una donna di una quindicina d'anni più grande di me, alta, bella e di classe. Questa signora, che era stata più volte mia cliente, evidentemente era rimasta molto soddisfatta del trattamento ricevuto in un ufficio dove solitamente la burocrazia e la spersonalizzazione la fanno da padrone.
Saputo del mio allontanamento forzato "si adirò leggermente" (per citare Fantozzi). Dopo telefonate e incontri con dirigenti e politici, si era messa a scrivere la famosa lettera per poi farla firmare da una sessantina di cittadini del quartiere, per lamentare il mio trasferimento e reclamare il mio ritorno come soluzione. Al contempo elogiando il mio "modus operandi" di impiegato modello.
C'è da dire che la signora è stata anche fortunata perchè non di rado sono oltremodo burbero nell'esercitare le mie funzioni lavorative. Ma alle volte fare semplicemente il proprio dovere, aggiungendoci un po' di gentilezza, porta dei frutti insperati.
Così oggi (più esattamente dalla scorsa estate) mi trovo a lavorare in un ufficio ricavato da un loggiato del XIII secolo, in pieno centro storico. E come responsabile, con una mezza dozzina di colleghi da gestire.
Stavolta cito Bonvi e il suo Nick Carter: "tutto è bene ciò che finisce bene".

giovedì 23 luglio 2009

"La Teoria del barattolo di maionese e dei due bicchieri di vino"

Un professore, prima di iniziare la sua lezione di filosofia, pose alcuni oggetti davanti a sé, sulla cattedra. Senza dire nulla, quando la lezione iniziò, prese un grosso barattolo di maionese vuoto e lo riempì con delle palline da golf. Domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si.

Allora, il professore rovesciò dentro il barattolo una scatola di sassolini, scuotendolo leggermente. I sassolini occuparono gli spazi fra le palline da golf. Domandò quindi, di nuovo, ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di si.

Il professore, rovesciò dentro il barattolo una scatola di sabbia. Naturalmente, la sabbia occupò tutti gli spazi liberi. Egli domandò ancura una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un si unanime.

Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due bicchieri di vino rosso e li rovesciò interamente dentro il barattolo, riempiendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia. Gli studenti risero!

“Ora”, disse il professore quando la risata finì, “vorrei che voi cosideraste questo barattolo la vostra vita. Le palline da golf sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri figli, la vostra salute, i vostri amici e le cose che preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perduto riempirebbero comunque la vostra esistenza.

“I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose.”

“Se metteste nel barattolo per prima la sabbia”, continuò, “non resterebbe spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti.

“Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità. Giocate con i vostri figli, tenete sotto controllo la vostra salute. Portate il vostro partner a cena fuori. Giocate altre 18 buche! Fatevi un altro giro sugli sci! C’è sempre tempo per sistemare la casa e per buttare l’immondizia. Dedicatevi prima di tutto alle palline da golf, le cose che contano sul serio. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia”.

Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino. Il professore sorrise. “Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che per quanto possa sembrae piena la tua vita: c’è sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico”.

martedì 9 giugno 2009

Take Time - Trova il tempo

Take time to work:
it is the price of success.
Take time to think:
it is the source of your power.
Take time to play:
it is the secret of youth.
Take time to read:
it is the foundation of knowledge.
Take time to be friendly:
it is the road to happiness.
Take time to dream:
it hitches your soul to the stars.
Take time to love:
it is the source of joy.
Take time to laugh:
it is the music of the soul.

Trova il tempo di lavorare:
è il prezzo del successo.
Trova il tempo di riflettere:
è la fonte della forza.
Trova il tempo di giocare:
è il segreto della giovinezza.
Trova il tempo di leggere:
è la base del sapere.
Trova il tempo di essere gentile:
è la strada della felicità.
Trova il tempo di sognare:
porta la tua anima alle stelle.
Trova il tempo di amare:
è la fonte della gioia.
Trova il tempo di essere felice:
è la musica dell'anima.

venerdì 8 maggio 2009

"Va a far del bene a un somaro" ovvero sul perchè ad essere troppo zelanti e volenterosi sul lavoro, si finisca ad essere vittima di mobbing.

Oggi ho deciso di fare un po' di "outing" e parlare quindi di me.
Di solito in queste pagine racconto quel che mi succede ma in modo indiretto e scherzoso. Oggi no, oggi sono serio. Per la precisione sono demoralizzato, demotivato e profondamente incazzato, mi si lasci il termine.

Lavoro da più di 20 anni in un'amministrazione pubblica locale e da una quindicina d'anni lavoro presso l'Ufficio Relazioni con il Pubblico, il famoso URP. Anzi a dirla tutta sono stato uno dei 6 dipendenti che l'URP l'hanno creata, partendo da zero, cioè dalle carte delle normative vigenti all'epoca. Ora, senza andare a rovistare in questi 15 anni, dove davvero ne sono successe di tutte e di più, vengo subito ai giorni d'oggi e al servizio che svolgo attualmente. E di conseguenza al problema di cui voglio parlare. Premetto solo che, in questi anni, la dirigenza e i politici della mia Amministrazione hanno cambiato un pochino il volto e il compito dell'URP. Infatti oggi non ci occupiamo più solo di trasparenza, comunicazione, semplificazione dei servizi, ma anche, anzi direi principalmente, di servizi demografici. In realtà al mio sportello, il 90% delle prestazioni erogate sono di natura anagrafica (certificati, carte di identità, cambi di residenza, atti notori). Ma tant'è. 
In tutto questo ho comunque cercato di tirare fuori le mie capacità, formando e arricchendo quella che ritengo essere una professionalità notevole nel settore.
Solo devo riconoscere che sono un po' pignolo e zelante, per cui chi viene a chiedere le cose da me se da un lato sa che verrà accolto garbatamente e professionalmente, dall'altro sa pure che dovrà essere leale e preciso. 

La mia Amministrazione in questi anni ha diviso l'URP in 1 redazione centrale e 5 sportelli periferici. L'orario dovrebbe essere per tutti 8:30-18:30 dal LUN al VEN, 8:30-13:00 il SAB, ma in realtà solo 2 sportelli periferici osservano tale orario. Negli altri, vuoi per carenze di personale, vuoi per carenze di capacità, vuoi per esigenze personali dei dipendenti a cui i dirigenti si sono dovuti piegare, gli orari sono quelli tradizionali, mattino con 2 rientri settimanali, e sabato a casa. Il mio sportello rientra nell'orario continuato, of course.
Tutto ciò comporta che i 2 sportelli che seguono l'orario continuato abbiano una mole di lavoro sensibilmente più alta degli altri. 
Stare al pubblico poi è una vera e propria arte perché ci si trova davanti le personalità più disparate, e spesso dobbiamo parlare con persone che non si sono svegliate benissimo (beh, a volte nemmeno noi ci siamo alzati bene...). Per cui il malumore e lo stress sono sempre in agguato.
E arrivo al dunque.

Antefatto:
Giorni fà ero di turno con una mia collega, di mattino. Ufficio pieno, come al solito. Una signora straniera si accomoda dalla mia collega per delle pratiche e, mancandogli dei documenti, inizia subito ad agitarsi. Ma, comunque la mia collega riesce a sbrigarle tutto. Ad una seconda richiesta però le fa notare che dovrà far compilare dall'interessato (che nel caso specifico era il marito) un modulo, allegarci dei documenti e poi presentarlo di nuovo a noi. 
Detto fatto. La signora si alza e si va ad accomodare ad una scrivania che abbiamo per il pubblico. Nel frattempo, io continuo a servire altra gente.
Poco dopo ritorna alla carica chiedendo udienza alla mia collega, la quale, occupata con un altro le dice di sentire me. E questa viene immediatamente da me, dove però si era appena seduta una signora anziana. Incurante del fatto, la straniera prevarica l'anziana cacciandola in malo modo e mi obbliga a servirla. Sedendosi mi firma l'istanza a nome del marito. Al che io le faccio notare che non posso accettare un'istanza con una firma palesemente falsa. E qui scoppia il finimondo: la signora straniera inizia a insultare me e la mia collega, urlando. A quel comportamento le dico che non le avrei più prestato attenzione e che quindi se ne poteva andare. Questo ha fatto peggiorare la situazione, con un crescendo di urla, insulti, bestemmie e minaccie. Siccome l'ufficio era pieno e questa manfrina stava andando avanti da un po', la gente in coda si è spazientita e ha iniziato a invitare la straniera di ascoltarmi e andarsene per poi ripresentarsi quando avesse avuto la domanda firmata correttamente. E qui lei è passata a insultare e minacciare di "taglio della testa" tutti i presenti. Finchè ho dovuto chiamare le Forze dell'Ordine, che dopo pochi minuti si sono presentati sotto forma di pattuglia di Polizia. E la calma è tornata. Nel frattempo, a causa del trambusto e della concitazione, la mia collega ha avuto un mancamento e uno sbalzo di pressione.

Fatto:
Ieri ero di turno pomeridiano, 13-19, quando ad un quarto alle 14, arriva un fax. Una mia collega vede che è indirizzato a me e senza leggerlo me lo passa.
Testo del fax:
"Oggetto: ordine di servizio trasferimento da sede URP aa a sede URP bb del dipendente xx (che sarei io).
Per esigenze di organizzazione del servizio relativo agli sportelli decentrati e in attinenza alla professionalità e alle attività da Ella svolte si ritiene opportuno il suo trasferimento dalla sede Sportello URP aa allo Sportello URP bb.
La S.V. è invitata a prendere servizio presso la sede indicata a far data dall'11.05.2009"

A conferma del fax mi è poi arrivata una lettera oggi stesso. Fax e lettera firmati dal mio dirigente.

Così. 
Senza essere interpellato, senza che nessuno mi abbia chiesto il parere. 

Anche se un po' stupito e quindi inebetito dal fatto, ne parlo con una collega che chiama immediatamente una sindacalista, la quale questa mattina è andata a parlare con il mio dirigente, anche perchè il Regolamento di Mobilità Interna prevede una serie di cose, tra cui quella di sentire il diretto interessato prima di trasferirlo. 
Il dirigente spiega alla sindacalista (ma non ovviamente a me) che sì, io sono professionale e valido, ma che ultimamente mi sono fatto prendere da stress e nervosismo, finendo per prendermela con i cittadini, provocando situazioni in cui sono dovuti intervenire i carabinieri, e - udite udite - litigando così forte con una mia collega da farla star male. Perciò - ed anche perché lui ha bisogno di una persona allo Sportello URP bb - ha pensato che era meglio farmi "cambiare aria" e trasferirmi. Il tutto senza però sentire il mio parere. 
Ora, fermo restando che nei due sportelli il lavoro dovrebbe essere lo stesso, le differenze sostanziali sono le seguenti:

Sportello URP aa (dove ho lavorato fino a questa mattina): 
orario al pubblico continuato e orario di servizio in turni, sabato inclusi. A fronte di ciò nel mio stipendio percepisco delle indennità di turno (cioè soldi in più). Lavorando il sabato mi spettano 4 giorni di ferie all'anno in più. 
In ultimo, questo sportello è a 5 minuti da casa, per cui ci vado a piedi. 
La mia vita privata è organizzata anche in base a ciò.

Sportello URP bb (dove dovrò lavorare da lunedì):
orario al pubblico praticamente uguale a quello di servizio, per cui mattino con 2 rientri settimanali, e sabato a casa. Questo comporta che non percepirò più le indennità di turno (cioè soldi in meno), due giorni dovrò pranzare fuori (utilizzando dei buoni pasto), e non lavorando il sabato avrò 4 giorni di ferie in meno. 
In ultimo, l'ufficio sta a una decina di km da casa mia, per cui dovrò utilizzare un'auto (non c'è un servizio diretto di autobus).

Morale:
"Va a fa' del bene ta 'n somaro", ovvero se hai voglia di lavorare e sei scrupoloso e preciso, in una Amministrazione Pubblica come la mia riceverai sempre dei calci.
E secondo me siamo all'anticamera del mobbing...

giovedì 19 febbraio 2009

The strength to start all over again

For what it's worth: it's never too late or, in my case, too early to be whoever you want to be. There's no time limit, stop whenever you want. You can change or stay the same, there are no rules to this thing. We can make the best or the worst of it. I hope you make the best of it. And I hope you see things that startle you. I hope you feel things you never felt before. I hope you meet people with a different point of view. I hope you live a life you're proud of. If you find that you're not, I hope you have the strength to start all over again.

from "The Curious Case of Benjamin Button", Benjamin's letter to his daughter

domenica 1 febbraio 2009

Quando la realtà supera il Dr. House

Avete presente il "plot" tipico dei telefilm del "Dr. House", dove arriva un paziente e i vari medici colleghi di House (e a volte lui stesso) si prodigano in diagnosi sulla possibile malattia del nuovo arrivato, e nessuno, fino alla fine della puntata ci azzecca? Bene.
Mio fratello accusa dei forti dolori all'addome, lato sinistro, e va a farsi vedere da un medico. Diagnosi: calcoli renali. Però fatte le dovute analisi questa diagnosi viene smentita.
Secondo medico, seconda diagnosi: strappo muscolare trascurato per cui si è creata una infiammazione muscolare. Altri esami e altra smentita.
Per scrupolo, oltre ai vari accertamenti già fatti, mio fratello si fa fare una ecografia.
"Esco un'oretta per farmi un esame e torno" dice in ufficio. Le ultime parole famose: dopo l'ecografia viene ricoverato in ospedale, prima nell'astanteria del Pronto Soccorso e poi in Chirurgia. Ma andiamo con ordine.
A seguito dell'ecografia, il medico di turno sentenzia: "Ah, questa è una bella diverticolite!"
Da lì il ricovero.
Subito dopo gli viene prescritta una TAC a contrasto per meglio vedere il problema. Mio fratello aspetta paziente (è il caso di dirlo) nel suo letto in astanteria. Passa un'ora, due, tre... cala la notte. A metà mattina, viene svegliato da un infermiere che gli dice di liberare il letto, rivestirsi e andare a casa.
"Ma come, e la Tac? e poi io ho una flebo infilata al braccio, non mangio da ieri..."
"Tac? niente Tac, lei sta bene, prende questi antibiotici e passa tutto, marsch, a casa."
A questo punto, visto che, non avendo mangiato e neanche dormito bene, non era - diciamo - in piene forze, chiama sua moglie. La quale in due minuti è lì e rovescia - metaforicamente - l'ospedale.
Era successo che la prescrizione per fare la TAC era rimasta - dimenticata - sulla scrivania del medico... e ormai per quel giorno non si poteva fare più... Quindi tutto rimandato al giorno seguente.
Nel frattempo, si alternano i medici di turno, e ovviamente ognuno ha la sua idea:
1° medico "Ecco qua, lei deve iniziare questa bella cura di antibiotici e vedrà che guarirà presto"
2° medico "Ah lasci perdere gli antibiotici, si prenda questi antinfiammatori e vedrà il risultato!"
E siamo arrivati alla TAC. Che però sarà una TAC a contrasto, per cui viene chiesto a mio fratello se "scusi, sarà mica allergico a qualcuna di queste sostanze che le andremo a iniettare?"
"E che ne so, io non soffro di nessuna allergia, ma non so che cosa mi inietterete!"
"Bene, non è allergico."

Fatto sta che mio fratello dopo l'iniezione si sente poco bene, inizia a vomitare tutto e se non gli avessero dato velocemente del cortisone le cose sarebbero potute peggiorare...
Per fortuna la puntata del telefilm del "Dr. House de noantri" volge al termine.
I dolori si sono calmati grazie agli antibiotici (ha vinto il primo dei due medici di turno), e dalla TAC sembra che non sia neppure diverticolite ma una semplice infiammazione all'apparato intestinale, fastidiosa ma semplice. Sembra...

domenica 25 gennaio 2009

L'officina degli strani

Esiste un mondo a parte, dove per ritrovarsi bisogna perdersi tra saliscendi e curve, tra colline e antichi borghi... Per arrivarci non esistono regole precise, indicazioni stabilite, e non bisogna attraversare armadi dal doppiofondo misterioso come in certe favole per bambini...

"te tu passi il ponte, ti tieni sulla destra poi quando arrivi al bivio giri a sinistra e sei bello che arrivato"...

L'unico vero modo per scoprire questo mondo è guardarlo con gli occhi dell'anima, quegli occhi che permettono di vedere nelle persone come sono dentro, di leggere nei luoghi tutta la loro storia secolare, di scoprire nei cibi la passione di chi li ha cucinati.

Se ci si riesce, allora, un fine settimana normale si trasforma, accadono cose strane, si incontrano persone strane... il fumo sprigionato dal camino, pur riempiendo la stanza, non riesce a bruciare gli occhi.. la carne cotta sulla brace, anche senza sale è la più saporita che tu abbia mai assaggiato.. il freddo pungente dell'aria di gennaio viene schermato dal calore emanato dall'allegria che è sorta spontanea.. e volendo c’è anche modo di riuscire a vedere le stelle pur restando chiusi dentro casa..
Oppure può succedere di andare a pranzo in una trattoria, entrare e dopo 5 minuti sentire che quel posto ti è più familiare di casa tua… e così la bettolina si trasforma nel più bel ristorante del mondo, tavoli intimi e accoglienti, cibi semplici e squisiti, una cantina al piano inferiore e persino una “corte dei miracoli” sul retro… il proprietario che si siede a mangiare con te, la cameriera che si scopre essere una cantante lirica ed improvvisa un’aria tra i tavoli e le cucine, e la proprietaria che, tra una aringa marinata e una fetta di pane e nutella, scherzando sentenzia che "il problema non è peccare, ma ripeccare"…

Un mondo che ho la fortuna di riuscire a vedere e vivere, grazie a persone speciali, con le quali le parole servono per scherzare e gli occhi per dirsi le cose importanti.

giovedì 15 gennaio 2009

Loris e Katia si sono sposati.



Questa mattina si è sposato mio fratello Loris.
Alle 11:45 il Sindaco di Gubbio ha unito in matrimonio lui e Katia, sua compagna da molti anni. A fare da testimoni una sorella di Katia, Francesca ed io. Una cerimonia molto bella, sobria ed elegante, che si è svolta nella sala consigliare del municipio eugubino, alla presenza di un ristretto gruppo di invitati, pochi parenti e pochi amici. In sottofondo le note di un violino.
Per mia fortuna, essendo io uno dei testimoni, ho potuto scorgere gli occhi lucidi, commossi, felici di Katia e Loris, mentre ascoltavano le parole con cui il Sindaco li stava dichiarando marito e moglie. Indimenticabile.
Poi, dopo qualche foto di rito in Piazza Grande, siamo scesi per le vie di Gubbio sino al ristorante, "La Cantina" dove ci aspettava il proprietario, Claudio. Anche qui la classe degli sposi si è fatta notare, con una serie di portate di qualità, ricche e gustose ma non eccessive, nè in numero nè in quantità. E Loris ha letto, con emozione, davanti a tutti una lettera di 10 anni fà dove Katia gli dichiarava il suo amore, lettera che mio fratello ha conservato per tutto questo tempo.
Sono molto contento e felice, gli voglio un gran bene, ad entrambi, e gli auguro tantissima felicità.

lunedì 15 dicembre 2008

Bambini di oggi

Pomeriggio di un lunedì.
Sto rilevando i prodotti esposti in un negozio di elettronica. Terminato di rilevare gli elettrodomestici, salgo al piano superiore e mi incammino verso i cellulari.
La zona dei telefoni mobili si riconosce dalla calca di gente che ci sta intorno, decine di persone che stanno, gomito a gomito, ipnotizzati davanti a questi piccoli parallelepipedi colorati, che nati per telefonare, oggigiorno fanno di tutto e di più e - pensa un po' - hanno pure le funzioni "chiamare" e "ricevere".
Oggi, a dire il vero, la folla dei fedeli in adorazione del cellulare era un po' distratta da un altro poliedro, il navigatore satellitare. Quest'ultimo è un oggetto dovuto ad un'intuizione maschile: un certo Tom, in piena notte si svegliò di soprassalto, e saltellando tutto felice, corse al laboratorio, in pigiama e ciabatte. Finalmente dopo anni di vessazioni subite dalla moglie poteva avere la sua vendetta. E' infatti risaputo che, fino a prima dell'invenzione del navigatore satellitare, l'uomo alla guida di un'auto si perdesse sempre, pur di non fermarsi a chiedere indicazioni, come prontamente gli veniva suggerito (con tono alla "te l'avevo detto io" dalla moglie. Stanco di questa situazione, il nostro inventore ebbe un lampo di genio! ed ecco nato il bussolotto fatidico... Credo anche che la voce femminile standard sia proprio quella di Mildred, la moglie dell'inventore.
Ma torniamo a noi. Volevo parlare dei bambini di oggigiorno.
Arrivo allo stand dei cellulari ed inizio a rilevare i prodotti esposti.
Dopo un po', accanto a me, si materializzano un papà con i suoi due bambini, un maschietto e una femminuccia. Il bimbo avrà avuto si e no 6 anni, ed è rimasto zitto per tutto il tempo. La femmina, intorno agli 8, forse 10 anni, invece - e da par suo - non ha chiuso mai la bocca, intervenendo sempre sulle parole del padre. Stavano cercando un cellulare proprio per lei.
Papà: "Guarda questo, è carino e non costa neanche poi molto, ti piace?"
Figlia: "Quello è il cellulare di cui mi ha parlato Giovanni. Non vale niente, non ha la scheda di memoria e ha una fotocamera da schifo. Insomma, per carità."
Papà: "Ah, non ti piace, ho capito."
Scorrono due passi più avanti.
Papà: "Guarda! Vieni, guarda questo!! E' il cellulare dei Gormiti, è bello, colorato, ti piace?"
Figlia: "Ma papà!!! Quello è un cellulare per bambini!! Che me ne faccio!"
A questo punto il padre è rimasto senza parole, e io con lui.

giovedì 27 novembre 2008

Il video più visto del web

Su invito di un amico e spinto dalla mia curiosità ho finalmente visto anche io il video, pardon, il web-movie più visto e forse anche più scaricato dell'intera rete. Si tratta ovviamente di "Zeitgeist, the Movie", di Peter Joseph.
Zeitgeist: Spirito del tempo mantenuto spesso in tedesco come Zeitgeist è un'espressione, spesso adottata nella filosofia della cultura otto-novecentesca, che indica la tendenza culturale predominante in una determinata epoca. (fonte: Wikipedia)
Il video, disponibile sia in streaming dal sito ufficiale (che poi però si collega a VideoGoogle, dove viene ospitato il file vero e proprio), che scaricabile un po' ovunque, affronta tre tematiche principali. Meglio, non le affronta, quindi non ne disquisisce, ma semplicemente le attacca e cerca di smontarne la veridicità. Si parla quindi di religione Cristiana (solo di quella Cristiana); degli attentati dell'11 settembre 2001, mettendoli poi in relazione con altri fatti storici, tutti riferentesi agli Stati Uniti d'America, e in primis al Governo statunitense, in particolare contro Bush; infine si scaglia contro il potere dei banchieri, dei proprietari di mass-media e in genere di tutte le persone che in un modo o nell'altro stanno dietro le quinte a reggere le sorti del nostro pianeta. Tutte? no. Solo quelle statunitensi.

Benchè interessante il video non mi è piaciuto, perchè costruito, montato e realizzato in modo da risultare come portatore di luce e verità in un mondo di ciechi. Per aprire gli occhi però utilizza solo alcune notizie, alcune verità, senza volutamente citare notizie, fonti e versioni alternative. Il montaggio stesso è fuorviante, perchè partendo dalla confutazione della figura di Cristo e della intera religione Cristiana, realizzata, in modo semplice ma efficace, per far credere che l'intera faccenda sia una grossa bufala, mette lo spettatore in condizione di accettare con naturalezza le notizie che seguiranno nel film, così come sono proposte, in modo che venga poi spontaneo dire tra sè e sè "Cazzo, ma perchè non ci ho pensato prima!".
Una decina di anni fà ho lavorato per una società statunitense che opera nel settore del network marketing, per fare vendita diretta dei propri prodotti. Nulla da dire sulla qualità dei prodotti, ovviamente, ma lo scopo della Società era fare soldi. I video che ci venivano mostrati e i seminari con personaggi della società, attraverso i quali venivamo addestrati per vendere sempre di più, erano costruiti tutti, e sempre, con le stesse tecniche con cui è stato realizzato "Zeitgeist". E, come funzionavano seminari e video allora, così funziona questo web-movie. Tant'è che è diventato nel giro di un anno e mezzo uno dei video più visti al mondo (oltre 5 milioni di spettatori sul web).
Non mi metto qui a scrivere se Cristo sia o meno esistito, se il WTC sia stato tirato giù da dei dirottatori islamici o da degli agenti segreti statunitensi, o se davvero Murdoch, Rockefeller e compagnia bella intendano creare un unico stato a livello mondiale, infilarci un chip sottocutaneo e farci diventare tutti delle marionette al loro comando. E se qualcuno la pensa come gli autori del video, bene, sono contento, è giusto che ci sia gente che veda le cose in modo diverso e che le possa esprimere.
Scrivo solo che il web-movie in questione non mi è piaciuto ed è realizzato per imporre il pensiero degli autori, molto più di come ci vogliano imporre i propri pensieri gli oscuri signori a cui "Zeitgeist" si riferisce. E questo è una colpa, per me, grave.
Last but not least: chi è Peter Joseph?
mentre sul web si trova, anche a non volerlo cercare, il suo film, non si riesce a trovare una, che sia una, notizia su di lui.
Chi è, dove vive, che lavoro fa oltre ad aver scritto, diretto, prodotto e distribuito "Zeitgeist"?



lunedì 24 novembre 2008

Delusioni e critiche costruttive

Il senso è: sono rimasto deluso per qualcosa e muovo delle critiche a come è stata costruita una struttura. Devo anche riconoscere, mio malgrado, che con l'età sto diventando un gran rompiballe, però...
Sabato scorso io e Marta siamo andati al cinema, a vedere "The Orphanage". E siamo andati a vederlo in un nuovo cinema aperto da 8-10 giorni. E' la classica struttura con cinema multisala e altri locali annessi, in questo caso una sala giochi, una steak-house, una pista di pattinaggio all'aperto e una mega palestra (che deve ancora aprire). E ora iniziamo con le delusioni.
Prima delusione il film. Carino, confezionato bene, buona fotografia. Fine.
Intanto qualcuno mi deve spiegare il perchè del titolo in lingua inglese. Il film è spagnolo, il titolo originale è "El Orfanato", viene proiettato in Italia e ci vai a mettere un titolo in inglese? Perchè? farà più figo? anzi scusate, "cool"?
Comunque, la delusione è nella trama, già vista, ricorda nelle linee guida un altro film (tra l'altro neanche quello bello), "Silent Hill", però qui è tutto più tranquillo.
C'è la mamma, che è in ansia già dalla prima scena. Il bimbo pessimista, brutta copia di quello di "The Ring". Il padre, che è la summa del bamboccione inutile: non c'è mai quando serve, se c'è dorme, non ha un filo di spina dorsale. E poi, comunque, basta co' 'sti bambini cattivi, inventiamoci qualcos'altro per favore!
E passiamo alla seconda delusione, la struttura. E' possibile, dico io, che in un cinema aperto da 10 giorni l'insonorizzazione non esista? Io sono andato a vedere un film horror, che presuppone silenzio per potersi gustare le scene di suspence e terrore. Bene. Invece per tutta la durata del film mi sono dovuto sorbire la musica divertente e scanzonata che proveniva dalla sala accanto dove proiettavano "La Fidanzata di Papà"!!! Non è possibile!
E poi, l'unica cosa che mi ha fatto tremare (visto che nel film di suspence ce n'era poca e per di più disturbata dal clima di Miami dell'altra sala) è stato il freddo che ho sentito. Siamo a fine novembre, fuori fa un freddo che non ti dico, lo vogliamo accendere il riscaldamento?
Per finire in bellezza, noi e gli altri spettatori siamo usciti da dove eravamo entrati, cioè dalla porta in alto. In realtà si sarebbe dovuto uscire da quella in basso, ma mancanza di indicazioni e di personale non lo hanno permesso. E così usciti al piano superiore, sembrava di vedere una scena di un film comico (d'altronde in un cinema...) con tutto il gruppo che andava avanti e indietro cercando l'uscita... e meno male che a nessuno è venuta l'idea di entrare in qualche altra sala (con le porte aperte) e vedersi così un film a sbafo...
Il giorno dopo, non contenti evidentemente, siamo tornati sul luogo del misfatto; questa volta per berci qualcosa e nel contempo, vedere la steak-house. In pratica è un ristorante/pub dove servono hamburger o bistecche con patatine fritte, arredato in stile vecchio west. Domenica pomeriggio, parcheggio pieno, pista di pattinaggio piena, sala giochi piena. Naturale, è la seconda domenica di apertura, le gente è attirata dalla novità. Entriamo nel pub, ci sediamo, leggiamo il menù e alla fine scegliamo di prendere due cioccolate calde (fuori fa un freddo...). La cameriera: "Mi spiace, abbiamo finito il latte, se volete vi porto del tè."
Resto un po' perplesso. Non faccio in tempo a realizzare, che dal tavolo accanto 4 ragazzi ordinano degli aperitivi, dei Sanbitter. E un'altra cameriera risponde: "Mi spiace, non ci sono, abbiamo l'aperitivo della casa."
Non sono più perplesso, sono basìto.
Ma come, hai aperto da nemmeno 10 giorni, sei alla seconda domenica e alle 18 hai finito latte e aperitivi? ma cosa facevi prima di fare il ristoratore? cosa fai, compri le cose per 4 amici che vengono a casa?... bah...
Ci siamo alzati e siamo andati a prendere la cioccolata calda in un altro locale.
Insomma un cinema dove risparmiano sull'insonorizzazione e il riscaldamento, un ristorante/pub dove risparmiano sui rifornimenti... che i proprietari abbiano, come si dice, le braccine corte?

venerdì 21 novembre 2008

IO, IO, IO...

Ho iniziato un corso di recitazione teatrale.
La prima cosa che hanno detto è che se pensiamo di essere troppo vecchi o troppo giovani per il teatro, non ci dobbiamo preoccupare, siamo comunque troppo vecchi, perchè andrebbe appreso da bambini. Benissimo, penso io, che nel gruppo sono il più "anziano", iniziamo bene...
Poi partiamo. L'insegnante, un bravissimo attore e regista, ci spiega che lui seguirà il Metodo Stanislavskij, immedesimarsi in quello che si fa. Il problema è immedesimarsi in cosa? infatti non esiste un'immedesimazione univoca, come ho scoperto. Esistono vari IO di cui appropiarsi. Si parte dall'IO dell'attore, e fin qui semplice: ci si ricrea un'emozione partendo dal proprio vissuto interiore, come dire, se devi provare paura, ricordati di quella volta che te la sei fatta quasi sotto...
Bene! ecco fatto ora sono pronto!... Wait! Calm down! non è così. A questo punto quando tu ti sei ricordato di quella volta che tua mamma ti ha abbandonato, tutto solo, in un boschetto non lontano dalla casa del nonno, e sei riuscito a ricreare tutta la paura che avevi avuto... arriva il secondo IO, quello dell'autore, che invece ha scritto una pièce dove il personaggio ha sì paura, ma per un motivo completamente diverso dal tuo: hai paura perchè temi di essere scelto per una missione di guerra.
Ok, ce la puoi fare, concentrati! In fondo devi solo tenerti la tua paura del bosco e applicarla al concetto di partire per la guerra! E vvvaai, benissimo, ecco che i due IO si sono uniti, ti sei immedesim... STOP! ... E adesso che c'è?? Acc... il terzo IO, quello del regista.
E qui son dolori, perchè il regista è sadico, vuole ambientare il tutto in un ambiente che non ti è familiare, non ti stimola ricordi e soprattutto non ti incute paura... e magari, come ci ricorda il nostro insegnante, recitando su una gamba sola.
Ecco, questi sono, in sintesi, i tre IO dell'immedesimazione.
Noi siamo ancora, per citare una mia ex-collega, "al caro amico", al principio, cioè stiamo incominciando a vedere l'IO dell'attore... e già si suda...

Nevicherà? e con le piante come mi comporto?

Sono un po' di giorni che le televisioni fanno il solito terrorismo psicologico, dicendo che arriverà un fine settimana da profondo inverno, stile foreste di Jack London, ci manca solo che spunti Buck da qualche parte...
Ad ogni modo per essere il primo giorno di inverno oggi, andrebbe pure bene, visto l'autunno mite che abbiamo trascorso.
Tanto mite che, contrariamente agli altri anni, ancora ho lasciato tutte le mie piante grasse fuori in terrazza. Ora però sono assalito dai dubbi? le metto dentro al riparo, mi compro una miniserra, o le lascio così, sic et simpliciter, al freddo?
Mah... quasi quasi vedo se i vari Bernacca mediatici ci avranno azzeccato e poi lunedì prenderò una decisione. Nel frattempo ho però messo al riparo altre piante: le Nephentes e l'unico bonsai che mi è sopravvissuto, il ficus. E ho scattato delle foto, di modo da poter vedere eventuali differenze in primavera. Se le volete vedere sono sulla mia pagina Facebook, oppure cliccando qui sotto:
le grasse

sabato 15 novembre 2008

Ma porc...!!!!

Accidenti alla precarietà dell'informatica!
Dopo quasi due ore che stavo scrivendo un nuovo post (l'ennesimo capitolo della mia tesi sulla "Celestina") la piattaforma "Blogger" ha pensato bene di zompare! e così mi è sparito tutto il post! Per citare Banfi "madonna santissima dell'incoroneta!"
Domenica mi ci ridedicherò...

domenica 9 novembre 2008

007, un quantum di...

Ieri sera sono andato al cinema a vedere l'atteso (per me) nuovo film di James Bond, "Quantum of Solace" che tradotto sarebbe "un po' di conforto". Ed è quello che sembra cercare Mr. Bond /Daniel Craig dall'inizio alla fine del film.
Premetto subito che il film mi è piaciuto, pur ovviamente con dei però...
Il film è bello adrenalinico, così come già ci aveva un po' abituati "Casinò Royale", pieno di inseguimenti, sparatorie, scazzottate. Ci sono diversi riferimenti ai Bond-movie passati, vuoi per la tipologia di azione che per riferimenti diretti, come la citazione di "007 Missione Goldfinger". Mi ha disturbato un po' la pubblicità Ford per tutta la durata del film, e lo sfoggio di tecnologia, con i megaschermi touch-screen e il cellulare Sony-Ericsson, ma tant'è...
E veniamo a James Bond. Daniel Craig mi piace come 007, pur essendo molto diverso dai suoi predecessori. Non è affascinante come Sean Connery, e gli manca la sua classe, non è sarcastico e spiritoso come Roger Moore, nè piacione come Pierce Brosnan. Volendo, si avvicina leggermente a Timothy Dalton. Comunque secondo me è un pregio, in quanto Craig ha dato una sua caratterizzazione precisa al personaggio. E' una spia con licenza di uccidere, e così vediamo un uomo freddo, sempre attento a cosa succede intorno a lui, cinico, deciso e molto molto cattivo. Ma, allo stesso tempo, nel corso del film, lascia intravedere che questa è solo una corazza, che copre i suoi sentimenti. E qui ritroviamo un uomo triste e solo, che non riesce a ritrovare sollievo per i fatti accaduti nella sua vita, appunto il "quantum of solace" del titolo. Bravo Daniel Craig in questo, anche se una cosa la devo dire: se si togliesse quell'espressione alla Blue Steel che fa tanto Zoolander sarebbe meglio.
Nota dolente invece del film invece sono i personaggi comprimari. Là dove nei film precedenti all'era Craig, cattivi e bond-girls erano spesso co-protagonisti al pari di Bond, ora vediamo dei personaggi secondari, poco caratterizzati e per nulla incisivi. Ci sono, fanno la loro parte e basta. Già erano stati molto meglio Le Chiffre e Vesper nel precedente film, rispetto a Dominic Greene e Camille in questo. Peccato.
(due cose: bellissima l'Aston Martin DBS, come pur belle e azzeccate le due Alfa 159 che la inseguono nella scena iniziale. Non so perchè, ma quano i cattivi buttano giù dalla strada i Carabinieri e la loro Defender, mi è dispiaciuto e ho desiderato che facessero presto la stessa fine).

giovedì 6 novembre 2008

Aforismi

- Semel in anno licet insavire.
- Chi non fa del male è bene, ma chi non fa del bene è male.
- Non so se me ne rendo conto.
- E' meglio la pratica che la meccanica.
- Fidarsi è male, non fidarsi è meglio.
- Non occorre essere matti per lavorare qua dentro... Però aiuta.
- El dinero no hace la felicidad... pero aplaca los nervios.
- Quetto è 'l mi territorio!
- Io, col mi babo, più c'aragiono e meno c'acapisco.
- Money is like women: to bring with you, you have to take care of them.
- The DB5 is the ideal second car for someone who already owns a Mini.
- Nella storia delle automobili ci sono GT che sono venute prima della Miura e GT che sono venute dopo.
- A la limite, conduire une DS, c'est piloter avec un préservatif.

- Il peso è un nemico, la resistenza aerodinamica è un ostacolo.
- Il mio riso potrebbe essere pianto.
- Di pigrizia non ce ne è mai abbastanza.
- Il lavoro della vanga è più pesante di quello della zappa.
- Il cristiano perdona tutto, ma non dimentica.
- Scrivi! Scrivi! Scrivi!
- Sì... però c'è un fatto...
- I soldi, come le donne, vanno e vengono.
- Sarà perchè sono bello, sarà perchè vesto bene, ma io, alle donne, piaccio!
- Io non distinguo tra le lenticchie.
- Io moltiplicherò i tuoi affanni e le tue gravidanze, partorirai i figli nel dolore. Sarai soggetta al potere del maschio ed egli ti dominerà.
- Qual'è la differenza tra la commedia e la tragedia?! la commedia è quando qualcuno scivola su una buccia di banana, la tragedia è quando tu scivoli su una buccia di banana.
- La vita è molto bella, ma ci vuole molta attenzione al vivere, è il vivere che è pesante.
- I gemelli Bragadin di 75 anni vollero giocare a moscacieca. Ma per fatalità si bendarono entrambi. Ci resta di loro solo una pietosa lettera a una zia di Toronto.
- La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno.
- Se non si cura l'inizio, poi che cosa si perfeziona?
- Il fatto che il sesso mi ecciti mi rende nervosa.
- Andare a letto con una ragazza non è altro che farle quel che le piace. Da questo a farle fare quello che vogliamo, spesso ci corre.


lunedì 3 novembre 2008

Busy Week

Questa, ancor più di quella appena terminata sarà per me una settimana densa di impegni, sia lavorativi che di piacevole tempo libero.
Già ieri ho trascorso tutta la domenica all'Autodromo di Vallelunga per seguire la gara italiana del Campionato internazionale di Superleague Formula, insieme a degli amici del barchetta Club Italia, e soprattutto con Marta che lavorava là come hostess in sala Vip.
Da oggi gli impegni si moltiplicano: stasera provino per un corso di teatro che voglio iniziare, mercoledì seconda lezione del corso di degustazione vino, venerdì a vedere la partita dell'Atletico Maldossi, sabato al cinema per "007 - Quantum Of Solace", il nuovo film di James Bond. Insieme ovviamente all'ufficio e all'altro mio lavoro (da giovedì iniziano i miei dieci giorni di rilevazioni e monitoraggio statistico).
Mi piace essere impegnato!

lunedì 27 ottobre 2008

Un regalo inaspettato

Le emozioni sono sempre lì, nascoste da qualche parte, pronte però a prenderti alla sprovvista, facendoti arrossire o causandoti una lacrima. Con loro arrivano i momenti di felicità o tristezza che la vita ti concede.
Ed è in questo modo, che poco fà, le emozioni mi hanno benevolmente assalito, provocandomi un sorriso ed una lacrima, e una gioia intensa.
Insonne come spesso mi capita, gironzolo per il web, leggendo notizie sulla Festa dei Ceri, a Gubbio, ed in particolare sul Libro dei Ceri, a cui aveva contribuito mio padre, Elvio, scomparso nel 2006. Tra i vari risultati che Google mi restituisce ce n'è uno che attira il mio sguardo, ma non parla dei Ceri, parla proprio di mio padre. Clicco e internet mi porta sulle pagine di un appassionato di fotocamere e fotografia d'epoca, Sergio, detto Il Cappio, che per me è un perfetto sconosciuto. Beh, questo sconosciuto evidentemente conosceva mio padre, perchè nel commentare la sua collezione di libri a tema fotografico, cita Elvio, il Maestro, e lo chiama suo padre spirituale: http://www.fotografianegliannitrenta.com/lamiali.htm
Poche righe ma per me molto intense e altrettanto belle, che mi fanno subito tornare alla mente i tanti mercatini di fotografia fatti insieme a mio papà, le serate in camera oscura, i discorsi sulle macchine fotografiche meccaniche. Ricordi del tempo trascorso con mio papà, un regalo inaspettato, bellissimo come solo le cose piccole e semplici riescono ad essere.
Grazie Sergio.

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