"Qualcuno di voi mi conoscono."
"E' meglio essere fessi che sindaci."
"I nostri dirigenti evacuano."
"Dovete crociare dove c'è."
"La trattazione è un po' a volo d'uccello."
"E' come la pelle dell'elefante: la stiri come te pare."
"Oggi co sta velocità se salti 1 o 2 generazioni di soft sei fregato."
"Per azzeccarci la metà dobbiamo sbagliare 3 volte."
"Lo dico senza plaggeria di sorta."
"E' un po' come fare a cappellate coi passeri."
"Tre donne e un gatto, il mercato è fatto."
"Carta canta villan dorme."
"Scusate... entrano ed escono persone strafighe col cappotto... non credo che vadano al bagno qui dietro."
"Quiste son quasi come le oche del Campidoglio: sol che quille facevon scappì i ladri, quiste li fanno nì!"
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mercoledì 24 novembre 2010
domenica 10 gennaio 2010
"Tutto è bene ciò che finisce bene"
Eravamo rimasti alla mia rabbia e delusione, conseguenza di un trasferimento da un ufficio ad un altro. Arrivato d'improvviso, un pomeriggio, tramite un foglio di carta sputato fuori dal fax. Dal piccolo ufficio sotto alle due torri panna, lontano cinque, sei minuti di cammino da casa, a quello ricavato da una vecchia palestra, distante non so quanto in auto.
Ci ho dedicato un lungo post, a maggio dello scorso anno. Poi ho smesso di scrivere ed infatti i miei interventi qui si sono diradati.
Ad ogni modo, ho preso le mie cose e ho traslocato. Il lunedì ho iniziato a lavorare dietro la nuova scrivania. Il martedì ho imbucato una raccomandata al mio capo. Nello stesso periodo di tempo, a mia insaputa, un'altra lettera stava partendo. Se devo essere sincero, non completamente a mia insaputa. Ero a conoscenza della lettera - e del suo contenuto - ma non sapevo se e quando sarebbe stata spedita.
Fatto sta che, qualche settimana più tardi, mi sono ritrovato un pomeriggio nell'ufficio del mio capo a scambiare con lui rabbia e costernazione, accuse e scuse, delusione e complimenti. Questi ultimi derivanti dalla lettera che, a mia insaputa, era nel frattempo partita e arrivata.
E alla fine di quel pomeriggio, entrambi digiuni del pranzo, ci siamo riappacificati. Il mio capo ha chiamato una collega, che nella via gerarchica sta tra lui e me, e le ha comunicato che di lì a qualche giorno sarei stato trasferito in un altro ufficio, nel centro storico, con le funzioni di responsabile di quello stesso servizio.
Da un lato la mia lettera, unita a come avevo affrontato la situazione, dall'altra la missiva di cui sopra, mi avevano fatto avere, nell'ordine, ragione, trasferimento, promozione.
E qui vi devo parlare un po' di questa famosa lettera.
In realtà si tratta di una "petizione" o comunque di una lamentela collettiva. Nel quartiere dove per quattro anni ho unito l'abitazione privata e l'ufficio pubblico abita una signora, una donna di una quindicina d'anni più grande di me, alta, bella e di classe. Questa signora, che era stata più volte mia cliente, evidentemente era rimasta molto soddisfatta del trattamento ricevuto in un ufficio dove solitamente la burocrazia e la spersonalizzazione la fanno da padrone.
Saputo del mio allontanamento forzato "si adirò leggermente" (per citare Fantozzi). Dopo telefonate e incontri con dirigenti e politici, si era messa a scrivere la famosa lettera per poi farla firmare da una sessantina di cittadini del quartiere, per lamentare il mio trasferimento e reclamare il mio ritorno come soluzione. Al contempo elogiando il mio "modus operandi" di impiegato modello.
C'è da dire che la signora è stata anche fortunata perchè non di rado sono oltremodo burbero nell'esercitare le mie funzioni lavorative. Ma alle volte fare semplicemente il proprio dovere, aggiungendoci un po' di gentilezza, porta dei frutti insperati.
Così oggi (più esattamente dalla scorsa estate) mi trovo a lavorare in un ufficio ricavato da un loggiato del XIII secolo, in pieno centro storico. E come responsabile, con una mezza dozzina di colleghi da gestire.
Stavolta cito Bonvi e il suo Nick Carter: "tutto è bene ciò che finisce bene".
venerdì 8 maggio 2009
"Va a far del bene a un somaro" ovvero sul perchè ad essere troppo zelanti e volenterosi sul lavoro, si finisca ad essere vittima di mobbing.
Oggi ho deciso di fare un po' di "outing" e parlare quindi di me.
Di solito in queste pagine racconto quel che mi succede ma in modo indiretto e scherzoso. Oggi no, oggi sono serio. Per la precisione sono demoralizzato, demotivato e profondamente incazzato, mi si lasci il termine.
Di solito in queste pagine racconto quel che mi succede ma in modo indiretto e scherzoso. Oggi no, oggi sono serio. Per la precisione sono demoralizzato, demotivato e profondamente incazzato, mi si lasci il termine.
Lavoro da più di 20 anni in un'amministrazione pubblica locale e da una quindicina d'anni lavoro presso l'Ufficio Relazioni con il Pubblico, il famoso URP. Anzi a dirla tutta sono stato uno dei 6 dipendenti che l'URP l'hanno creata, partendo da zero, cioè dalle carte delle normative vigenti all'epoca. Ora, senza andare a rovistare in questi 15 anni, dove davvero ne sono successe di tutte e di più, vengo subito ai giorni d'oggi e al servizio che svolgo attualmente. E di conseguenza al problema di cui voglio parlare. Premetto solo che, in questi anni, la dirigenza e i politici della mia Amministrazione hanno cambiato un pochino il volto e il compito dell'URP. Infatti oggi non ci occupiamo più solo di trasparenza, comunicazione, semplificazione dei servizi, ma anche, anzi direi principalmente, di servizi demografici. In realtà al mio sportello, il 90% delle prestazioni erogate sono di natura anagrafica (certificati, carte di identità, cambi di residenza, atti notori). Ma tant'è.
In tutto questo ho comunque cercato di tirare fuori le mie capacità, formando e arricchendo quella che ritengo essere una professionalità notevole nel settore.
Solo devo riconoscere che sono un po' pignolo e zelante, per cui chi viene a chiedere le cose da me se da un lato sa che verrà accolto garbatamente e professionalmente, dall'altro sa pure che dovrà essere leale e preciso.
Solo devo riconoscere che sono un po' pignolo e zelante, per cui chi viene a chiedere le cose da me se da un lato sa che verrà accolto garbatamente e professionalmente, dall'altro sa pure che dovrà essere leale e preciso.
La mia Amministrazione in questi anni ha diviso l'URP in 1 redazione centrale e 5 sportelli periferici. L'orario dovrebbe essere per tutti 8:30-18:30 dal LUN al VEN, 8:30-13:00 il SAB, ma in realtà solo 2 sportelli periferici osservano tale orario. Negli altri, vuoi per carenze di personale, vuoi per carenze di capacità, vuoi per esigenze personali dei dipendenti a cui i dirigenti si sono dovuti piegare, gli orari sono quelli tradizionali, mattino con 2 rientri settimanali, e sabato a casa. Il mio sportello rientra nell'orario continuato, of course.
Tutto ciò comporta che i 2 sportelli che seguono l'orario continuato abbiano una mole di lavoro sensibilmente più alta degli altri.
Stare al pubblico poi è una vera e propria arte perché ci si trova davanti le personalità più disparate, e spesso dobbiamo parlare con persone che non si sono svegliate benissimo (beh, a volte nemmeno noi ci siamo alzati bene...). Per cui il malumore e lo stress sono sempre in agguato.
E arrivo al dunque.
Antefatto:
Giorni fà ero di turno con una mia collega, di mattino. Ufficio pieno, come al solito. Una signora straniera si accomoda dalla mia collega per delle pratiche e, mancandogli dei documenti, inizia subito ad agitarsi. Ma, comunque la mia collega riesce a sbrigarle tutto. Ad una seconda richiesta però le fa notare che dovrà far compilare dall'interessato (che nel caso specifico era il marito) un modulo, allegarci dei documenti e poi presentarlo di nuovo a noi.
Detto fatto. La signora si alza e si va ad accomodare ad una scrivania che abbiamo per il pubblico. Nel frattempo, io continuo a servire altra gente.
Poco dopo ritorna alla carica chiedendo udienza alla mia collega, la quale, occupata con un altro le dice di sentire me. E questa viene immediatamente da me, dove però si era appena seduta una signora anziana. Incurante del fatto, la straniera prevarica l'anziana cacciandola in malo modo e mi obbliga a servirla. Sedendosi mi firma l'istanza a nome del marito. Al che io le faccio notare che non posso accettare un'istanza con una firma palesemente falsa. E qui scoppia il finimondo: la signora straniera inizia a insultare me e la mia collega, urlando. A quel comportamento le dico che non le avrei più prestato attenzione e che quindi se ne poteva andare. Questo ha fatto peggiorare la situazione, con un crescendo di urla, insulti, bestemmie e minaccie. Siccome l'ufficio era pieno e questa manfrina stava andando avanti da un po', la gente in coda si è spazientita e ha iniziato a invitare la straniera di ascoltarmi e andarsene per poi ripresentarsi quando avesse avuto la domanda firmata correttamente. E qui lei è passata a insultare e minacciare di "taglio della testa" tutti i presenti. Finchè ho dovuto chiamare le Forze dell'Ordine, che dopo pochi minuti si sono presentati sotto forma di pattuglia di Polizia. E la calma è tornata. Nel frattempo, a causa del trambusto e della concitazione, la mia collega ha avuto un mancamento e uno sbalzo di pressione.
Fatto:
Ieri ero di turno pomeridiano, 13-19, quando ad un quarto alle 14, arriva un fax. Una mia collega vede che è indirizzato a me e senza leggerlo me lo passa.
Testo del fax:
"Oggetto: ordine di servizio trasferimento da sede URP aa a sede URP bb del dipendente xx (che sarei io).
Per esigenze di organizzazione del servizio relativo agli sportelli decentrati e in attinenza alla professionalità e alle attività da Ella svolte si ritiene opportuno il suo trasferimento dalla sede Sportello URP aa allo Sportello URP bb.
La S.V. è invitata a prendere servizio presso la sede indicata a far data dall'11.05.2009"
A conferma del fax mi è poi arrivata una lettera oggi stesso. Fax e lettera firmati dal mio dirigente.
Così.
Senza essere interpellato, senza che nessuno mi abbia chiesto il parere.
Anche se un po' stupito e quindi inebetito dal fatto, ne parlo con una collega che chiama immediatamente una sindacalista, la quale questa mattina è andata a parlare con il mio dirigente, anche perchè il Regolamento di Mobilità Interna prevede una serie di cose, tra cui quella di sentire il diretto interessato prima di trasferirlo.
Il dirigente spiega alla sindacalista (ma non ovviamente a me) che sì, io sono professionale e valido, ma che ultimamente mi sono fatto prendere da stress e nervosismo, finendo per prendermela con i cittadini, provocando situazioni in cui sono dovuti intervenire i carabinieri, e - udite udite - litigando così forte con una mia collega da farla star male. Perciò - ed anche perché lui ha bisogno di una persona allo Sportello URP bb - ha pensato che era meglio farmi "cambiare aria" e trasferirmi. Il tutto senza però sentire il mio parere.
Ora, fermo restando che nei due sportelli il lavoro dovrebbe essere lo stesso, le differenze sostanziali sono le seguenti:
Sportello URP aa (dove ho lavorato fino a questa mattina):
orario al pubblico continuato e orario di servizio in turni, sabato inclusi. A fronte di ciò nel mio stipendio percepisco delle indennità di turno (cioè soldi in più). Lavorando il sabato mi spettano 4 giorni di ferie all'anno in più.
In ultimo, questo sportello è a 5 minuti da casa, per cui ci vado a piedi.
La mia vita privata è organizzata anche in base a ciò.
Sportello URP bb (dove dovrò lavorare da lunedì):
orario al pubblico praticamente uguale a quello di servizio, per cui mattino con 2 rientri settimanali, e sabato a casa. Questo comporta che non percepirò più le indennità di turno (cioè soldi in meno), due giorni dovrò pranzare fuori (utilizzando dei buoni pasto), e non lavorando il sabato avrò 4 giorni di ferie in meno.
In ultimo, l'ufficio sta a una decina di km da casa mia, per cui dovrò utilizzare un'auto (non c'è un servizio diretto di autobus).
Morale:
"Va a fa' del bene ta 'n somaro", ovvero se hai voglia di lavorare e sei scrupoloso e preciso, in una Amministrazione Pubblica come la mia riceverai sempre dei calci.
E secondo me siamo all'anticamera del mobbing...
giovedì 9 aprile 2009
Terremoto in Abruzzo. Notizie utili.
Con questo post speriamo di dare un piccolo contributo anche noi.
Iniziamo dal sito della Protezione Civile, dove si possono trovare informazioni aggiornate a questa pagina.
Se volete contribuire facendo una donazione in denaro, la Protezione Civile ha attivato i seguenti 3 conti correnti (ho ripreso i codici IBAN dal sito della Protezione Civile):
CONTO CORRENTE IBAN IT72U0300205207000401124180
INTESTATO A: Protezione Civile Nazionale - Emergenza Terremoto L'aquila
UNICREDIT BANCA DI ROMA
Agenzia Roma Cavour B
CONTO CORRENTE IBAN IT23X0306905039100000000140
INTESTATO A: Protezione Civile Nazionale - Emergenza Terremoto L'aquila
INTESA SAN PAOLO
Filiale di Roma 06787
CONTO CORRENTE POSTALE NUMERO 95863023 (IBAN IT-63-X-07601-03200-000095863023)
INTESTATO A: Protezione Civile Nazionale - Emergenza Terremoto L'aquila
Un altro modo per contribuire in denaro, 1 euro da cellulare, 2 euro da fisso, è inviare un sms al numero 48580 (vedi pagina Vodafone)
Per quanto riguarda invece donazioni di sangue, al momento, come riportato anche sul sito dell'AVIS, non c'è al momento necessità. Ma di tanto in tanto controllate il loro sito per eventuali aggiornamenti.
Invii di beni alimentari: ci si può rivolgere al Banco Alimentare Abruzzo, sul loro sito trovate ogni informazione necessaria. Ad ogni modo potete contattarli all’indirizzo e-mail: segreteria@abruzzo.bancoalimentare.it o al numero di tel.: 085-43.13.975. L'indirizzo è via Celestino V, 4 - Pescara - 65129.
Di seguito alcuni indirizzi di pagine web utili:
Protezione Civile: http://www.protezionecivile.it
AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue): http://www.avis.it
Banco Alimentare Abruzzo: http://abruzzo.bancoalimentare.it
Croce Rossa Italiana (CRI): http://www.cri.it
Dipartimento Vigili del Fuoco: http://www.vigilfuoco.it
Regione Abruzzo: http://www.regione.abruzzo.it
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: http://www.ingv.it
martedì 31 marzo 2009
Debutto a teatro.
Ho passato gli ultimi 4 mesi e mezzo a fare un corso di teatro. Partendo da zero. Voglio dire, non avevo mai fatto nulla in precedenza che assomigliasse a recitare su un palcoscenico. Mentre, come ho poi scoperto, nel corso che ho seguito c'erano altre persone con esperienze - seppur piccole - di recitazione.
Così, un po' per curiosità, un po' per sfida, un po' perché mi piace sempre seguire e fare cose nuove e diverse, mi sono iscritto. E domenica 29 marzo ho debuttato sul palco di un teatro per il saggio di fine corso.
Il primo impatto con le lezioni è stato traumatico: ero nettamente il più "anziano" del gruppo, con circa il doppio degli anni degli altri allievi. E lì per lì la cosa mi ha un po' preoccupato. Poi invece è stato quello che mi ha dato meno problemi.
Questi ultimi infatti sono venuti da un lato inaspettato: la lingua italiana.
Dovete sapere che i miei trascorsi scolastici includono un diploma in maturità classica e una laurea in lingue e letterature straniere (presa alla facoltà di lettere!) e sono stato uno degli ultimi studenti ad aver avuto il latino come materia alle scuole medie. Perciò tutto mi sarei aspettato meno che scoprire di non saper pronunciare bene la lingua nazionale, ma, anzi, di avere invece uno spiccato accento, nonché una feroce cadenza, dialettale...
Per cui sulla dizione ho dovuto lavorare molto, con risultati che ancora sono nettamente da migliorare...
Ad ogni modo è un corso che consiglio a tutti. Oltre al miglioramento del proprio modo di parlare, si imparano tecniche per la respirazione, per il movimento del corpo, per la modulazione della voce, e - ovviamente - tecniche di recitazione, nel mio caso legate all'immedesimazione.
E dopo i primi mesi impegnati in lezioni generiche sulle cose appena dette, siamo poi passati a lavorare sul testo di quello che sarebbe stato il nostro saggio. Beh, non un testo qualunque, nè un testo semplice: un'antologia di poesie. Infatti le parti che poi il nostro insegnante/regista, il bravissimo Luca Sargenti, sono state tratte da "Antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters.
A me sono toccate le poesie dei personaggi Homer Clapp, "Sovente al cancello", e Joh Horace Burleson, "Vinsi il premio di composizione". Le potete trovare in questo blog, in due post dedicati.
Ho lavorato con passione sui due testi, cercando di immedesimarmi nella rabbia feroce del primo personaggio e nello stizzito Burleson...
Alla fine, credo di aver ottenuto un buon risultato, che se non perfetto, perlomeno ha evidenziato un notevole progresso nell'arte che ero venuto ad apprendere.
Domenica 29 marzo abbiamo debuttato al Teatro "Excelsior" di Passaggio di Bettona, col viso coperto da cerone bianco e abilmente truccati da "morti viventi".
Salire su un palco, immersi nella scenografia, con le luci negli occhi e un piccolo mare di teste scure davanti mi ha dato un'emozione che non saprei descrivere... quello che so è che sono rimasto teso e insieme tranquillo per tutto il tempo: teso perchè era la prima volta (e con il teatro pieno), ma tranquillo perchè forse la felicità di recitare era superiore all'emozione. Alla fine, quando si sono accese le luci e le teste scure si sono trasformate in persone che sorridevano e applaudivano, l'emozione ha però travolto tutto...
Poi sono rimasto carico e rilassato per tutta la notte... ancora una doppia e contraria sensazione. Adrenalina a mille ma consapevole che tutto era passato, e quindi tranquillo.
Poi sono rimasto carico e rilassato per tutta la notte... ancora una doppia e contraria sensazione. Adrenalina a mille ma consapevole che tutto era passato, e quindi tranquillo.
E ora sono soddisfatto e contento. Certo, ho ancora molto da fare, moltissimo, ma come "saggio" va bene così.
Bravo!
domenica 1 febbraio 2009
Quando la realtà supera il Dr. House
Avete presente il "plot" tipico dei telefilm del "Dr. House", dove arriva un paziente e i vari medici colleghi di House (e a volte lui stesso) si prodigano in diagnosi sulla possibile malattia del nuovo arrivato, e nessuno, fino alla fine della puntata ci azzecca? Bene.
Mio fratello accusa dei forti dolori all'addome, lato sinistro, e va a farsi vedere da un medico. Diagnosi: calcoli renali. Però fatte le dovute analisi questa diagnosi viene smentita.
Secondo medico, seconda diagnosi: strappo muscolare trascurato per cui si è creata una infiammazione muscolare. Altri esami e altra smentita.
Per scrupolo, oltre ai vari accertamenti già fatti, mio fratello si fa fare una ecografia.
"Esco un'oretta per farmi un esame e torno" dice in ufficio. Le ultime parole famose: dopo l'ecografia viene ricoverato in ospedale, prima nell'astanteria del Pronto Soccorso e poi in Chirurgia. Ma andiamo con ordine.
A seguito dell'ecografia, il medico di turno sentenzia: "Ah, questa è una bella diverticolite!"
Mio fratello accusa dei forti dolori all'addome, lato sinistro, e va a farsi vedere da un medico. Diagnosi: calcoli renali. Però fatte le dovute analisi questa diagnosi viene smentita.
Secondo medico, seconda diagnosi: strappo muscolare trascurato per cui si è creata una infiammazione muscolare. Altri esami e altra smentita.
Per scrupolo, oltre ai vari accertamenti già fatti, mio fratello si fa fare una ecografia.
"Esco un'oretta per farmi un esame e torno" dice in ufficio. Le ultime parole famose: dopo l'ecografia viene ricoverato in ospedale, prima nell'astanteria del Pronto Soccorso e poi in Chirurgia. Ma andiamo con ordine.
A seguito dell'ecografia, il medico di turno sentenzia: "Ah, questa è una bella diverticolite!"
Da lì il ricovero.
Subito dopo gli viene prescritta una TAC a contrasto per meglio vedere il problema. Mio fratello aspetta paziente (è il caso di dirlo) nel suo letto in astanteria. Passa un'ora, due, tre... cala la notte. A metà mattina, viene svegliato da un infermiere che gli dice di liberare il letto, rivestirsi e andare a casa.
"Ma come, e la Tac? e poi io ho una flebo infilata al braccio, non mangio da ieri..."
"Tac? niente Tac, lei sta bene, prende questi antibiotici e passa tutto, marsch, a casa."
"Ma come, e la Tac? e poi io ho una flebo infilata al braccio, non mangio da ieri..."
"Tac? niente Tac, lei sta bene, prende questi antibiotici e passa tutto, marsch, a casa."
A questo punto, visto che, non avendo mangiato e neanche dormito bene, non era - diciamo - in piene forze, chiama sua moglie. La quale in due minuti è lì e rovescia - metaforicamente - l'ospedale.
Era successo che la prescrizione per fare la TAC era rimasta - dimenticata - sulla scrivania del medico... e ormai per quel giorno non si poteva fare più... Quindi tutto rimandato al giorno seguente.
Nel frattempo, si alternano i medici di turno, e ovviamente ognuno ha la sua idea:
1° medico "Ecco qua, lei deve iniziare questa bella cura di antibiotici e vedrà che guarirà presto"
2° medico "Ah lasci perdere gli antibiotici, si prenda questi antinfiammatori e vedrà il risultato!"
Era successo che la prescrizione per fare la TAC era rimasta - dimenticata - sulla scrivania del medico... e ormai per quel giorno non si poteva fare più... Quindi tutto rimandato al giorno seguente.
Nel frattempo, si alternano i medici di turno, e ovviamente ognuno ha la sua idea:
1° medico "Ecco qua, lei deve iniziare questa bella cura di antibiotici e vedrà che guarirà presto"
2° medico "Ah lasci perdere gli antibiotici, si prenda questi antinfiammatori e vedrà il risultato!"
E siamo arrivati alla TAC. Che però sarà una TAC a contrasto, per cui viene chiesto a mio fratello se "scusi, sarà mica allergico a qualcuna di queste sostanze che le andremo a iniettare?"
"E che ne so, io non soffro di nessuna allergia, ma non so che cosa mi inietterete!"
"Bene, non è allergico."
Fatto sta che mio fratello dopo l'iniezione si sente poco bene, inizia a vomitare tutto e se non gli avessero dato velocemente del cortisone le cose sarebbero potute peggiorare...
Per fortuna la puntata del telefilm del "Dr. House de noantri" volge al termine.
I dolori si sono calmati grazie agli antibiotici (ha vinto il primo dei due medici di turno), e dalla TAC sembra che non sia neppure diverticolite ma una semplice infiammazione all'apparato intestinale, fastidiosa ma semplice. Sembra...
"E che ne so, io non soffro di nessuna allergia, ma non so che cosa mi inietterete!"
"Bene, non è allergico."
Fatto sta che mio fratello dopo l'iniezione si sente poco bene, inizia a vomitare tutto e se non gli avessero dato velocemente del cortisone le cose sarebbero potute peggiorare...
Per fortuna la puntata del telefilm del "Dr. House de noantri" volge al termine.
I dolori si sono calmati grazie agli antibiotici (ha vinto il primo dei due medici di turno), e dalla TAC sembra che non sia neppure diverticolite ma una semplice infiammazione all'apparato intestinale, fastidiosa ma semplice. Sembra...
domenica 25 gennaio 2009
L'officina degli strani
Esiste un mondo a parte, dove per ritrovarsi bisogna perdersi tra saliscendi e curve, tra colline e antichi borghi... Per arrivarci non esistono regole precise, indicazioni stabilite, e non bisogna attraversare armadi dal doppiofondo misterioso come in certe favole per bambini...
"te tu passi il ponte, ti tieni sulla destra poi quando arrivi al bivio giri a sinistra e sei bello che arrivato"...
L'unico vero modo per scoprire questo mondo è guardarlo con gli occhi dell'anima, quegli occhi che permettono di vedere nelle persone come sono dentro, di leggere nei luoghi tutta la loro storia secolare, di scoprire nei cibi la passione di chi li ha cucinati.
Se ci si riesce, allora, un fine settimana normale si trasforma, accadono cose strane, si incontrano persone strane... il fumo sprigionato dal camino, pur riempiendo la stanza, non riesce a bruciare gli occhi.. la carne cotta sulla brace, anche senza sale è la più saporita che tu abbia mai assaggiato.. il freddo pungente dell'aria di gennaio viene schermato dal calore emanato dall'allegria che è sorta spontanea.. e volendo c’è anche modo di riuscire a vedere le stelle pur restando chiusi dentro casa..
Oppure può succedere di andare a pranzo in una trattoria, entrare e dopo 5 minuti sentire che quel posto ti è più familiare di casa tua… e così la bettolina si trasforma nel più bel ristorante del mondo, tavoli intimi e accoglienti, cibi semplici e squisiti, una cantina al piano inferiore e persino una “corte dei miracoli” sul retro… il proprietario che si siede a mangiare con te, la cameriera che si scopre essere una cantante lirica ed improvvisa un’aria tra i tavoli e le cucine, e la proprietaria che, tra una aringa marinata e una fetta di pane e nutella, scherzando sentenzia che "il problema non è peccare, ma ripeccare"…
"te tu passi il ponte, ti tieni sulla destra poi quando arrivi al bivio giri a sinistra e sei bello che arrivato"...
L'unico vero modo per scoprire questo mondo è guardarlo con gli occhi dell'anima, quegli occhi che permettono di vedere nelle persone come sono dentro, di leggere nei luoghi tutta la loro storia secolare, di scoprire nei cibi la passione di chi li ha cucinati.
Se ci si riesce, allora, un fine settimana normale si trasforma, accadono cose strane, si incontrano persone strane... il fumo sprigionato dal camino, pur riempiendo la stanza, non riesce a bruciare gli occhi.. la carne cotta sulla brace, anche senza sale è la più saporita che tu abbia mai assaggiato.. il freddo pungente dell'aria di gennaio viene schermato dal calore emanato dall'allegria che è sorta spontanea.. e volendo c’è anche modo di riuscire a vedere le stelle pur restando chiusi dentro casa..
Oppure può succedere di andare a pranzo in una trattoria, entrare e dopo 5 minuti sentire che quel posto ti è più familiare di casa tua… e così la bettolina si trasforma nel più bel ristorante del mondo, tavoli intimi e accoglienti, cibi semplici e squisiti, una cantina al piano inferiore e persino una “corte dei miracoli” sul retro… il proprietario che si siede a mangiare con te, la cameriera che si scopre essere una cantante lirica ed improvvisa un’aria tra i tavoli e le cucine, e la proprietaria che, tra una aringa marinata e una fetta di pane e nutella, scherzando sentenzia che "il problema non è peccare, ma ripeccare"…
Un mondo che ho la fortuna di riuscire a vedere e vivere, grazie a persone speciali, con le quali le parole servono per scherzare e gli occhi per dirsi le cose importanti.
lunedì 15 dicembre 2008
Bambini di oggi
Pomeriggio di un lunedì.
Sto rilevando i prodotti esposti in un negozio di elettronica. Terminato di rilevare gli elettrodomestici, salgo al piano superiore e mi incammino verso i cellulari.
La zona dei telefoni mobili si riconosce dalla calca di gente che ci sta intorno, decine di persone che stanno, gomito a gomito, ipnotizzati davanti a questi piccoli parallelepipedi colorati, che nati per telefonare, oggigiorno fanno di tutto e di più e - pensa un po' - hanno pure le funzioni "chiamare" e "ricevere".
Oggi, a dire il vero, la folla dei fedeli in adorazione del cellulare era un po' distratta da un altro poliedro, il navigatore satellitare. Quest'ultimo è un oggetto dovuto ad un'intuizione maschile: un certo Tom, in piena notte si svegliò di soprassalto, e saltellando tutto felice, corse al laboratorio, in pigiama e ciabatte. Finalmente dopo anni di vessazioni subite dalla moglie poteva avere la sua vendetta. E' infatti risaputo che, fino a prima dell'invenzione del navigatore satellitare, l'uomo alla guida di un'auto si perdesse sempre, pur di non fermarsi a chiedere indicazioni, come prontamente gli veniva suggerito (con tono alla "te l'avevo detto io" dalla moglie. Stanco di questa situazione, il nostro inventore ebbe un lampo di genio! ed ecco nato il bussolotto fatidico... Credo anche che la voce femminile standard sia proprio quella di Mildred, la moglie dell'inventore.
Ma torniamo a noi. Volevo parlare dei bambini di oggigiorno.
Arrivo allo stand dei cellulari ed inizio a rilevare i prodotti esposti.
Dopo un po', accanto a me, si materializzano un papà con i suoi due bambini, un maschietto e una femminuccia. Il bimbo avrà avuto si e no 6 anni, ed è rimasto zitto per tutto il tempo. La femmina, intorno agli 8, forse 10 anni, invece - e da par suo - non ha chiuso mai la bocca, intervenendo sempre sulle parole del padre. Stavano cercando un cellulare proprio per lei.
Papà: "Guarda questo, è carino e non costa neanche poi molto, ti piace?"
Figlia: "Quello è il cellulare di cui mi ha parlato Giovanni. Non vale niente, non ha la scheda di memoria e ha una fotocamera da schifo. Insomma, per carità."
Papà: "Ah, non ti piace, ho capito."
Scorrono due passi più avanti.
Papà: "Guarda! Vieni, guarda questo!! E' il cellulare dei Gormiti, è bello, colorato, ti piace?"
Figlia: "Ma papà!!! Quello è un cellulare per bambini!! Che me ne faccio!"
A questo punto il padre è rimasto senza parole, e io con lui.
Sto rilevando i prodotti esposti in un negozio di elettronica. Terminato di rilevare gli elettrodomestici, salgo al piano superiore e mi incammino verso i cellulari.
La zona dei telefoni mobili si riconosce dalla calca di gente che ci sta intorno, decine di persone che stanno, gomito a gomito, ipnotizzati davanti a questi piccoli parallelepipedi colorati, che nati per telefonare, oggigiorno fanno di tutto e di più e - pensa un po' - hanno pure le funzioni "chiamare" e "ricevere".
Oggi, a dire il vero, la folla dei fedeli in adorazione del cellulare era un po' distratta da un altro poliedro, il navigatore satellitare. Quest'ultimo è un oggetto dovuto ad un'intuizione maschile: un certo Tom, in piena notte si svegliò di soprassalto, e saltellando tutto felice, corse al laboratorio, in pigiama e ciabatte. Finalmente dopo anni di vessazioni subite dalla moglie poteva avere la sua vendetta. E' infatti risaputo che, fino a prima dell'invenzione del navigatore satellitare, l'uomo alla guida di un'auto si perdesse sempre, pur di non fermarsi a chiedere indicazioni, come prontamente gli veniva suggerito (con tono alla "te l'avevo detto io" dalla moglie. Stanco di questa situazione, il nostro inventore ebbe un lampo di genio! ed ecco nato il bussolotto fatidico... Credo anche che la voce femminile standard sia proprio quella di Mildred, la moglie dell'inventore.
Ma torniamo a noi. Volevo parlare dei bambini di oggigiorno.
Arrivo allo stand dei cellulari ed inizio a rilevare i prodotti esposti.
Dopo un po', accanto a me, si materializzano un papà con i suoi due bambini, un maschietto e una femminuccia. Il bimbo avrà avuto si e no 6 anni, ed è rimasto zitto per tutto il tempo. La femmina, intorno agli 8, forse 10 anni, invece - e da par suo - non ha chiuso mai la bocca, intervenendo sempre sulle parole del padre. Stavano cercando un cellulare proprio per lei.
Papà: "Guarda questo, è carino e non costa neanche poi molto, ti piace?"
Figlia: "Quello è il cellulare di cui mi ha parlato Giovanni. Non vale niente, non ha la scheda di memoria e ha una fotocamera da schifo. Insomma, per carità."
Papà: "Ah, non ti piace, ho capito."
Scorrono due passi più avanti.
Papà: "Guarda! Vieni, guarda questo!! E' il cellulare dei Gormiti, è bello, colorato, ti piace?"
Figlia: "Ma papà!!! Quello è un cellulare per bambini!! Che me ne faccio!"
A questo punto il padre è rimasto senza parole, e io con lui.
lunedì 24 novembre 2008
Delusioni e critiche costruttive
Il senso è: sono rimasto deluso per qualcosa e muovo delle critiche a come è stata costruita una struttura. Devo anche riconoscere, mio malgrado, che con l'età sto diventando un gran rompiballe, però...
Sabato scorso io e Marta siamo andati al cinema, a vedere "The Orphanage". E siamo andati a vederlo in un nuovo cinema aperto da 8-10 giorni. E' la classica struttura con cinema multisala e altri locali annessi, in questo caso una sala giochi, una steak-house, una pista di pattinaggio all'aperto e una mega palestra (che deve ancora aprire). E ora iniziamo con le delusioni.
Prima delusione il film. Carino, confezionato bene, buona fotografia. Fine.
Intanto qualcuno mi deve spiegare il perchè del titolo in lingua inglese. Il film è spagnolo, il titolo originale è "El Orfanato", viene proiettato in Italia e ci vai a mettere un titolo in inglese? Perchè? farà più figo? anzi scusate, "cool"?
Comunque, la delusione è nella trama, già vista, ricorda nelle linee guida un altro film (tra l'altro neanche quello bello), "Silent Hill", però qui è tutto più tranquillo.
C'è la mamma, che è in ansia già dalla prima scena. Il bimbo pessimista, brutta copia di quello di "The Ring". Il padre, che è la summa del bamboccione inutile: non c'è mai quando serve, se c'è dorme, non ha un filo di spina dorsale. E poi, comunque, basta co' 'sti bambini cattivi, inventiamoci qualcos'altro per favore!
E passiamo alla seconda delusione, la struttura. E' possibile, dico io, che in un cinema aperto da 10 giorni l'insonorizzazione non esista? Io sono andato a vedere un film horror, che presuppone silenzio per potersi gustare le scene di suspence e terrore. Bene. Invece per tutta la durata del film mi sono dovuto sorbire la musica divertente e scanzonata che proveniva dalla sala accanto dove proiettavano "La Fidanzata di Papà"!!! Non è possibile!
Sabato scorso io e Marta siamo andati al cinema, a vedere "The Orphanage". E siamo andati a vederlo in un nuovo cinema aperto da 8-10 giorni. E' la classica struttura con cinema multisala e altri locali annessi, in questo caso una sala giochi, una steak-house, una pista di pattinaggio all'aperto e una mega palestra (che deve ancora aprire). E ora iniziamo con le delusioni.
Prima delusione il film. Carino, confezionato bene, buona fotografia. Fine.
Intanto qualcuno mi deve spiegare il perchè del titolo in lingua inglese. Il film è spagnolo, il titolo originale è "El Orfanato", viene proiettato in Italia e ci vai a mettere un titolo in inglese? Perchè? farà più figo? anzi scusate, "cool"?
Comunque, la delusione è nella trama, già vista, ricorda nelle linee guida un altro film (tra l'altro neanche quello bello), "Silent Hill", però qui è tutto più tranquillo.
C'è la mamma, che è in ansia già dalla prima scena. Il bimbo pessimista, brutta copia di quello di "The Ring". Il padre, che è la summa del bamboccione inutile: non c'è mai quando serve, se c'è dorme, non ha un filo di spina dorsale. E poi, comunque, basta co' 'sti bambini cattivi, inventiamoci qualcos'altro per favore!
E passiamo alla seconda delusione, la struttura. E' possibile, dico io, che in un cinema aperto da 10 giorni l'insonorizzazione non esista? Io sono andato a vedere un film horror, che presuppone silenzio per potersi gustare le scene di suspence e terrore. Bene. Invece per tutta la durata del film mi sono dovuto sorbire la musica divertente e scanzonata che proveniva dalla sala accanto dove proiettavano "La Fidanzata di Papà"!!! Non è possibile!
E poi, l'unica cosa che mi ha fatto tremare (visto che nel film di suspence ce n'era poca e per di più disturbata dal clima di Miami dell'altra sala) è stato il freddo che ho sentito. Siamo a fine novembre, fuori fa un freddo che non ti dico, lo vogliamo accendere il riscaldamento?
Per finire in bellezza, noi e gli altri spettatori siamo usciti da dove eravamo entrati, cioè dalla porta in alto. In realtà si sarebbe dovuto uscire da quella in basso, ma mancanza di indicazioni e di personale non lo hanno permesso. E così usciti al piano superiore, sembrava di vedere una scena di un film comico (d'altronde in un cinema...) con tutto il gruppo che andava avanti e indietro cercando l'uscita... e meno male che a nessuno è venuta l'idea di entrare in qualche altra sala (con le porte aperte) e vedersi così un film a sbafo...
Il giorno dopo, non contenti evidentemente, siamo tornati sul luogo del misfatto; questa volta per berci qualcosa e nel contempo, vedere la steak-house. In pratica è un ristorante/pub dove servono hamburger o bistecche con patatine fritte, arredato in stile vecchio west. Domenica pomeriggio, parcheggio pieno, pista di pattinaggio piena, sala giochi piena. Naturale, è la seconda domenica di apertura, le gente è attirata dalla novità. Entriamo nel pub, ci sediamo, leggiamo il menù e alla fine scegliamo di prendere due cioccolate calde (fuori fa un freddo...). La cameriera: "Mi spiace, abbiamo finito il latte, se volete vi porto del tè."
Resto un po' perplesso. Non faccio in tempo a realizzare, che dal tavolo accanto 4 ragazzi ordinano degli aperitivi, dei Sanbitter. E un'altra cameriera risponde: "Mi spiace, non ci sono, abbiamo l'aperitivo della casa."
Non sono più perplesso, sono basìto.
Ma come, hai aperto da nemmeno 10 giorni, sei alla seconda domenica e alle 18 hai finito latte e aperitivi? ma cosa facevi prima di fare il ristoratore? cosa fai, compri le cose per 4 amici che vengono a casa?... bah...
Ci siamo alzati e siamo andati a prendere la cioccolata calda in un altro locale.
Insomma un cinema dove risparmiano sull'insonorizzazione e il riscaldamento, un ristorante/pub dove risparmiano sui rifornimenti... che i proprietari abbiano, come si dice, le braccine corte?
Per finire in bellezza, noi e gli altri spettatori siamo usciti da dove eravamo entrati, cioè dalla porta in alto. In realtà si sarebbe dovuto uscire da quella in basso, ma mancanza di indicazioni e di personale non lo hanno permesso. E così usciti al piano superiore, sembrava di vedere una scena di un film comico (d'altronde in un cinema...) con tutto il gruppo che andava avanti e indietro cercando l'uscita... e meno male che a nessuno è venuta l'idea di entrare in qualche altra sala (con le porte aperte) e vedersi così un film a sbafo...
Il giorno dopo, non contenti evidentemente, siamo tornati sul luogo del misfatto; questa volta per berci qualcosa e nel contempo, vedere la steak-house. In pratica è un ristorante/pub dove servono hamburger o bistecche con patatine fritte, arredato in stile vecchio west. Domenica pomeriggio, parcheggio pieno, pista di pattinaggio piena, sala giochi piena. Naturale, è la seconda domenica di apertura, le gente è attirata dalla novità. Entriamo nel pub, ci sediamo, leggiamo il menù e alla fine scegliamo di prendere due cioccolate calde (fuori fa un freddo...). La cameriera: "Mi spiace, abbiamo finito il latte, se volete vi porto del tè."
Resto un po' perplesso. Non faccio in tempo a realizzare, che dal tavolo accanto 4 ragazzi ordinano degli aperitivi, dei Sanbitter. E un'altra cameriera risponde: "Mi spiace, non ci sono, abbiamo l'aperitivo della casa."
Non sono più perplesso, sono basìto.
Ma come, hai aperto da nemmeno 10 giorni, sei alla seconda domenica e alle 18 hai finito latte e aperitivi? ma cosa facevi prima di fare il ristoratore? cosa fai, compri le cose per 4 amici che vengono a casa?... bah...
Ci siamo alzati e siamo andati a prendere la cioccolata calda in un altro locale.
Insomma un cinema dove risparmiano sull'insonorizzazione e il riscaldamento, un ristorante/pub dove risparmiano sui rifornimenti... che i proprietari abbiano, come si dice, le braccine corte?
mercoledì 24 settembre 2008
La famiglia Pierotti.

Ieri sera c'è stata una cena a dir poco eccezionale, non tanto per i cibi che erano stati preparati, squisiti come al solito, quanto per le persone presenti. Infatti dopo oltre 12 anni è venuto a trovarci mio zio Peppe, fratello di mia madre che vive in Francia. per l'occasione mia mamma ha organizzato questa cena dove oltre allo zio francese erano presenti anche mio zio Gaetano (l'altro fratello di mia madre) con moglie (Adriana) e figlia Alessia), mio fratello Loris con Katia (la sua compagna) e Marta (la mia ragazza). E così abbiamo riunito per l'occasione buona parte della famiglia, i Pierotti, appunto. Nella foto i tre fratelli: da sinistra a destra, Peppe, mia mamma Nella e Gaetano.
martedì 23 settembre 2008
La Romagna vista dalla barchetta...
Il raduno organizzato da Federico, Conte Rugi di Galciana, nella sua Romagna, è stato uno spasso. Oltre ad avere avuto l'opportunità di vedere posti nuovi, mangiare una quantità immonda di prelibatezze locali, mi sono anche divertito da matti.
Infatti, il programma originale del raduno, che Fede aveva avuto l'accortezza di fornirci in copia cartacea all'arrivo, è stato quasi completamente stravolto, un po' a causa del tempo inclemente, un po' per la fantasia e simpatia dei partecipanti, nonchè dell'organizzatore, che ovviamente non riusciva a stare dietro a tutti i 60 ospiti.
Infatti l'iniziale cocktail notturno sulla spiaggia è saltato causa maltempo, San Marino ci siamo andati la domenica invece che il sabato e in autodromo non siamo riusciti a girare. In compenso le visite ai punti cruciali e fondamentali di ogni raduno, e cioè i ristoranti, sono stati rispettate.
Da parte mia ho iniziato il raduno già dal venerdì sera, essendo arrivato nel pomeriggio, celebrando la cosa con una cena di pesce insieme al Conte Rugi, il Comandante Corallini, il Dott. Sirimarco e le loro gentili signore.
Qui il cameriere ci deve aver scambiato per un gruppo di sprovveduti turisti russi (i tedeschi non vengono più a Rimini, se girate un po' vedrete solo cartelli in cirillico) perchè ha provato subito a piazzarci quello che voleva lui: "Vi porto 4 menù completi da 50 euro e poi ve li dividete, va bene?". Per sua sfortuna l'abbiamo obbligato a portarci il listino dei piatti in menù per farci scegliere quello che volevamo, nonostante avesse mentito spudoratamente sull'inesistenza dei listini stessi.
Il sabato mattina il raduno è inizato come da tradizione: appuntamento per tutti alle 10:45 e partenza con clamoroso ritardo di un'ora sulla tabella di marcia.
Ci siamo così messi in marcia per San Leo, dove non ero mai stato. Gran bel paesino, davvero, merita una visita più accurata. A noi ci aspettavano per una visita guidata alla Rocca. Lì una severissima guida turistica, che parlava come Anna Marchesini quando interpretava la professoressa (cioè allungando la prima sillaba per permettere agli ascoltatori di capire meglio), ci ha mostrato le varie parti della Rocca di San Leo, famosa per essere stata una prigione papalina e soprattutto per aver annoverato tra i suoi "ospiti" Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro. Prima della visita, però tappa obbligata è stato il ristorante, dove oltre ad avere mangiato benissimo, ci siamo divertiti un sacco, grazie al ristoratore che sembrava lo zio di Paolo Cevoli (si somigliavano sia fisicamente che come tonalità e accento della voce). Grande oratore nel descriverci la composizione del menù che avremmo assaggiato, drastico nel non rispondere a richieste di coca-cola al posto del vino.
Nel pomeriggio siamo poi rientrati a Rimini, in tempo per vedere l'arrivo delle ultime auto partecipanti al Gran Premio Nuvolari, auto che dopo una splendida cena a buffet (lasagne, tagliatelle, maialino, dolci, ecc.), siamo andati a rivedere, per poi accomodarci sulle sedie di un Caffè per bere qualcosa.
Ma è la domenica che il programma è stato stravolto di più. L'ordine era di essere in auto alle 9:30. E a quell'ora a dire il vero c'eravamo quasi tutti, tranne un paio di equipaggi che avevano evidentemente capito di essere a tavola per colazione alle 9:30. Così siamo partiti di nuovo in ritardo, per San Marino. E lì, complice il fatto che qualcuno non ha rispettato la sosta agli incroci per indicare la strada (è un metodo particolare che usiamo per non perderci), mezzo gruppo si è perso sulle vie del Monte Titano. Risultato è stato che mentre io avevo appena messo 1 euro per la sosta gli altri se ne stavano già ritornando verso Misano.
Comunque anche stavolta più o meno siamo riusciti a ricreare il gruppo (ehm, a dire il vero 3 o 4 auto e rispettivi equipaggi, le abbiamo lasciate a San Marino) e ad arrivare all'autodromo con la solita oretta di ritardo. Purtroppo qui, invece che Siegfried Stohr come da programma, ad attenderci c'era una tipa in Smart, a metà tra la Frau Blücher di Frankenstein Junior (per la severità) e la Stefania Nobile figlia di Vanna Marchi (per l'aspetto), che in pochi minuti spiega al nostro organizzatore che non ci avrebbe fatto girare in pista. Per mitigare la delusione decidiamo con la supervisione di "Skeletro" (mitico barchettista e grande amico) di mettere le barchette in parata cromatica. Dopodichè tutti a pranzo in un posto molto singolare, situato in aperta campagna romagnola. Infatti appena scesi dalle auto una cameriera ci fà:"Benvenuti, vi ho sistemato nelle stalle, vi va bene?". E non scherzava minimamente. Infatti le sale del ristorante sono ricavate per metà dentro delle stalle ristrutturate e per l'altra metà in un vecchio vagone ferroviario. E siccome i luoghi sono piccoli, chi arriva tardi mangia fuori, all'aperto... Per citare Montesano quando faceva la romantica signora inglese, "Pittoresco, molto pittoresco".
E anche qui grande abbuffata.
Grazie Federico.
Infatti, il programma originale del raduno, che Fede aveva avuto l'accortezza di fornirci in copia cartacea all'arrivo, è stato quasi completamente stravolto, un po' a causa del tempo inclemente, un po' per la fantasia e simpatia dei partecipanti, nonchè dell'organizzatore, che ovviamente non riusciva a stare dietro a tutti i 60 ospiti.
Infatti l'iniziale cocktail notturno sulla spiaggia è saltato causa maltempo, San Marino ci siamo andati la domenica invece che il sabato e in autodromo non siamo riusciti a girare. In compenso le visite ai punti cruciali e fondamentali di ogni raduno, e cioè i ristoranti, sono stati rispettate.
Da parte mia ho iniziato il raduno già dal venerdì sera, essendo arrivato nel pomeriggio, celebrando la cosa con una cena di pesce insieme al Conte Rugi, il Comandante Corallini, il Dott. Sirimarco e le loro gentili signore.
Qui il cameriere ci deve aver scambiato per un gruppo di sprovveduti turisti russi (i tedeschi non vengono più a Rimini, se girate un po' vedrete solo cartelli in cirillico) perchè ha provato subito a piazzarci quello che voleva lui: "Vi porto 4 menù completi da 50 euro e poi ve li dividete, va bene?". Per sua sfortuna l'abbiamo obbligato a portarci il listino dei piatti in menù per farci scegliere quello che volevamo, nonostante avesse mentito spudoratamente sull'inesistenza dei listini stessi.
Il sabato mattina il raduno è inizato come da tradizione: appuntamento per tutti alle 10:45 e partenza con clamoroso ritardo di un'ora sulla tabella di marcia.
Ci siamo così messi in marcia per San Leo, dove non ero mai stato. Gran bel paesino, davvero, merita una visita più accurata. A noi ci aspettavano per una visita guidata alla Rocca. Lì una severissima guida turistica, che parlava come Anna Marchesini quando interpretava la professoressa (cioè allungando la prima sillaba per permettere agli ascoltatori di capire meglio), ci ha mostrato le varie parti della Rocca di San Leo, famosa per essere stata una prigione papalina e soprattutto per aver annoverato tra i suoi "ospiti" Giuseppe Balsamo Conte di Cagliostro. Prima della visita, però tappa obbligata è stato il ristorante, dove oltre ad avere mangiato benissimo, ci siamo divertiti un sacco, grazie al ristoratore che sembrava lo zio di Paolo Cevoli (si somigliavano sia fisicamente che come tonalità e accento della voce). Grande oratore nel descriverci la composizione del menù che avremmo assaggiato, drastico nel non rispondere a richieste di coca-cola al posto del vino.
Nel pomeriggio siamo poi rientrati a Rimini, in tempo per vedere l'arrivo delle ultime auto partecipanti al Gran Premio Nuvolari, auto che dopo una splendida cena a buffet (lasagne, tagliatelle, maialino, dolci, ecc.), siamo andati a rivedere, per poi accomodarci sulle sedie di un Caffè per bere qualcosa.
Ma è la domenica che il programma è stato stravolto di più. L'ordine era di essere in auto alle 9:30. E a quell'ora a dire il vero c'eravamo quasi tutti, tranne un paio di equipaggi che avevano evidentemente capito di essere a tavola per colazione alle 9:30. Così siamo partiti di nuovo in ritardo, per San Marino. E lì, complice il fatto che qualcuno non ha rispettato la sosta agli incroci per indicare la strada (è un metodo particolare che usiamo per non perderci), mezzo gruppo si è perso sulle vie del Monte Titano. Risultato è stato che mentre io avevo appena messo 1 euro per la sosta gli altri se ne stavano già ritornando verso Misano.
Comunque anche stavolta più o meno siamo riusciti a ricreare il gruppo (ehm, a dire il vero 3 o 4 auto e rispettivi equipaggi, le abbiamo lasciate a San Marino) e ad arrivare all'autodromo con la solita oretta di ritardo. Purtroppo qui, invece che Siegfried Stohr come da programma, ad attenderci c'era una tipa in Smart, a metà tra la Frau Blücher di Frankenstein Junior (per la severità) e la Stefania Nobile figlia di Vanna Marchi (per l'aspetto), che in pochi minuti spiega al nostro organizzatore che non ci avrebbe fatto girare in pista. Per mitigare la delusione decidiamo con la supervisione di "Skeletro" (mitico barchettista e grande amico) di mettere le barchette in parata cromatica. Dopodichè tutti a pranzo in un posto molto singolare, situato in aperta campagna romagnola. Infatti appena scesi dalle auto una cameriera ci fà:"Benvenuti, vi ho sistemato nelle stalle, vi va bene?". E non scherzava minimamente. Infatti le sale del ristorante sono ricavate per metà dentro delle stalle ristrutturate e per l'altra metà in un vecchio vagone ferroviario. E siccome i luoghi sono piccoli, chi arriva tardi mangia fuori, all'aperto... Per citare Montesano quando faceva la romantica signora inglese, "Pittoresco, molto pittoresco".
E anche qui grande abbuffata.
Grazie Federico.
barchette di oggi e di ieri

domenica 14 settembre 2008
HDReady o FullHD?
Dialogo in un negozio di articoli di elettronica tra una cliente ed un addetto alle vendite.
"Buongiorno, io e mio marito vorremmo comprare un televisore, di questi nuovi piatti, che sia di buona qualità; e mio marito dice che deve avere un bel contrasto"
"Va bene signora, le faccio subito vedere cosa abbiamo, ma prima di parlare di contrasto mi deve dire se volete un televisore HD-Ready o Full-HD".
"Abbastanza Full, grazie."
"Buongiorno, io e mio marito vorremmo comprare un televisore, di questi nuovi piatti, che sia di buona qualità; e mio marito dice che deve avere un bel contrasto"
"Va bene signora, le faccio subito vedere cosa abbiamo, ma prima di parlare di contrasto mi deve dire se volete un televisore HD-Ready o Full-HD".
"Abbastanza Full, grazie."
domenica 7 settembre 2008
Carnivore, Grasse & Co.
Circa tre anni fà, avevo acquistato 3 o 4 piantine grasse per abbellire casa.
Qualche mese dopo è iniziata quella che sarebbe divenuta una passione e un ennesimo hobby, la coltivazione (seppur in forma non massiccia) di piante. Così oggi le mie terrazze sono piene di piante. La maggior parte sono piante succulente e grasse, ma ho anche alcune piante carnivore, bonsai, una rosellina e - dentro casa - un paio di piante d'appartamento classiche.
Dopo i primi due anni di cure assidue, quest'anno - per vari motivi - ho mollato un po' "i remi" e di conseguenza le mie piante ne hanno risentito. Ho infatti avuto alcune perdite e altre piante hanno perso la loro bellezza. Poi però ho ripreso a seguirle e alcune di loro mi stano tornando a dare delle soddisfazioni. Una di queste è una carnivora, Nepenthes Alata, acquistata l'anno scorso bella rigogliosa e con 5 o 6 ascidii grossi grossi. La Nepenthes è una carnivora con trappole passive, a forma di brocche, gli ascidii appunto, dove gli insetti cadono e non riescono più a uscire. Quest'inverno aveva perso tutte le sue trappole, seccatesi via via. Allora le ho cambiato posto, mettendola in terrazza. Sulle prime si è un po' offesa, scottandosi le foglie, ma poi ha ripreso bene. Ora ha germogliato due nuove piantine, ognuna con le sue piccole trappole, e soprattutto ha ripreso a fare ascidii nuovi sulla pianta principale. Accanto a lei ho messo una seconda Nepenthes, più piccola. 

Queste due nephentes hanno un nome proprio. La grande si chiama "Hannibal", la piccola "Mercoledì" (rispettivamente in omaggio a Mr. Lecter e alla piccola di casa Addams).
Ah, dimenticavo, se sbirciate sull'album fotografico che ho su photobookmania, linkato a lato, troverete le foto (sono dello scorso anno) di quasi tutte le mie piante.
venerdì 22 agosto 2008
Operazione antistress
Gli ultimi giorni in ufficio sono stati abbastanza stressanti. Anzi, direi molto stressanti. Ma da oggi è iniziata l'operazione combatti lo stress!.
Questa mattina alle 8 ero già in cima ad un monte vicino Perugia a raccogliere more. Stasera uscita serale in cerca di un bel gelato. Infine domani mattina partenza per il mare, grazie all'invito di un amico.
Stamattina di buon'ora, dicevo, mi è passata a prendere la mia ragazza, e siamo andati a raccogliere more. Con lei il padre e una zia, che conoscevano un posto pieno di rovi. E infatti abbiamo trovato kili e kili di more. E' stata una bella mattinata, in mezzo alla natura, veramente rilassante, con in più un bel bottino di more, che ci siamo spartiti equamente. Ora mi ritrovo con un secchio di 4-5 kg che diventeranno ottima marmellata.
Stasera invece si esce, sempre con la mia ragazza, per regalarci un gelato. Con noi sua cugina con il ragazzo. Sì, lo ammetto, sono goloso.
E domani si parte. Un mio amico del barchetta Club Italia, Carlo, mi ha invitato a trascorrere qualche giorno nella sua casa a Orbetello. Per cui domani mattina raggiungo un'altra barchettista e insieme andremo fino all'Argentario. E lì relax completo, voglio passare il tempo a prendere il sole e nuotare, nonchè mangiare una bella frittura di pesce.
Ah, dimenticavo, tornerò un paio di giorni in ufficio la settimana prossima e poi via di nuovo 3 giorni al mare, questa volta in Romagna, ospite del mio amico Federico.
Questa si che è una bella settimana antistress!
Questa mattina alle 8 ero già in cima ad un monte vicino Perugia a raccogliere more. Stasera uscita serale in cerca di un bel gelato. Infine domani mattina partenza per il mare, grazie all'invito di un amico.
Stamattina di buon'ora, dicevo, mi è passata a prendere la mia ragazza, e siamo andati a raccogliere more. Con lei il padre e una zia, che conoscevano un posto pieno di rovi. E infatti abbiamo trovato kili e kili di more. E' stata una bella mattinata, in mezzo alla natura, veramente rilassante, con in più un bel bottino di more, che ci siamo spartiti equamente. Ora mi ritrovo con un secchio di 4-5 kg che diventeranno ottima marmellata.
Stasera invece si esce, sempre con la mia ragazza, per regalarci un gelato. Con noi sua cugina con il ragazzo. Sì, lo ammetto, sono goloso.
E domani si parte. Un mio amico del barchetta Club Italia, Carlo, mi ha invitato a trascorrere qualche giorno nella sua casa a Orbetello. Per cui domani mattina raggiungo un'altra barchettista e insieme andremo fino all'Argentario. E lì relax completo, voglio passare il tempo a prendere il sole e nuotare, nonchè mangiare una bella frittura di pesce.
Ah, dimenticavo, tornerò un paio di giorni in ufficio la settimana prossima e poi via di nuovo 3 giorni al mare, questa volta in Romagna, ospite del mio amico Federico.
Questa si che è una bella settimana antistress!
sabato 9 agosto 2008
Classic Mini Raid. Perugia - Santarcangelo di Romagna - Monaco di Baviera
1752 km dopo. Parte terza.
Questa faccenda del raduno in Baviera è nata verso i primi di giugno, quando io e il Conte di Galciana abbiamo partecipato al 1° Raduno Autostoriche di Misano Adriatico.
Lì avevamo conosciuto il presidente del Mini Club Monaco e Stefano, minista italo-tedesco. I due, insieme ad altri 8 equipaggi, erano venuti dalla Baviera in Romagna, con appunto 10 Mini. La sera a cena gli avevamo chiesto se ci potevano regalare gli adesivi del loro Club. Con abile mossa pubblicitaria ci dicono che non li avevano con sè, ma se fossimo andati in Baviera alla fine di luglio, al loro raduno, ce ne avrebbero dati in quantità, perchè lì erano a casa e quindi non avevano problemi.
Detto fatto, partiamo.
La domenica mattina becchiamo subito il presidente, al quale, dopo i convenevoli, chiediamo gli adesivi. Con la scusa della lingua (cioè che non parlava italiano) ci fa capire di aspettare Stefano, il quale ci avrebbe accontentato.
E Stefano arriva. Stessa scena, stessa richiesta, stessa risposta. Variante: in italiano con accento bavarese ci dice che siamo i benvenuti, che possiamo fare e disfare come vogliamo, chiedere qualsiasi cosa, ma che per gli adesivi adesso ci penserà lui... e detto questo sparisce.
Verso metà giornata, torniamo alla carica chiedendo prima al presidente e poi a Stefano, ma il gioco dello scaricabarile prosegue e quindi niente adesivi...
Più tardi notiamo che ogni volta ci si incontra, i due o abbassano lo sguardo o cambiano strada.
Verso le 15, rifermiamo il presidente dicendogli che noi stiamo per ripartire, e quindi se per favore ci poteva dare gli adesivi. Ci dice, tradotto da un nostro amico, che ha mandato un socio a prenderli a casa, ma comunque di chiedere anche a Stefano, e sparisce. L'italo-bavarese stavolta ci dice di sederci e aspettare.
E qui vediamo che parte tutto agitato, blocca il presidente, insieme cercano un tipo alto grosso e con baffi neri. Spariscono per un po'.
Dopo circa mezz'ora ricompaiono con una grossa cesta di vimini, da cui spuntano delle foglie, e insieme a un ragazzone tedesco alto e grosso (senza baffi neri...) vestito da Scozzese, con kilt d'ordinanza e cornamusa.
I quattro vengono da noi, insieme a molti altri soci e alla proprietaria del ristorante che faceva da catering al raduno (una signora italiana, da noi ribattezzata La Wanda, del ristorante "Trattoria Lo Stivale").
Stefano, per conto del presidente, ci dice che sono stati onorati della nostra presenza e del fatto che abbiamo fatto così tanti km per stare con loro e volevano ringraziarci. Il presidente così ci regala due boccali in ceramica bianca con il logo del Mini Club Monaco, L'omone coi baffi neri invece ci da il cesto con le foglie, e Stefano ci spiega che è un loro omaggio. Il cesto contiene infatti prelibatezze tipiche bavaresi, tutte inevitabilmente in scatola o sottovuoto...
Dal cesto, Stefano tira fuori solo una scatola come esempio. La lattina contiene 4 wurstel bavaresi bianchi, dall'aspetto alquanto sinistro. Ci spiega che prima di mangiarli dobbiamo cuocerli nell'acqua bollente a 90° per 3 minuti, raccomandandosi che siano proprio 90 gradi e 3 minuti. Io e Federico ci guardiamo perplessi: sembra la procedura per la sterilizzazione.
Più tardi scopriremo anche gli altri prodotti tipici: wurstel e salsicce di vario genere, prosciutto cotto in scatola, un salsiccione con scritta "prodotto tipico Viennese", 6 bottiglie di birra di malto e una scatola di "Gulash Tipico Ungherese".
Dopo la consegna del cesto, Stefano prosegue dicendo che sempre per ringraziarci, il ragazzone col kilt suonerà per noi, con la sua cornamusa, una serie di brani tipici bavaresi. E infatti si mette sull'attenti davanti a noi, prende fiato e inizia a suonare musiche folkloristiche locali. In pratica un picchetto d'onore tutto per noi.
Siamo rimasti contenti ed emozionati. Certo, anche un po' preoccupati per i wurstel bianchi di Bavaria...
Questa faccenda del raduno in Baviera è nata verso i primi di giugno, quando io e il Conte di Galciana abbiamo partecipato al 1° Raduno Autostoriche di Misano Adriatico.
Lì avevamo conosciuto il presidente del Mini Club Monaco e Stefano, minista italo-tedesco. I due, insieme ad altri 8 equipaggi, erano venuti dalla Baviera in Romagna, con appunto 10 Mini. La sera a cena gli avevamo chiesto se ci potevano regalare gli adesivi del loro Club. Con abile mossa pubblicitaria ci dicono che non li avevano con sè, ma se fossimo andati in Baviera alla fine di luglio, al loro raduno, ce ne avrebbero dati in quantità, perchè lì erano a casa e quindi non avevano problemi.
Detto fatto, partiamo.
La domenica mattina becchiamo subito il presidente, al quale, dopo i convenevoli, chiediamo gli adesivi. Con la scusa della lingua (cioè che non parlava italiano) ci fa capire di aspettare Stefano, il quale ci avrebbe accontentato.
E Stefano arriva. Stessa scena, stessa richiesta, stessa risposta. Variante: in italiano con accento bavarese ci dice che siamo i benvenuti, che possiamo fare e disfare come vogliamo, chiedere qualsiasi cosa, ma che per gli adesivi adesso ci penserà lui... e detto questo sparisce.
Verso metà giornata, torniamo alla carica chiedendo prima al presidente e poi a Stefano, ma il gioco dello scaricabarile prosegue e quindi niente adesivi...
Più tardi notiamo che ogni volta ci si incontra, i due o abbassano lo sguardo o cambiano strada.
Verso le 15, rifermiamo il presidente dicendogli che noi stiamo per ripartire, e quindi se per favore ci poteva dare gli adesivi. Ci dice, tradotto da un nostro amico, che ha mandato un socio a prenderli a casa, ma comunque di chiedere anche a Stefano, e sparisce. L'italo-bavarese stavolta ci dice di sederci e aspettare.
E qui vediamo che parte tutto agitato, blocca il presidente, insieme cercano un tipo alto grosso e con baffi neri. Spariscono per un po'.
Dopo circa mezz'ora ricompaiono con una grossa cesta di vimini, da cui spuntano delle foglie, e insieme a un ragazzone tedesco alto e grosso (senza baffi neri...) vestito da Scozzese, con kilt d'ordinanza e cornamusa.
I quattro vengono da noi, insieme a molti altri soci e alla proprietaria del ristorante che faceva da catering al raduno (una signora italiana, da noi ribattezzata La Wanda, del ristorante "Trattoria Lo Stivale").
Stefano, per conto del presidente, ci dice che sono stati onorati della nostra presenza e del fatto che abbiamo fatto così tanti km per stare con loro e volevano ringraziarci. Il presidente così ci regala due boccali in ceramica bianca con il logo del Mini Club Monaco, L'omone coi baffi neri invece ci da il cesto con le foglie, e Stefano ci spiega che è un loro omaggio. Il cesto contiene infatti prelibatezze tipiche bavaresi, tutte inevitabilmente in scatola o sottovuoto...
Dal cesto, Stefano tira fuori solo una scatola come esempio. La lattina contiene 4 wurstel bavaresi bianchi, dall'aspetto alquanto sinistro. Ci spiega che prima di mangiarli dobbiamo cuocerli nell'acqua bollente a 90° per 3 minuti, raccomandandosi che siano proprio 90 gradi e 3 minuti. Io e Federico ci guardiamo perplessi: sembra la procedura per la sterilizzazione.
Più tardi scopriremo anche gli altri prodotti tipici: wurstel e salsicce di vario genere, prosciutto cotto in scatola, un salsiccione con scritta "prodotto tipico Viennese", 6 bottiglie di birra di malto e una scatola di "Gulash Tipico Ungherese".
Dopo la consegna del cesto, Stefano prosegue dicendo che sempre per ringraziarci, il ragazzone col kilt suonerà per noi, con la sua cornamusa, una serie di brani tipici bavaresi. E infatti si mette sull'attenti davanti a noi, prende fiato e inizia a suonare musiche folkloristiche locali. In pratica un picchetto d'onore tutto per noi.
Siamo rimasti contenti ed emozionati. Certo, anche un po' preoccupati per i wurstel bianchi di Bavaria...
Ah, dimenticavo: ovviamente il tutto è stata un'altra abilissima mossa di marketing per non darci gli adesivi...
martedì 5 agosto 2008
Classic Mini Raid - Perugia - Santarcangelo di Romagna - Monaco di Baviera
1752 km dopo, seconda parte.
E' sabato sera e lasciata la Mini al parcheggio dell'hotel, andiamo a cena con la Turbo5 di Remo. Cena bavarese, con stinco di maiale, knodel e crauti e naturalmente birra, un litro a testa io e Fede, i nostri amici invece preferiscono la radler.
Dopo cena, caffè e whisky e passeggiata per il centro di Monaco.
Arriviamo ad un lussuoso albergo con una serie di auto da sogno in parata davanti all'ingresso . Ci sono due Mercedes S Klass 6.3 AMG, una Bentley Continental GT, una Porsche 997 Turbo Cabrio, ma su tutte spiccano una Lamborghini Murcielago LP640 nera con cofano motore in cristallo, una Rolls Royce Phantom Drophead Coupé (che è poi una cabriolet) grigio scuro opaco con cofano motore d'acciaio spazzolato e una Porsche Carrera GT argento. Sul cofano della Rolls, Remo dice la sua: "Qvesto crosso affare per BMW, perchè risparmia su verniciatura cofano ma lo fa pagare come otional di 15000 euro". Si capisce che comunque siamo in una zona di lusso di Monaco perchè in pochi minuti passano lungo la via una Ferrari F430 Spider, una Aston Martin DB9 e una Mercedes SL. Ad ogni modo le auto in parata davanti all'hotel hanno tutte targa araba. E qui mi viene un pensiero: se io fossi il proprietario di una di quelle automobili, ad esempio della Murcielago, per dirla alla Fantozzi, mi turberei leggermente nel vedere i miei 300.000 euro di Lambo lasciati lungo una via molto trafficata invece che dentro il garage dell'albergo...
Domenica mattina.
Doccia, colazione e si parte per il raduno. Impostiamo Jennycastellani sul più vicino distributore di benzina e poi per Gröbenzell, paesino alle porte di Monaco dove ci attende il raduno di Mini.
Al benzinaio scopriamo con piacere che "Grace", la mia Mini, ha consumato poco, praticamente per il viaggio d'andata (autostrada e statale) ha fatto 16 km con un litro di super.
Arriviamo a Gröbenzell. Il raduno si svolge in pratica lungo una via chiusa al traffico, dove i partecipanti parcheggiano la loro Mini e poi si accomodano a bere una birra. Ci sono infatti una serie di tavolate messe a mo' di sagra, davanti ad un camion d'epoca che funge da distributore di birra.. Inoltre ci sono un paio di stand BMW MINI con t-shirt e oggettistica Mini in vendita. E qui si possono provare le nuove Mini, da quelle a gasolio alle Cooper S John Cooper Works da 210 cv.
La mattinata la passiamo a scattare foto e berci un boccale di birra (nota: la birra costa poco, mezzo litro 2,5 euro + 1 euro di caparra per il boccale).
Più tardi ci raggiungono Remo e Jutta e con il loro aiuto proviamo a farci dare una Cooper S Works. Il primo tentativo fallisce miseramente per colpa mia. Infatti quando la ragazza mi chiede la patente prima appoggio proprio davanti a lei il boccale vuoto e poi le do la patente. E, giustamente, mi fa notare che non può darmi una Mini se ho bevuto (io comunque nego l'evidenza...).
E così la Mini Works la prenota Jutta. Ci danno una Cooper S Works superaccessoriata, bianca con tetto nero, interni in pelle, navi, tetto apribile, più una serie di altre amenità che non so se siano di serie o a pagamento (clima, tasto sport, controllo trazione, ecc.). Remo ci dice che così messa dovrebbe costare sui 40 mila euro. Saliamo tutti e 4, Jutta parte sparata e cerca subito un po' di curve, dicendo "Qvesta è Works, qvindi devo lavorare" e si mette a ridere... Poi passa la Mini a Remo e qui vediamo all'opera un vero collaudatore... Alla fine dopo averla strapazzate (in senso buono) commente che "Zì, appastanza buona, però non è come mia Integrale" (l'ultima arrivata nella scuderia privata di Remo è una Delta 16v Integrale del '92).
Nel prossimo post vi racconterò la "macchietta" degli adesivi del Mini Club Munchen.
E' sabato sera e lasciata la Mini al parcheggio dell'hotel, andiamo a cena con la Turbo5 di Remo. Cena bavarese, con stinco di maiale, knodel e crauti e naturalmente birra, un litro a testa io e Fede, i nostri amici invece preferiscono la radler.
Dopo cena, caffè e whisky e passeggiata per il centro di Monaco.
Arriviamo ad un lussuoso albergo con una serie di auto da sogno in parata davanti all'ingresso . Ci sono due Mercedes S Klass 6.3 AMG, una Bentley Continental GT, una Porsche 997 Turbo Cabrio, ma su tutte spiccano una Lamborghini Murcielago LP640 nera con cofano motore in cristallo, una Rolls Royce Phantom Drophead Coupé (che è poi una cabriolet) grigio scuro opaco con cofano motore d'acciaio spazzolato e una Porsche Carrera GT argento. Sul cofano della Rolls, Remo dice la sua: "Qvesto crosso affare per BMW, perchè risparmia su verniciatura cofano ma lo fa pagare come otional di 15000 euro". Si capisce che comunque siamo in una zona di lusso di Monaco perchè in pochi minuti passano lungo la via una Ferrari F430 Spider, una Aston Martin DB9 e una Mercedes SL. Ad ogni modo le auto in parata davanti all'hotel hanno tutte targa araba. E qui mi viene un pensiero: se io fossi il proprietario di una di quelle automobili, ad esempio della Murcielago, per dirla alla Fantozzi, mi turberei leggermente nel vedere i miei 300.000 euro di Lambo lasciati lungo una via molto trafficata invece che dentro il garage dell'albergo...
Domenica mattina.
Doccia, colazione e si parte per il raduno. Impostiamo Jennycastellani sul più vicino distributore di benzina e poi per Gröbenzell, paesino alle porte di Monaco dove ci attende il raduno di Mini.
Al benzinaio scopriamo con piacere che "Grace", la mia Mini, ha consumato poco, praticamente per il viaggio d'andata (autostrada e statale) ha fatto 16 km con un litro di super.
Arriviamo a Gröbenzell. Il raduno si svolge in pratica lungo una via chiusa al traffico, dove i partecipanti parcheggiano la loro Mini e poi si accomodano a bere una birra. Ci sono infatti una serie di tavolate messe a mo' di sagra, davanti ad un camion d'epoca che funge da distributore di birra.. Inoltre ci sono un paio di stand BMW MINI con t-shirt e oggettistica Mini in vendita. E qui si possono provare le nuove Mini, da quelle a gasolio alle Cooper S John Cooper Works da 210 cv.
La mattinata la passiamo a scattare foto e berci un boccale di birra (nota: la birra costa poco, mezzo litro 2,5 euro + 1 euro di caparra per il boccale).
Più tardi ci raggiungono Remo e Jutta e con il loro aiuto proviamo a farci dare una Cooper S Works. Il primo tentativo fallisce miseramente per colpa mia. Infatti quando la ragazza mi chiede la patente prima appoggio proprio davanti a lei il boccale vuoto e poi le do la patente. E, giustamente, mi fa notare che non può darmi una Mini se ho bevuto (io comunque nego l'evidenza...).
E così la Mini Works la prenota Jutta. Ci danno una Cooper S Works superaccessoriata, bianca con tetto nero, interni in pelle, navi, tetto apribile, più una serie di altre amenità che non so se siano di serie o a pagamento (clima, tasto sport, controllo trazione, ecc.). Remo ci dice che così messa dovrebbe costare sui 40 mila euro. Saliamo tutti e 4, Jutta parte sparata e cerca subito un po' di curve, dicendo "Qvesta è Works, qvindi devo lavorare" e si mette a ridere... Poi passa la Mini a Remo e qui vediamo all'opera un vero collaudatore... Alla fine dopo averla strapazzate (in senso buono) commente che "Zì, appastanza buona, però non è come mia Integrale" (l'ultima arrivata nella scuderia privata di Remo è una Delta 16v Integrale del '92).
Nel prossimo post vi racconterò la "macchietta" degli adesivi del Mini Club Munchen.
mercoledì 30 luglio 2008
Classic Mini Raid Perugia - Santarcangelo di Romagna - Monaco di Baviera
1752 km dopo... Prima parte.
Questa zingarata inizia in pratica con il mio arrivo, venerdì sera, a casa del Conte di Galciana e Madame Gloria, ospiti anche i signori Conti padri. Il padrone di casa, improvvisatosi fuochista, ci ha deliziato con una splendida grigliata di carne e cruditèe. Al mattino dopo, mi sveglio, esco in giardino e vedo, parcheggiata davanti alle nostre Mini, una Clubman di quelle nuove, ...a gasolio.
La Mini Clubman della Bmw la riconosci, perchè gli stilisti hanno cacciato i mancorrenti - si, insomma, i tubi portabagagli - sotto la carrozzeria del tetto e non sopra la stessa, come natura vuole, col risultato che il tetto sembra avere delle gobbette ai lati. Il Conte mi spiega che è la nuova auto del Pirletti, il suo vicino di casa. Dopo colazione, mentre attacchiamo gli adesivi con i nomi (stile auto da rally) sui finestrini posteriori, ho modo di conoscerlo, perchè il Pirletti si affaccia in terrazza e si informa sui preparativi e sulla destinazione.
Laviamo la Mini, facciamo il pieno e partiamo. Alle 8:42 entriamo in autostrada.
Il viaggio verso nord è tranquillo e allegro, al ritmo di "Vamos a la Playa" e "Ma Quale Idea", fino a incontrare poco dopo Verona un mega-ingorgo, di quelli dove tutte le auto sono ferme (ferme, non al rallenty) ma che poi alla fine non è successo niente. Il che ti fa pensare su cosa causi queste enormi file...
Questa zingarata inizia in pratica con il mio arrivo, venerdì sera, a casa del Conte di Galciana e Madame Gloria, ospiti anche i signori Conti padri. Il padrone di casa, improvvisatosi fuochista, ci ha deliziato con una splendida grigliata di carne e cruditèe. Al mattino dopo, mi sveglio, esco in giardino e vedo, parcheggiata davanti alle nostre Mini, una Clubman di quelle nuove, ...a gasolio.
La Mini Clubman della Bmw la riconosci, perchè gli stilisti hanno cacciato i mancorrenti - si, insomma, i tubi portabagagli - sotto la carrozzeria del tetto e non sopra la stessa, come natura vuole, col risultato che il tetto sembra avere delle gobbette ai lati. Il Conte mi spiega che è la nuova auto del Pirletti, il suo vicino di casa. Dopo colazione, mentre attacchiamo gli adesivi con i nomi (stile auto da rally) sui finestrini posteriori, ho modo di conoscerlo, perchè il Pirletti si affaccia in terrazza e si informa sui preparativi e sulla destinazione.
Laviamo la Mini, facciamo il pieno e partiamo. Alle 8:42 entriamo in autostrada.
Il viaggio verso nord è tranquillo e allegro, al ritmo di "Vamos a la Playa" e "Ma Quale Idea", fino a incontrare poco dopo Verona un mega-ingorgo, di quelli dove tutte le auto sono ferme (ferme, non al rallenty) ma che poi alla fine non è successo niente. Il che ti fa pensare su cosa causi queste enormi file...
Lasciamo l'Italia entrando in terra Austriaca e subito cambia il tempo e la temperatura... Al solito, come sempre nei nostri viaggi nel Tirolo, ci aspetta un cielo cupo, scuro, carico di pioggia... Per rendere l'idea, avete presente l'orizzonte che vedono Sam e Frodo quando guardano verso il loro destino, il Regno di Mordor? Ecco.
Nel traffico alcuni simpatici incontri, dapprima delle station wagon con targa Danese con degbli enormi fari fendinebbia accoppiati davanti (non semplicemente messi davanti ma accoppiati veramente, cioè al centro del muso e uniti). Ci chiediamo quali nebbie impenetrabili li aspettino... ripenso alla bruma de "Il 13° Guerriero"... Più avanti una coppia in viaggio di ritorno verso casa, su un sidecar, un glorioso Ural con targa Tedesca. Scattiamo qualche foto e un breve video e la signora sorride divertita. Giunti a Innsbruck, sintonizziamo lo stereo su Radio-Tirol, impostiamo il navigatore (data la voce femminile, lo ribattezziamo Jennycastellani, in onore di Miss Patacca Vigliacca 2008) in modalità "Pfrang" e lasciamo l'autostrada per una più panoramica statale, in direzione Garmisch. Lì, l'Oscuro Signore di Mordor ci attendeva: un diluvio universale da non vedere neanche il muso della Mini ci ha accompagnato fino al confine con la Germania...
Infatti lasciata la terra della Wiener Schnitzel torna il sereno ed il caldo. La modalità "Pfrang" di Jennycastellani ci ha fatto risparmiare un bel po' di km, oltre a permetterci di vedere foreste e paesini tipici. Così dopo solo 10 ore di viaggio arriviamo a Gräfelfing, all'Hotel "Mulino Bianco", dove ci accolgono con un "Buonasera, arrivati siete?" con tipico accento di Cefalù.
Dopo aver conversato amabilmente con il ragazzo della reception, saliamo in camera. Che dire... conoscevamo già il Mulino Bianco per esserci stati durante un'altra nostra zingarata, 3 anni fà... ma non ricordavamo gli accostamenti cromatici dell'arredatore...
La nostra camera abbina il grigio perla al rosa salmone, con colonne decorate a mo' di marmo di Carrara (leggi: colorate a mano ad imitare il marmo). Tra l'altro sul link che ho messo prima, se cliccate su zimmer, in primo piano c'è proprio la foto di questa camera. Non vi dico nulla, neanche sotto tortura, (e il Conte farà altrettanto) sulla tavoletta/coperchio della tazza in bagno.
Contattiamo Remo e Jutta, ci dicono che in mezzora saranno lì per andare a cena con noi. E in effetti, dopo 30 minuti esatti sono all'Hotel. Per la serata Remo ha scelto la sua Fiat Coupé Turbo5 (come la chiama lui, perchè monta un 2000 turbo 20v 5 cilindri)), blu metallizzata, interni in pelle cuoio, bellissima e tenuta in modo impeccabile. Resta un mistero la sua potenza effettiva perchè Remo glissa sempre elegantemente sulla domanda, a volte rispondendo "E' tutta ti serie, ha solo scarico Supersprint, ...ma non zi fede", altre volte invece "Quanti cavalli non zò, ...però è una pestia!". Glissa anche sul consumo, sorridendo sornione...
Nel traffico alcuni simpatici incontri, dapprima delle station wagon con targa Danese con degbli enormi fari fendinebbia accoppiati davanti (non semplicemente messi davanti ma accoppiati veramente, cioè al centro del muso e uniti). Ci chiediamo quali nebbie impenetrabili li aspettino... ripenso alla bruma de "Il 13° Guerriero"... Più avanti una coppia in viaggio di ritorno verso casa, su un sidecar, un glorioso Ural con targa Tedesca. Scattiamo qualche foto e un breve video e la signora sorride divertita. Giunti a Innsbruck, sintonizziamo lo stereo su Radio-Tirol, impostiamo il navigatore (data la voce femminile, lo ribattezziamo Jennycastellani, in onore di Miss Patacca Vigliacca 2008) in modalità "Pfrang" e lasciamo l'autostrada per una più panoramica statale, in direzione Garmisch. Lì, l'Oscuro Signore di Mordor ci attendeva: un diluvio universale da non vedere neanche il muso della Mini ci ha accompagnato fino al confine con la Germania...
Infatti lasciata la terra della Wiener Schnitzel torna il sereno ed il caldo. La modalità "Pfrang" di Jennycastellani ci ha fatto risparmiare un bel po' di km, oltre a permetterci di vedere foreste e paesini tipici. Così dopo solo 10 ore di viaggio arriviamo a Gräfelfing, all'Hotel "Mulino Bianco", dove ci accolgono con un "Buonasera, arrivati siete?" con tipico accento di Cefalù.
Dopo aver conversato amabilmente con il ragazzo della reception, saliamo in camera. Che dire... conoscevamo già il Mulino Bianco per esserci stati durante un'altra nostra zingarata, 3 anni fà... ma non ricordavamo gli accostamenti cromatici dell'arredatore...
La nostra camera abbina il grigio perla al rosa salmone, con colonne decorate a mo' di marmo di Carrara (leggi: colorate a mano ad imitare il marmo). Tra l'altro sul link che ho messo prima, se cliccate su zimmer, in primo piano c'è proprio la foto di questa camera. Non vi dico nulla, neanche sotto tortura, (e il Conte farà altrettanto) sulla tavoletta/coperchio della tazza in bagno.
Contattiamo Remo e Jutta, ci dicono che in mezzora saranno lì per andare a cena con noi. E in effetti, dopo 30 minuti esatti sono all'Hotel. Per la serata Remo ha scelto la sua Fiat Coupé Turbo5 (come la chiama lui, perchè monta un 2000 turbo 20v 5 cilindri)), blu metallizzata, interni in pelle cuoio, bellissima e tenuta in modo impeccabile. Resta un mistero la sua potenza effettiva perchè Remo glissa sempre elegantemente sulla domanda, a volte rispondendo "E' tutta ti serie, ha solo scarico Supersprint, ...ma non zi fede", altre volte invece "Quanti cavalli non zò, ...però è una pestia!". Glissa anche sul consumo, sorridendo sornione...
venerdì 25 luglio 2008
Classic Mini Raid Perugia - Santarcangelo di Romagna - Monaco di Baviera
Finalmente stasera si parte. Dopo mesi che ne parlo con il mio compare, il Conte, stasera lo raggiungo a Santarcangelo e domani mattina si parte per Monaco di Baviera, per partecipare ad un raduno di Mini. Mini classiche, per la precisione. E infatti andiamo con la mia Mini Classic 35 del 1994.
Questa la mappa della prima parte, Perugia - Poggio Berni.
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Domani mattina, poi, partiremo alla volta di Monaco di Baviera, dove ci aspettano a cena i nostri amici Jutta e Remo, e una confortevole camera al Mulino Bianco.
Ed ecco la mappa del viaggio
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Il raduno, organizzato dal Mini Club Munchen, si svolgerà domenica a Gröbenzell
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Appena rientrati scriverò un post sull'evento.
Questa la mappa della prima parte, Perugia - Poggio Berni.
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Domani mattina, poi, partiremo alla volta di Monaco di Baviera, dove ci aspettano a cena i nostri amici Jutta e Remo, e una confortevole camera al Mulino Bianco.
Ed ecco la mappa del viaggio
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Il raduno, organizzato dal Mini Club Munchen, si svolgerà domenica a Gröbenzell
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Appena rientrati scriverò un post sull'evento.
mercoledì 23 luglio 2008
Potrebbe andare peggio...
... Potrebbe piovere. Sentenziava Igor.
Oppure potrebbe andare peggio ad un altro...
Giovedì scorso, nove e mezza di sera, esco per mettere un po' di benzina alla Mini. Arrivo al distributore, chiuso ma con self-service e colonnine multipompe. Parcheggio accanto alla pompa n. 2, vado alla colonnina "mangiasoldi", infilo 5 euro e premo 2... Aaarrgh!!!!! Con terrore noto che sotto alla scritta "2" c'è la didascalia "diesel". Ho beccato l'unica colonnina distributrice non multipompa. E ovviamente la mia Mini va solo a benzina... Partono le imprecazioni... Mi rassegno, poteva andare peggio, poteva piovere, appunto... Nel senso che invece di 5 avrei potuto aver infilato 20 euro... Cambio colonnina, mi accerto che sia multipompa e con benzina. Torno alla "mangia-ruba-soldi" e carico 10 euro. Mentre faccio benzina si ferma una Ford Ka, utilitaria con un classico aste e bilancieri a benzina. Parcheggia davanti alla pompa n. 2 (che se avesse un viso e una bocca starebbe lì a ridere sorniona, in attesa della preda...). Dalla Ka esce una signora e ignara si dirige verso la colonnina "mangiasoldi". Intanto io finisco il rifornimento ma, nel rientrare in auto, seguo le mosse della signora. Infila una banconota, preme 2, prende la pompa e la infila nel bocchettone del serbatoio della Ka... Decido a quel punto di lasciare la signora e la sua Ka al loro destino crudele, pensando appunto che "potrebbe andare peggio... potrebbe piovere". Nel serbatoio della Ka è appena iniziata una pioggia di gasolio...
Oppure potrebbe andare peggio ad un altro...
Giovedì scorso, nove e mezza di sera, esco per mettere un po' di benzina alla Mini. Arrivo al distributore, chiuso ma con self-service e colonnine multipompe. Parcheggio accanto alla pompa n. 2, vado alla colonnina "mangiasoldi", infilo 5 euro e premo 2... Aaarrgh!!!!! Con terrore noto che sotto alla scritta "2" c'è la didascalia "diesel". Ho beccato l'unica colonnina distributrice non multipompa. E ovviamente la mia Mini va solo a benzina... Partono le imprecazioni... Mi rassegno, poteva andare peggio, poteva piovere, appunto... Nel senso che invece di 5 avrei potuto aver infilato 20 euro... Cambio colonnina, mi accerto che sia multipompa e con benzina. Torno alla "mangia-ruba-soldi" e carico 10 euro. Mentre faccio benzina si ferma una Ford Ka, utilitaria con un classico aste e bilancieri a benzina. Parcheggia davanti alla pompa n. 2 (che se avesse un viso e una bocca starebbe lì a ridere sorniona, in attesa della preda...). Dalla Ka esce una signora e ignara si dirige verso la colonnina "mangiasoldi". Intanto io finisco il rifornimento ma, nel rientrare in auto, seguo le mosse della signora. Infila una banconota, preme 2, prende la pompa e la infila nel bocchettone del serbatoio della Ka... Decido a quel punto di lasciare la signora e la sua Ka al loro destino crudele, pensando appunto che "potrebbe andare peggio... potrebbe piovere". Nel serbatoio della Ka è appena iniziata una pioggia di gasolio...
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