mercoledì 31 dicembre 2008
martedì 30 dicembre 2008
Ma io sono il fratello, non è uguale?
"Buongiorno, dovrei autenticare una fotografia."
"Buongiorno, prego, si accomodi. Mi da la foto e un documento, per favore?"
"Sì, ecco, tenga."
"Ma... questo non è lei!... voglio dire, la foto non è la sua, e nemmeno il documento."
"Ah, no, certo, la foto e il documento sono di mio fratello. Ma se vuole il mio, le do la carta di identità."
"Mi faccia capire. A chi devo autenticare la foto?"
"A me, deve autenticare la foto di mio fratello."
"Allora non è a lei. E' a suo fratello. E dov'è?"
"Non c'è. E' fuori città."
"Allora non posso autenticare niente."
"E perchè. Le do la foto e il documento."
"Già ma la persona non c'è."
"Ma io sono il fratello, non è uguale? Vede, lo vede dai documenti?"
"Sì, ma io devo sottoscrivere che questa foto corrisponde alla persona che ho davanti, le cui generalità trovo nel documento. Se io ho davanti un altro, che autentico?"
"Ma io sono il fratello, lui non c'è, come le dicevo!"
"E dov'è?"
"Fuori città"
"All'estero?"
"No, è... è in montagna."
"Bene. Allora suo fratello, va in un qualsiasi Comune della zona di montagna dove si trova ora e si fa autenticare una foto."
"Ma a me serve ora, oggi, come faccio? che me lo spedisce?"
"Bravo. Gli dica di autenticare la foto e poi di farsela spedire."
"Ma su, via, io sono il fratello, non lo vede? ci somigliamo pure!"
"E sì, ma non è lei, siete due persone diverse, per cui io non le posso autenticare nulla, mi dispiace."
"E... ma... non va mica bene, aveva tutto, la foto, il documento, io che sono il fratello e c'ho pure la carta d'identità!"
"Già, tutto, tranne la persona che deve corrispondere alla foto."
"Buongiorno."
"Buongiorno."
"Buongiorno, prego, si accomodi. Mi da la foto e un documento, per favore?"
"Sì, ecco, tenga."
"Ma... questo non è lei!... voglio dire, la foto non è la sua, e nemmeno il documento."
"Ah, no, certo, la foto e il documento sono di mio fratello. Ma se vuole il mio, le do la carta di identità."
"Mi faccia capire. A chi devo autenticare la foto?"
"A me, deve autenticare la foto di mio fratello."
"Allora non è a lei. E' a suo fratello. E dov'è?"
"Non c'è. E' fuori città."
"Allora non posso autenticare niente."
"E perchè. Le do la foto e il documento."
"Già ma la persona non c'è."
"Ma io sono il fratello, non è uguale? Vede, lo vede dai documenti?"
"Sì, ma io devo sottoscrivere che questa foto corrisponde alla persona che ho davanti, le cui generalità trovo nel documento. Se io ho davanti un altro, che autentico?"
"Ma io sono il fratello, lui non c'è, come le dicevo!"
"E dov'è?"
"Fuori città"
"All'estero?"
"No, è... è in montagna."
"Bene. Allora suo fratello, va in un qualsiasi Comune della zona di montagna dove si trova ora e si fa autenticare una foto."
"Ma a me serve ora, oggi, come faccio? che me lo spedisce?"
"Bravo. Gli dica di autenticare la foto e poi di farsela spedire."
"Ma su, via, io sono il fratello, non lo vede? ci somigliamo pure!"
"E sì, ma non è lei, siete due persone diverse, per cui io non le posso autenticare nulla, mi dispiace."
"E... ma... non va mica bene, aveva tutto, la foto, il documento, io che sono il fratello e c'ho pure la carta d'identità!"
"Già, tutto, tranne la persona che deve corrispondere alla foto."
"Buongiorno."
"Buongiorno."
sabato 27 dicembre 2008
LOST - Season 5
"We're Going on Vacation, Baby"
Mercoledì 21 gennaio 2009 inizierà la V stagione di LOST. Questi sono i titoli dei primi episodi che andranno in onda. Le date sono quelle della programmazione americana.
Episode 5.00 - Special recap (January 21st at 8PM)
Episode 5.01 - Because You Left (January 21st at 9PM)
Episode 5.02 - The Lie (January 21st at 10PM)
Episode 5.03 - Jughead
Episode 5.04 - The Little Prince
Episode 5.05 - This Place is Death
Episode 5.06 - The Life and Death of Jeremy Bentham
Episode 5.07 - 316
Episode 5.08 - LeFleur (Airs: 11th March 2009)
Episode 5.09 - Namaste (Airs: 18th March 2009)
Episode 5.10 - He's Our You (Airs: 25th March 2009)
Namaste!
mercoledì 24 dicembre 2008
lunedì 15 dicembre 2008
Bambini di oggi
Pomeriggio di un lunedì.
Sto rilevando i prodotti esposti in un negozio di elettronica. Terminato di rilevare gli elettrodomestici, salgo al piano superiore e mi incammino verso i cellulari.
La zona dei telefoni mobili si riconosce dalla calca di gente che ci sta intorno, decine di persone che stanno, gomito a gomito, ipnotizzati davanti a questi piccoli parallelepipedi colorati, che nati per telefonare, oggigiorno fanno di tutto e di più e - pensa un po' - hanno pure le funzioni "chiamare" e "ricevere".
Oggi, a dire il vero, la folla dei fedeli in adorazione del cellulare era un po' distratta da un altro poliedro, il navigatore satellitare. Quest'ultimo è un oggetto dovuto ad un'intuizione maschile: un certo Tom, in piena notte si svegliò di soprassalto, e saltellando tutto felice, corse al laboratorio, in pigiama e ciabatte. Finalmente dopo anni di vessazioni subite dalla moglie poteva avere la sua vendetta. E' infatti risaputo che, fino a prima dell'invenzione del navigatore satellitare, l'uomo alla guida di un'auto si perdesse sempre, pur di non fermarsi a chiedere indicazioni, come prontamente gli veniva suggerito (con tono alla "te l'avevo detto io" dalla moglie. Stanco di questa situazione, il nostro inventore ebbe un lampo di genio! ed ecco nato il bussolotto fatidico... Credo anche che la voce femminile standard sia proprio quella di Mildred, la moglie dell'inventore.
Ma torniamo a noi. Volevo parlare dei bambini di oggigiorno.
Arrivo allo stand dei cellulari ed inizio a rilevare i prodotti esposti.
Dopo un po', accanto a me, si materializzano un papà con i suoi due bambini, un maschietto e una femminuccia. Il bimbo avrà avuto si e no 6 anni, ed è rimasto zitto per tutto il tempo. La femmina, intorno agli 8, forse 10 anni, invece - e da par suo - non ha chiuso mai la bocca, intervenendo sempre sulle parole del padre. Stavano cercando un cellulare proprio per lei.
Papà: "Guarda questo, è carino e non costa neanche poi molto, ti piace?"
Figlia: "Quello è il cellulare di cui mi ha parlato Giovanni. Non vale niente, non ha la scheda di memoria e ha una fotocamera da schifo. Insomma, per carità."
Papà: "Ah, non ti piace, ho capito."
Scorrono due passi più avanti.
Papà: "Guarda! Vieni, guarda questo!! E' il cellulare dei Gormiti, è bello, colorato, ti piace?"
Figlia: "Ma papà!!! Quello è un cellulare per bambini!! Che me ne faccio!"
A questo punto il padre è rimasto senza parole, e io con lui.
Sto rilevando i prodotti esposti in un negozio di elettronica. Terminato di rilevare gli elettrodomestici, salgo al piano superiore e mi incammino verso i cellulari.
La zona dei telefoni mobili si riconosce dalla calca di gente che ci sta intorno, decine di persone che stanno, gomito a gomito, ipnotizzati davanti a questi piccoli parallelepipedi colorati, che nati per telefonare, oggigiorno fanno di tutto e di più e - pensa un po' - hanno pure le funzioni "chiamare" e "ricevere".
Oggi, a dire il vero, la folla dei fedeli in adorazione del cellulare era un po' distratta da un altro poliedro, il navigatore satellitare. Quest'ultimo è un oggetto dovuto ad un'intuizione maschile: un certo Tom, in piena notte si svegliò di soprassalto, e saltellando tutto felice, corse al laboratorio, in pigiama e ciabatte. Finalmente dopo anni di vessazioni subite dalla moglie poteva avere la sua vendetta. E' infatti risaputo che, fino a prima dell'invenzione del navigatore satellitare, l'uomo alla guida di un'auto si perdesse sempre, pur di non fermarsi a chiedere indicazioni, come prontamente gli veniva suggerito (con tono alla "te l'avevo detto io" dalla moglie. Stanco di questa situazione, il nostro inventore ebbe un lampo di genio! ed ecco nato il bussolotto fatidico... Credo anche che la voce femminile standard sia proprio quella di Mildred, la moglie dell'inventore.
Ma torniamo a noi. Volevo parlare dei bambini di oggigiorno.
Arrivo allo stand dei cellulari ed inizio a rilevare i prodotti esposti.
Dopo un po', accanto a me, si materializzano un papà con i suoi due bambini, un maschietto e una femminuccia. Il bimbo avrà avuto si e no 6 anni, ed è rimasto zitto per tutto il tempo. La femmina, intorno agli 8, forse 10 anni, invece - e da par suo - non ha chiuso mai la bocca, intervenendo sempre sulle parole del padre. Stavano cercando un cellulare proprio per lei.
Papà: "Guarda questo, è carino e non costa neanche poi molto, ti piace?"
Figlia: "Quello è il cellulare di cui mi ha parlato Giovanni. Non vale niente, non ha la scheda di memoria e ha una fotocamera da schifo. Insomma, per carità."
Papà: "Ah, non ti piace, ho capito."
Scorrono due passi più avanti.
Papà: "Guarda! Vieni, guarda questo!! E' il cellulare dei Gormiti, è bello, colorato, ti piace?"
Figlia: "Ma papà!!! Quello è un cellulare per bambini!! Che me ne faccio!"
A questo punto il padre è rimasto senza parole, e io con lui.
venerdì 5 dicembre 2008
Il sabotatore capellone
Sogno lungo e complesso come trama, per cui molte cose non solo sono difficili da ricordare ma anche da descrivere. Per cui questo che segue è solo un breve riassunto.
Faccio parte di una squadra sportiva che gioca in un palasport. Io non sono un giocatore, ma faccio comunque parte del gruppo. Mentre si gioca la partita, io parlo con altri membri della squadra. Si sta discutendo di come sabotare l'impianto sportivo. Bisogna salire sopra le gradinate, arrampicandosi su dei tralicci, per arrivare ad un quadro comandi generale. I dialoghi tra me e gli altri sono intensi e concitati. Alla fine si decide che ad andare dovrò essere io.
Finisce la partita e le squadre escono dal palasport. Resto solo io ed un altra persona. Bisogna fare attenzione perchè ci sono le guardie notturne.
A questo punto mi accorgo di come sono nel sogno. Ho una barba folta nera e dei capelli sempre neri, lisci e lunghi fino al sedere. Sembro un rocker, anche per via dell'abbigliamento, una canottiera marrone e un giacchetto di pelle nero, su jeans scuri.
Mi arrampico su per i tralicci, con i capelli che mi impicciano un po'. Arrivo in cima, scavalco un muretto di cemento e mi dirigo verso il quadro comandi. A questo punto mi sorprende il guardiano. E qui inizia un lungo dialogo (di cui non ricordo le battute) dove cerco di spiegare al guardiano che non è come pensa e non sono lì per fare danni. Segue una parte lunga in cui io scendo insieme al guardiano fuori del palasport e subito dopo risalgo in cima al traliccio dove si ripete la scena di prima. Poi alla fine il guardiano se ne va e io distruggo il quadro comandi.
Il giorno dopo i miei compagni di squadra mi dicono che stanno cercando un tizio con i capelli lunghi e neri e con la barba, autore del sabotaggio al palasport. Ne parlo, in un altro lungo dialogo, con mia sorella (nel sogno, in realtà ho un fratello!), la quale mi dice che devo fare qualcosa per quei capelli. Per cui me li arrotolo tutti dietro la nuca e li fermo, legandoli in qalche modo. Così sembra davvero che abbia i capelli corti ed in questo modo esco da casa di mia sorella, e vado in giro senza essere riconosciuto.
Faccio parte di una squadra sportiva che gioca in un palasport. Io non sono un giocatore, ma faccio comunque parte del gruppo. Mentre si gioca la partita, io parlo con altri membri della squadra. Si sta discutendo di come sabotare l'impianto sportivo. Bisogna salire sopra le gradinate, arrampicandosi su dei tralicci, per arrivare ad un quadro comandi generale. I dialoghi tra me e gli altri sono intensi e concitati. Alla fine si decide che ad andare dovrò essere io.
Finisce la partita e le squadre escono dal palasport. Resto solo io ed un altra persona. Bisogna fare attenzione perchè ci sono le guardie notturne.
A questo punto mi accorgo di come sono nel sogno. Ho una barba folta nera e dei capelli sempre neri, lisci e lunghi fino al sedere. Sembro un rocker, anche per via dell'abbigliamento, una canottiera marrone e un giacchetto di pelle nero, su jeans scuri.
Mi arrampico su per i tralicci, con i capelli che mi impicciano un po'. Arrivo in cima, scavalco un muretto di cemento e mi dirigo verso il quadro comandi. A questo punto mi sorprende il guardiano. E qui inizia un lungo dialogo (di cui non ricordo le battute) dove cerco di spiegare al guardiano che non è come pensa e non sono lì per fare danni. Segue una parte lunga in cui io scendo insieme al guardiano fuori del palasport e subito dopo risalgo in cima al traliccio dove si ripete la scena di prima. Poi alla fine il guardiano se ne va e io distruggo il quadro comandi.
Il giorno dopo i miei compagni di squadra mi dicono che stanno cercando un tizio con i capelli lunghi e neri e con la barba, autore del sabotaggio al palasport. Ne parlo, in un altro lungo dialogo, con mia sorella (nel sogno, in realtà ho un fratello!), la quale mi dice che devo fare qualcosa per quei capelli. Per cui me li arrotolo tutti dietro la nuca e li fermo, legandoli in qalche modo. Così sembra davvero che abbia i capelli corti ed in questo modo esco da casa di mia sorella, e vado in giro senza essere riconosciuto.
mercoledì 3 dicembre 2008
Playlist del mese - Dicembre 2008
Ultima playlist dell'anno. Perciò ho scelto della musica particolare con vocalist d'eccezione. Sono, al solito, sette, ma questa volta i brani sono nove.
Solo donne: Nina Simone, Ella Fitzgferald, Oleta Adams, Anita Baker, Diana Krall, Shirley Bassey e Diane Schuur. Nel video di Shirley Bassey, vengono interpretati due brani, un grande classico e uno dei pezzi recenti di Dame Shirley.
Infine, come bonus track, una versione live di un bellissimo brano di Oleta Adams. La qualità del video non è buona, ma l'interpretazione merita.
Di seguito vi elenco i titoli dei brani, e buon ascolto.
Nina Simone - "My babe just cares for me"
Ella Fitzgerald - "Cry me a river" (live)
Oleta Adams - "Get there"
Anita Baker - "Giving you the best that I got"
Diana Krall - "Look of love" (live)
Shirley Bassey - "(Where do I begin) Love Story" (live)
Shirley Bassey - "'Till love touches your life" (live)
Diane Schuur - "Louisiana sunday afternoon" (live)
Oleta Adams - "I've got to sing my song" (live)
Solo donne: Nina Simone, Ella Fitzgferald, Oleta Adams, Anita Baker, Diana Krall, Shirley Bassey e Diane Schuur. Nel video di Shirley Bassey, vengono interpretati due brani, un grande classico e uno dei pezzi recenti di Dame Shirley.
Infine, come bonus track, una versione live di un bellissimo brano di Oleta Adams. La qualità del video non è buona, ma l'interpretazione merita.
Di seguito vi elenco i titoli dei brani, e buon ascolto.
Nina Simone - "My babe just cares for me"
Ella Fitzgerald - "Cry me a river" (live)
Oleta Adams - "Get there"
Anita Baker - "Giving you the best that I got"
Diana Krall - "Look of love" (live)
Shirley Bassey - "(Where do I begin) Love Story" (live)
Shirley Bassey - "'Till love touches your life" (live)
Diane Schuur - "Louisiana sunday afternoon" (live)
Oleta Adams - "I've got to sing my song" (live)
martedì 2 dicembre 2008
La Celestina di Fernando de Rojas nella letteratura inglese: traduzioni ed esiti.
2.3 La Celestina in Inghilterra (parte terza)
Le traduzioni più importanti, dopo l'Interlude attribuito a Rastell, vengono pubblicate nel 1631 e nel 1707: la prima è The Spanish Bawd, represented in Celestina: or the tragicke-comedy of Calisto and Melibea, edita a Londra da R. Allot.
L'epistola di dedica del traduttore è firmata Don Diego Puede-ser, una traduzione letterale del nome James Mabbe, che scrive:"I have in the undergoing of this translation, shewn more boldnesse then judgment. For though I doe speak like Celestina, yet come I short of her; for she is so concisely sgnificant, and indeede so differing is the idiome of the Spanish from the English, that I may imitate it but not come neere it. Yet have I made it as naturall, as our language will give leave". James Mabbe traduce la Celestina nell'elegante inglese dell'epoca elisabettiana e la ristampa di questa traduzione nella tipografia di Tudor la mette a portata di mano di tutti i lettori inglesi.
Uno di questi sembra sia stato lo stesso Shakespeare, anche se non lesse la versione stampata del 1631 ma direttamente il manoscritto: è probabile infatti che il celebre drammaturgo, essendo amico di Mabbe, abbia avuto un accesso privilegiato; un'altra ipotesi plausibile è che il manoscritto gli sia stato fatto avere da Ben Jonson, amico di entrambi.
Nel suo lavoro, Mabbe, più apertamente di altri, sottolinea il valore artistico, non quello esemplare, della Celestina, secondo il principio non laudare rem sed artem, che era incompatibile con l'interpretazione dell'opera come esempio della morale pratica. Mabbe ammette che la Celestina è un libro non sine scelere sebbene non sine utilitate, ne elogia le coraggiose sentenze, adottando il criterio medievale (siamo in pieno Seicento) di lasciare decidere al lettore l'uso retto del libro, che contiene perle e fango, punizioni per i disonesti e consigli per i casti.
La sua traduzione sostituisce quei termini di devozione cristiana che l'originale usa a sproposito - secondo la morale seicentesca - correggendone l'utilizzo e accentuando la proporzione dei riferimenti eruditi. Ad esempio, aggiunge alle parole latine di Pleberio (XXIII, 343) non solo la traduzione, ma anche l'altra valle citata nei Salmi:
[...] all alone in hac lachrymarum valle, in this vaile of tears, and shadow of death.
Allo stesso modo si libera di riferimenti non propriamente classici, come ad esempio quando nel tradurre il passo in cui Sempronio compara ironicamente Calisto con Nembrod e Alessandro e il loro tentativo (proveniente da una leggenda semitica) di scalare il cielo:
[...] ¡Qué Nembrot, que magno Alexandre; los quales no sólo del señorio del mundo, mas del cielo se juzgaron ser dignos! (I, 95)
Mabbe utilizza un famoso aneddotto:
Why, Alexander the Great did not onely think himself worthy the dominion of one only, but of many worlds.
In questo modo, non solo Mabbe non ha nessuna parola contro la pedanteria presente nella Celestina - e che tanto contrasta con la modernità dell'opera - ma anzi, aumenta in modo considerevole il numero di riferimenti mitologici e classici, riducendo così la freschezza dell'originale.
La versione di Mabbe conobbe comunque un discreto successo, nonostante il quale però, non venne ripubblicata fino al 1894. I motivi possono essere ricercati nella sua non perfetta conoscenza della lingua spagnola o nel fatto che basò la sua traduzione su edizioni "corrette" del testo: "[...] le pagine di Mabbe, per di più, sono oppresse abbastanza naturalmente da parole obsolete, oscure sottigliezze e una sintassi superata, che dà al suo libro una certa aria pittoresca e antiquaria, ma che lo rende affaticante per il lettore di oggi. [...]" (L.Byrd Simpson, 1955).
L'altra edizione è del 1707 e la troviamo pubblicata insieme ad altre novelle in The life of Guzmán de Alfarache or the Spanish Rogue. To wich is added The tragicomedy Celestina. In two volumes. Written in Spanish by Mateo Alemán. Done into English from the New French Version, and compar'd with the Original. By several Hand.
E' da sottolineare che gli anonimi adattatori - che lavorarono su una versione francese dell'opera - attribuirono la paternità della Celestina a Mateo Alemán, autore del Guzmán: la spiegazione più plausibile è che la versione da loro seguita per la traduzione, non riportasse il nome dell'autore.
Sempre nei primi anni del Settecento, divenne molto popolare in Inghilterra un libro, The Spanish Libertines, tradotto dal capitano John Stevens e pubblicato a Londra sempre nel 1707, che seppure ispirato principalmente ad un romanzo spagnolo di "truhaneria", La Picara Justina (pubblicata originariamente nel 1605) faceva riferimento anche all'opera di Rojas: in effetti il libro comprendeva, tra gli altri racconti, Justina, The Country Filt; Celestina, the Bawd of Madrid; Estebanillo Gonzales, the most arch and comical of scoundrels: to rohich is addad a play call'd Au Evening's Adventures.
A conferma della notorietà acquisita in Inghilterra dalla Tragicomedia de Calisto y Melibea, tra la seconda metà del XVI secolo e la prima di quello successivo, vengono pubblicate in Inghilterra alcune opere che possiamo ricollegare, se non direttamente alla Celestina, al filone delle tragicommedie: si tratta di opere di autori inglesi, come Cambises (1570 ca.) di Thomas Preston, presentata come "una lamentevole tragedia, mescolata di piacevole allegria" o Appius and Virginia (1575) di "R.B." (sigla probabilmente di Richard Bower), definita nei sottotitoli "una nuova commedia tragica".
Queste sono alcune delle più rappresentative nel novero di opere teatrali prodotte nel ventennio tra il 1560 e il 1580 e ancora popolari al tempo di Shakespeare (che le ridicolizza sia in A midsummer night's dream che in Henry IV). Da sottolineare la critica che Sir Philip Sidney fa a questo genere di teatro nella sua A Defence of Poesie: "Le nostre tragedie e commedie (contro cui non a torto si grida) che non osservano nè le regole di una onesta educazione nè quelle di un abile poetare [...] Ma oltre a queste grossolane assurdità è da notare che i loro drammi non sono nè vere tragedie nè vere commedie, poichè mescolano re e buffoni, non perchè ciò sia richiesto dalla materia, e costringono costoro, atteggiati a buffoni, a recitare una parte in materie molto nobili, senza pudore e senza discrezione. [...]"
Anche nell'opera di Rojas nobili, servi e prostitute venivano posti allo stesso livello di importanza.
Philaster (1610 ca.), dove la protagonista si chiama Aretusa (cfr. Areúsa nella Celestina di Rojas), e A king and no king (1611) entrambi di Francis Beaumont e John Fletcher, e The Spanish gypsie (1621-22), tragicommedia romanzesca attribuita a Thomas Middleton e William Rowley, completano questo piccolo gruppo.
Influssi della Celestina sono stati notati anche in The Anatomy of Melancholy (1621) di Robert Burton: è probabile infatti che l'autore avesse letto questa opera nella versione latina di K. Von Barth (1624). Ma è soprattutto nelle opere di Shakespeare che la critica ha cercato e ricercato echi, influenze e corrispondenze, a partire da Romeo and Juliet fino a Twelfth Night.
Le traduzioni più importanti, dopo l'Interlude attribuito a Rastell, vengono pubblicate nel 1631 e nel 1707: la prima è The Spanish Bawd, represented in Celestina: or the tragicke-comedy of Calisto and Melibea, edita a Londra da R. Allot.
L'epistola di dedica del traduttore è firmata Don Diego Puede-ser, una traduzione letterale del nome James Mabbe, che scrive:"I have in the undergoing of this translation, shewn more boldnesse then judgment. For though I doe speak like Celestina, yet come I short of her; for she is so concisely sgnificant, and indeede so differing is the idiome of the Spanish from the English, that I may imitate it but not come neere it. Yet have I made it as naturall, as our language will give leave". James Mabbe traduce la Celestina nell'elegante inglese dell'epoca elisabettiana e la ristampa di questa traduzione nella tipografia di Tudor la mette a portata di mano di tutti i lettori inglesi.
Uno di questi sembra sia stato lo stesso Shakespeare, anche se non lesse la versione stampata del 1631 ma direttamente il manoscritto: è probabile infatti che il celebre drammaturgo, essendo amico di Mabbe, abbia avuto un accesso privilegiato; un'altra ipotesi plausibile è che il manoscritto gli sia stato fatto avere da Ben Jonson, amico di entrambi.
Nel suo lavoro, Mabbe, più apertamente di altri, sottolinea il valore artistico, non quello esemplare, della Celestina, secondo il principio non laudare rem sed artem, che era incompatibile con l'interpretazione dell'opera come esempio della morale pratica. Mabbe ammette che la Celestina è un libro non sine scelere sebbene non sine utilitate, ne elogia le coraggiose sentenze, adottando il criterio medievale (siamo in pieno Seicento) di lasciare decidere al lettore l'uso retto del libro, che contiene perle e fango, punizioni per i disonesti e consigli per i casti.
La sua traduzione sostituisce quei termini di devozione cristiana che l'originale usa a sproposito - secondo la morale seicentesca - correggendone l'utilizzo e accentuando la proporzione dei riferimenti eruditi. Ad esempio, aggiunge alle parole latine di Pleberio (XXIII, 343) non solo la traduzione, ma anche l'altra valle citata nei Salmi:
[...] all alone in hac lachrymarum valle, in this vaile of tears, and shadow of death.
Allo stesso modo si libera di riferimenti non propriamente classici, come ad esempio quando nel tradurre il passo in cui Sempronio compara ironicamente Calisto con Nembrod e Alessandro e il loro tentativo (proveniente da una leggenda semitica) di scalare il cielo:
[...] ¡Qué Nembrot, que magno Alexandre; los quales no sólo del señorio del mundo, mas del cielo se juzgaron ser dignos! (I, 95)
Mabbe utilizza un famoso aneddotto:
Why, Alexander the Great did not onely think himself worthy the dominion of one only, but of many worlds.
In questo modo, non solo Mabbe non ha nessuna parola contro la pedanteria presente nella Celestina - e che tanto contrasta con la modernità dell'opera - ma anzi, aumenta in modo considerevole il numero di riferimenti mitologici e classici, riducendo così la freschezza dell'originale.
La versione di Mabbe conobbe comunque un discreto successo, nonostante il quale però, non venne ripubblicata fino al 1894. I motivi possono essere ricercati nella sua non perfetta conoscenza della lingua spagnola o nel fatto che basò la sua traduzione su edizioni "corrette" del testo: "[...] le pagine di Mabbe, per di più, sono oppresse abbastanza naturalmente da parole obsolete, oscure sottigliezze e una sintassi superata, che dà al suo libro una certa aria pittoresca e antiquaria, ma che lo rende affaticante per il lettore di oggi. [...]" (L.Byrd Simpson, 1955).
L'altra edizione è del 1707 e la troviamo pubblicata insieme ad altre novelle in The life of Guzmán de Alfarache or the Spanish Rogue. To wich is added The tragicomedy Celestina. In two volumes. Written in Spanish by Mateo Alemán. Done into English from the New French Version, and compar'd with the Original. By several Hand.
E' da sottolineare che gli anonimi adattatori - che lavorarono su una versione francese dell'opera - attribuirono la paternità della Celestina a Mateo Alemán, autore del Guzmán: la spiegazione più plausibile è che la versione da loro seguita per la traduzione, non riportasse il nome dell'autore.
Sempre nei primi anni del Settecento, divenne molto popolare in Inghilterra un libro, The Spanish Libertines, tradotto dal capitano John Stevens e pubblicato a Londra sempre nel 1707, che seppure ispirato principalmente ad un romanzo spagnolo di "truhaneria", La Picara Justina (pubblicata originariamente nel 1605) faceva riferimento anche all'opera di Rojas: in effetti il libro comprendeva, tra gli altri racconti, Justina, The Country Filt; Celestina, the Bawd of Madrid; Estebanillo Gonzales, the most arch and comical of scoundrels: to rohich is addad a play call'd Au Evening's Adventures.
A conferma della notorietà acquisita in Inghilterra dalla Tragicomedia de Calisto y Melibea, tra la seconda metà del XVI secolo e la prima di quello successivo, vengono pubblicate in Inghilterra alcune opere che possiamo ricollegare, se non direttamente alla Celestina, al filone delle tragicommedie: si tratta di opere di autori inglesi, come Cambises (1570 ca.) di Thomas Preston, presentata come "una lamentevole tragedia, mescolata di piacevole allegria" o Appius and Virginia (1575) di "R.B." (sigla probabilmente di Richard Bower), definita nei sottotitoli "una nuova commedia tragica".
Queste sono alcune delle più rappresentative nel novero di opere teatrali prodotte nel ventennio tra il 1560 e il 1580 e ancora popolari al tempo di Shakespeare (che le ridicolizza sia in A midsummer night's dream che in Henry IV). Da sottolineare la critica che Sir Philip Sidney fa a questo genere di teatro nella sua A Defence of Poesie: "Le nostre tragedie e commedie (contro cui non a torto si grida) che non osservano nè le regole di una onesta educazione nè quelle di un abile poetare [...] Ma oltre a queste grossolane assurdità è da notare che i loro drammi non sono nè vere tragedie nè vere commedie, poichè mescolano re e buffoni, non perchè ciò sia richiesto dalla materia, e costringono costoro, atteggiati a buffoni, a recitare una parte in materie molto nobili, senza pudore e senza discrezione. [...]"
Anche nell'opera di Rojas nobili, servi e prostitute venivano posti allo stesso livello di importanza.
Philaster (1610 ca.), dove la protagonista si chiama Aretusa (cfr. Areúsa nella Celestina di Rojas), e A king and no king (1611) entrambi di Francis Beaumont e John Fletcher, e The Spanish gypsie (1621-22), tragicommedia romanzesca attribuita a Thomas Middleton e William Rowley, completano questo piccolo gruppo.
Influssi della Celestina sono stati notati anche in The Anatomy of Melancholy (1621) di Robert Burton: è probabile infatti che l'autore avesse letto questa opera nella versione latina di K. Von Barth (1624). Ma è soprattutto nelle opere di Shakespeare che la critica ha cercato e ricercato echi, influenze e corrispondenze, a partire da Romeo and Juliet fino a Twelfth Night.
lunedì 1 dicembre 2008
LivingNovels.com
Novità!
Da oggi è online un nuovo sito! E dov'è la novità? eheheh :-)))
Sta nella tipologia!
Il neonato è un sito di romanzi, ma interattivo. Il romanzo è a puntate e lo scrittore ascolterà i consigli dei lettori per proseguire così la storia. Il sito si chiama www.livingnovels.com, visitatelo e fatemi avere le vostre impressioni. Io ci vado subito!
Trovate il link anche nell'elenco dei siti amici qua a destra.
Da oggi è online un nuovo sito! E dov'è la novità? eheheh :-)))
Sta nella tipologia!
Il neonato è un sito di romanzi, ma interattivo. Il romanzo è a puntate e lo scrittore ascolterà i consigli dei lettori per proseguire così la storia. Il sito si chiama www.livingnovels.com, visitatelo e fatemi avere le vostre impressioni. Io ci vado subito!
Trovate il link anche nell'elenco dei siti amici qua a destra.
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