lunedì 13 dicembre 2010

Non è che


Non è che un’emozione,
gorgoglio di lacrime,
che agita la pelle.

Non è che un profumo,
nebulosa di sensi,
che pervade l’anima.

Non è che un ricordo,
rimanenze di sogni,
che riempie il cuore.


da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

Come lanterne al vento

Lontano il tempo
in cui gli occhi 

tremolanti,
ti brillavano
come lanterne al vento.

Lontani i giorni
in cui il sorriso
risplendeva,
invitante
come un faro nel buio.



da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

Nel silenzio del borgo


Giochi di luci e ombre
delineano i tuoi seni,
suadente e improvviso
il tuo corpo m’avvolge,
nel silenzio del borgo. 

Guglia di luce e ombra
che affiori nella notte
improvvisa e maestosa,
ricorda! Fu amore,
nel silenzio del borgo.



da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

lunedì 29 novembre 2010

L'inverno dei quaranta.


E' appena uscito il nuovo libro di Paolo Melis - scrittore perugino, nonché mio amico - "L'inverno dei quaranta", edito da Ed. Albatros. Richiedetelo nella vostra libreria di fiducia, e intanto eccone un assaggio...

La crisi della SIR – TEC, azienda produttrice di termostati per importanti gruppi industriali, scompagina i rapporti in una piccola città romagnola. Al rapido declino assistono impotenti due quarantenni, Jonathan, abile venditore e Marco, controller preciso e scrupoloso. Costretto a chiudere in fretta e furia lo stabilimento in Romania per il calo delle produzioni, Marco rientra in Italia proprio il giorno in cui una denuncia anonima sembra dare il colpo di grazia alla ditta. Ha con sé il “process verbal de inspectie”, con quale si sancisce la trasformazione della fabbrica in un centro commerciale, e una valanga di ricordi dei molti mesi passati tra le pietre fredde e lucide di Brasov.
Un misterioso finanziere, il capitano Balducci, mezza età, capelli grigi e folti, pochissime parole, si presenta una mattina ai cancelli della fabbrica. Rimane spesso in silenzio, fa poche domande e osserva quello che riesce a osservare. Poi risale in macchina senza comunicazioni, senza sigilli, senza niente, lasciando solo la sensazione di una fine prefigurata.
E tuttavia a qualcuno viene in mente di tentare:
“Che cos’è la crisi poi, se non una sommatoria di crisi alle quali ognuno è chiamato a rispondere come può? Noi stavamo facendo la nostra parte per salvare una fettina del ben più esteso culo di cui facciamo parte”…

mercoledì 24 novembre 2010

Ipse dixit... appunti di strafalcioni, proverbi e improvvisazioni vare

"Qualcuno di voi mi conoscono."
"E' meglio essere fessi che sindaci."
"I nostri dirigenti evacuano."
"Dovete crociare dove c'è."
"La trattazione è un po' a volo d'uccello."
"E' come la pelle dell'elefante: la stiri come te pare."
"Oggi co sta velocità se salti 1 o 2 generazioni di soft sei fregato."
"Per azzeccarci la metà dobbiamo sbagliare 3 volte."
"Lo dico senza plaggeria di sorta."
"E' un po' come fare a cappellate coi passeri."
"Tre donne e un gatto, il mercato è fatto."
"Carta canta villan dorme."
"Scusate... entrano ed escono persone strafighe col cappotto... non credo che vadano al bagno qui dietro."
"Quiste son quasi come le oche del Campidoglio: sol che quille facevon scappì i ladri, quiste li fanno nì!"

venerdì 29 ottobre 2010

Inconsistente

Inconsistente,
scivola tra le dita
il ricordo della tua pelle.

da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

mercoledì 16 giugno 2010

Profumo di poesie.

E' in vendita sul sito della casa editrice Boopen, "Poeti d'Italia - Profumo di Poesie" una antologia curata da Roberto Russo. Si tratta di una raccolta di oltre 100 poesie scritte da 32 autori italiani. Tra questi c'è anche il sottoscritto, con due poesie. Chi fosse interessato può andare sul sito della Boopen (http://www.boopen.it) oppure cliccare direttamente al link dell'opera, QUI.
Il prezzo di copertina è di 8 euro.

martedì 15 giugno 2010

La ragazza con il sellino.

"Ignara di sguardi indiscreti alle spalle, conversa con amici di chissà quali vissuti momenti.
Sandali con zeppa calibrata, creano la giusta misura al sellino affusolato della bici che sostiene il corpo snello, fendendo lievemente tessuto e carne così da creare un piacevole “belvedere”.
Noi, come dive in primo piano, siamo in posa per essere immortalate da un obbiettivo mendace e la nostra immagine, sfumata, lascia il posto allo sfondo intrigante della piazza di Lodi laddove, con malcelata innocenza, sono puntati occhi e relative attrezzature.
Puntare, fuoco e via… per immortalare lo spettacolo di lievi movenze di un corpo sinuoso su questo oggetto immobile ma tremendamente vivo e invidiato da tutti. Noi donne, con sorriso abbozzato, complici di quel vagare maschile tra sogno e realtà, percepiamo bisbigli, sguardi, sorrisi che animano quei brevi attimi di fantasie fino a quando “qualcosa” si muove!
eppur si muove” saluta gli amici, candidi baci e poi pronta per la partenza; il sellino si sposta dolcemente e con egual eleganza si insinua finalmente tra le fattezza della fanciulla come una rondine che entra nel nido.
Un ovazione sommessa, educata ma pur sempre significativa accompagna la partenza e l’immagine svanisce, si confonde fra la folla ma sicuramente, come accade quando siamo insieme, qualcosa rimane.
Potevamo farvi una domanda ma sarebbe stata retorica; abbiamo capito che “vi era piaciuto”!"
"LA RAGAZZA CON IL SELLINO" by Le Donne degli Strani

venerdì 19 marzo 2010

Lo sconvolto ed altre amenità.

Nuova tariffa a zona.
Ieri mattina, in ufficio, squilla il telefono. Rispondo, e una signora, dall'altro capo del filo, inizia a chiedermi spiegazioni su come poter fare correttamente dei documenti. Mentre le spiego, la conversazione viene disturbata dai tipici problemi di linea delle telefonate fatte col cellulare mentre si è in auto. Perciò, un po' per questo motivo, un po' per non farle spendere troppi soldi, le dico che sarebbe meglio venire direttamente in ufficio. Al che lei mi risponde, in dialetto:"Sie me scusi ve', ma so ncol cellulare e sto gì a lavorà. Ma n' se preoccupi che potem parlà, che c'ho la tariffa ridotta fino a la stazione, e so tlì vicino."

Lo sconvolto.
Stamattina arrivo in ufficio e vedo che davanti alla porta di ingresso ci sono due anziane signore. E' presto e ancora non siamo aperti al pubblico, per cui la porta è chiusa. Mi avvicino per entrare e una signora mi fa:"E' chiuso." Vedendomi proseguire verso la porta mi ripete:"Guardi che è ancora è chiuso."
In quel mentre io tiro fuori le chiavi e apro la porta. La signora mi guarda e commenta: "Ah, ma lei è il padrone!".
Più tardi, una volta aperto l'ufficio al pubblico, le due arzille signore si accomodano una alla scrivania del mio collega e una alla mia.
Sono venute entrambe a presentare la stessa domanda per il bonus sul gas ma, mentre la signora che sto servendo ha tutti i documenti necessari a posto, l'altra ha dei problemi: la fattura del gas è intestata al defunto marito. E qui inizia un dialogo in dialetto tra le due anziane signore.
"Oh poretta me, e ade' come fò?" inizia a lamentarsi.
"Ha da fa' lo sconvolto!" interviene in suo aiuto la signora alla mia scrivania.
"Ch'ho da fè?"
"Lo sconvolto! Quando ch'è morto 'l mi marito io l'ho sconvoltate tutte, le bullette! Ha da fa' lo sconvolto pure lei!"
"Oh poretta me! e come se fa? C'avrò da mandà qualcuno laggiù che io nce vò che ho paura, tlì me metton sotto le machine!"
"Ce mandi 'l nipote e glie dica de fasse fa lo sconvolto così dopo artorna di qui e fa la domanda." Conclude la signora.
Io e il mio collega siamo rimasti in silenzio a gustarci la scenetta...

mercoledì 10 febbraio 2010

Sogni

Ogni giorno
creo bisogni,
che si perdono
ogni notte
nell’ignoto
dei miei sogni.

da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

domenica 31 gennaio 2010

Ti ho cercata

Ti ho cercata
nella calma di acque lacustri,
inebriato da seni procaci.

Ti ho cercata
nel grigiore di vie medievali,
rapito da gambe sinuose.

Ti ho cercata
nel mistero di paesi lontani,
sedotto da chiome dorate.

Ti ho cercata
nel rigore di palazzi reali,
ammaliato da sguardi sensuali.

Ti ho cercata
nella purezza di terre native,
stregato da glutei armoniosi.

Tra corpi lascivi
e romantici luoghi, invano,
amore, io ti ho cercata.

da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

lunedì 18 gennaio 2010

Due isole

Siamo due astri splendenti
che pur divisi s’illuminano.

Siamo due indomiti amanti
che tutte le notti si bramano.

Siamo due isole distanti
che acque profonde separano.

da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

Eppure torna il silenzio

Dirompente un boato
scuote in me echi lontani,
sensazioni che volevo perdute.

Eppure torna il silenzio
nel fragore del giorno che nasce.

da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

mercoledì 13 gennaio 2010

Proroga postuma

Un signore entra in ufficio, con cappotto e sciarpone. Con la mano sinistra tiene due buste di plastica, modello Supermercato large, piene di cartelle e documenti, con la mano destra una ventiquattrore e un'altra borsona.
"Buongiorno" faccio io.
Nessuna risposta.
Lo guardo mentre apparecchia una delle due sedie davanti la mia scrivania. Si toglie la sciarpa e si slaccia il cappotto. Sempre in silenzio.
Poi inizia a rovistare dentro le buste tirando fuori di tutto, per metterlo in ordine sparso sulla scrivania. Sempre in silenzio.
Continuo a guardarlo.
Alla fine mi mostra una lettera e apre bocca: "Sa, il Comune mi ha scritto, cioè non a me, ha scritto a mia madre."
"Sì?"
"C'è scritto che devo fare la proroga della carta di identità di mia madre."
"Sì, abbiamo scritto a tutte le persone con la carta in scadenza. Per legge la validità è prorogata di altri 5 anni."
"Ah, ecco, ho capito."
"Bene, se mi da la carta le faccio subito la proroga. Ha la delega di sua madre?"
"Beh... veramente mia madre è morta. Ma se mi può prorogare lo stesso la carta, sa mi può sempre servire, non si sa mai..."
"..."
Nel negare la possibilità sono rimasto senza parole...

domenica 10 gennaio 2010

Trailer irreale

Solitamente trascrivo qua i miei sogni, a mo' di racconto. Succede sempre quando me li ricordo bene, e se sono comunque sogni particolari. Il più delle volte mi restano invece in mente solo spezzoni, una sorta di trailer del sogno. Per cui rinuncio a metterli su carta.
Ultimamente poi sono stato anche colto da pigrizia e quindi non ho scritto molto.
Per rimediare oggi mi metto a fare il trailer degli ultimi sogni e anche se ne verrà fuori uno spezzatino senza senso, pazienza, ma almeno me ne resterà memoria. Scripta manent, verba volant.

Il castello
Inseguito da non so più chi, mi ritrovo all'interno di un castello medievale, con scale ripide e stanze piccole. Scendo le scale rapidamente e da un'apertura ad arco sul pianerottolo sottostante vedo fuoriuscire una luce giallo-arancio, come se tutta quella stanza al piano inferiore fosse ripiena di fiamme. E in effetti non tarda molto che delle lingue di fuoco raggiungano il pianerottolo. Io sono imprigionato tra i miei inseguitori e le fiamme. Ma i miei nemici non si vedono più mentre dalla stanza incendiata emergono delle ombre scure e delle voci...

Vampiri
Vado a trovare un caro amico, nel suo negozio di antichità. Prendiamo un tè insieme e mentre sorseggiamo l'infuso mi fa una rivelazione sconcertante. Siamo entrambi dei vampiri, appartenenti ad una vecchia razza ormai in estinzione, che ha la caratteristica di non aggredire gli umani. Per tradizione abbiamo scelto di vivere in sintonia con il resto del mondo. Sono un vampiro quindi. La scoperta non mi stupisce più di tanto, in effetti mi ero ritrovato spesso a farmi domande su certi miei comportamenti... Continuiamo a parlare mentre osservo il mio amico. E' molto più vecchio di me, canuto, con una barba bianca corta e a punta, gli occhi piccoli e molto espressivi. Ad un certo punto l'espressività delle sue pupille mi avvisa di un pericolo. Ci alziamo e usciamo fuori. Siamo su un'isola in mezzo al mare. Saliamo su un promontorio per scrutare l'orizzonte. Il cielo è plumbeo. Il mio amico tira fuori un cannocchiale, rivestito di pelle nera, e osserva un punto dove il mare si fonde con le nuvole. Guardo anche io e vedo solo dei puntini gialli, luminosi. Mi passa il cannocchiale e i puntini si rivelano essere degli occhi, che a loro volta stanno osservando noi. Gli occhi appartengono a delle persone che non hanno per nulla sembianze umane nè tanto meno apparenze invitanti e ben promettenti.
Mi dice che sono i vampiri di un'altra razza, quella che da sempre ha terrorizzato gli umani, con le loro storie di sangue. Ci hanno scoperto e stanno venendo a prenderci. Anche se mi dice che è ormai tardi, con molta calma mi invita a seguirlo, in un tentativo di fuga. Scendiamo lungo il pendio del promontorio, verso l'interno dell'isola, fino ad una apertura della terra sotto ad un albero. L'apertura da su un cunicolo. Ci avventuriamo all'interno, al buio. Dopo un po' scivoliamo e poi ruzzoliamo fino a cadere su una strada lastricata. Sono seduto, alzo la testa e guardo intorno: sono esterrefatto! Ci troviamo lungo la via di una città, si direbbe nel centro storico. Guardo meglio. I palazzi sembrano essere del 7-800, ma quello che è più strano è che anche i negozi, i lampioni, le carrozze che improvvisamente appaiono all'angolo, sembrano appartenere a due, tre secoli fà. Con un sorriso disarmante il mio amico mi spiega che siamo passati attraverso una porta temporale e che siamo realmente a metà del 1800. In genere lui usa questo passaggio per comprare oggetti che poi rivenderà nel suo negozio di antichità. Oggi ci è servito per scappare - con successo - dagli altri vampiri...

La showgirl
Ricordo soltanto la notizia della morte di una soubrette, showgirl di talento - di cui non farò il nome - deceduta all'età di 64 anni per un male incurabile.

Mio padre
Ho sognato di incontrare mio padre, e di fare con lui una bella chiacchierata, passeggiando insieme. Mentre mi parla mi ricorda due numeri. Mi rendo poi conto che uno dei due corrisponde alla data in cui ha avuto il primo infarto e l'altro agli anni che sono passati dalla sua morte.
Finita la passeggiata, mi saluta e poi muore...

"Tutto è bene ciò che finisce bene"

Eravamo rimasti alla mia rabbia e delusione, conseguenza di un trasferimento da un ufficio ad un altro. Arrivato d'improvviso, un pomeriggio, tramite un foglio di carta sputato fuori dal fax. Dal piccolo ufficio sotto alle due torri panna, lontano cinque, sei minuti di cammino da casa, a quello ricavato da una vecchia palestra, distante non so quanto in auto.
Ci ho dedicato un lungo post, a maggio dello scorso anno. Poi ho smesso di scrivere ed infatti i miei interventi qui si sono diradati.
Ad ogni modo, ho preso le mie cose e ho traslocato. Il lunedì ho iniziato a lavorare dietro la nuova scrivania. Il martedì ho imbucato una raccomandata al mio capo. Nello stesso periodo di tempo, a mia insaputa, un'altra lettera stava partendo. Se devo essere sincero, non completamente a mia insaputa. Ero a conoscenza della lettera - e del suo contenuto - ma non sapevo se e quando sarebbe stata spedita.
Fatto sta che, qualche settimana più tardi, mi sono ritrovato un pomeriggio nell'ufficio del mio capo a scambiare con lui rabbia e costernazione, accuse e scuse, delusione e complimenti. Questi ultimi derivanti dalla lettera che, a mia insaputa, era nel frattempo partita e arrivata.
E alla fine di quel pomeriggio, entrambi digiuni del pranzo, ci siamo riappacificati. Il mio capo ha chiamato una collega, che nella via gerarchica sta tra lui e me, e le ha comunicato che di lì a qualche giorno sarei stato trasferito in un altro ufficio, nel centro storico, con le funzioni di responsabile di quello stesso servizio.
Da un lato la mia lettera, unita a come avevo affrontato la situazione, dall'altra la missiva di cui sopra, mi avevano fatto avere, nell'ordine, ragione, trasferimento, promozione.
E qui vi devo parlare un po' di questa famosa lettera.
In realtà si tratta di una "petizione" o comunque di una lamentela collettiva. Nel quartiere dove per quattro anni ho unito l'abitazione privata e l'ufficio pubblico abita una signora, una donna di una quindicina d'anni più grande di me, alta, bella e di classe. Questa signora, che era stata più volte mia cliente, evidentemente era rimasta molto soddisfatta del trattamento ricevuto in un ufficio dove solitamente la burocrazia e la spersonalizzazione la fanno da padrone.
Saputo del mio allontanamento forzato "si adirò leggermente" (per citare Fantozzi). Dopo telefonate e incontri con dirigenti e politici, si era messa a scrivere la famosa lettera per poi farla firmare da una sessantina di cittadini del quartiere, per lamentare il mio trasferimento e reclamare il mio ritorno come soluzione. Al contempo elogiando il mio "modus operandi" di impiegato modello.
C'è da dire che la signora è stata anche fortunata perchè non di rado sono oltremodo burbero nell'esercitare le mie funzioni lavorative. Ma alle volte fare semplicemente il proprio dovere, aggiungendoci un po' di gentilezza, porta dei frutti insperati.
Così oggi (più esattamente dalla scorsa estate) mi trovo a lavorare in un ufficio ricavato da un loggiato del XIII secolo, in pieno centro storico. E come responsabile, con una mezza dozzina di colleghi da gestire.
Stavolta cito Bonvi e il suo Nick Carter: "tutto è bene ciò che finisce bene".

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