mercoledì 1 ottobre 2008

La Celestina di Fernando de Rojas nella letteratura inglese. traduzioni ed esiti.

2.3 La "Celestina" in Inghilterra
La teoria che la cultura spagnola fosse molto conosciuta in Inghilterra prevalse per molto tempo. In realtà punti di contatto tra la letteratura spagnola e quella inglese vennero notati già nel corso del Quattrocento, ad esempio nei poemi di Francisco Imperial, dove in effetti si avverte un influsso inglese, ma sarà segnatamente il secolo successivo ad essere caratterizzato da contatti storico-culturali veramente degni di nota: la realizzazione dell'unità politica, la scoperta del Nuovo Mondo, i matrimoni tra Enrico VIII e Caterina d'Aragona e tra Maria Tudor e l'infante Filippo.
L'interesse aumentò con l'arrivo in Inghilterra di alcuni scolari, amici di Sir Thomas More, ansiosi di ascoltare lezioni di Juan Luis Vives, famoso latinista spagnolo che venne in Inghilterra come precettore della principessa Maria, e che, fino al divorzio di Caterina d'Aragona, fu professore di Filosofia ad Oxford. I suoi trattati, in gran parte di carattere religioso, furono per molti anni popolari in Inghilterra. Uno di questi, De Institutione Christianæ Feminæ (Nota: scritta da Vives in latino, fu pubblicata, per la prima volta, in inglese da Richard Hyesde nel 1540), ebbe un esito ragguardevole, tanto che lo continuarono a leggere le signore inglesi come stimolo alla devozione molto tempo dopo che il Cattolicesimo aveva ceduto il posto al regime di Elisabetta. Nella sua autonomia dottrinale assomigliava molto ai libri dei mistici spagnoli, anche se nello stabilire regole pratiche per la condotta quotidiana, indirizzata in certo qual modo ad una perfezione impossibile, non aveva in sé niente di mistico.
Caterina d'Aragona e Juan Luis Vives: due personaggi spagnoli trasferitisi in Inghilterra che in qualche modo si intrecciano con la Celestina e il suo successo nell'isola di Albione. Sembra infatti che la storia di Calisto e Melibea fosse una delle letture preferite dai componenti il seguito di Caterina, al suo arrivo in Inghilterra nel 1501, e da questi fatta conoscere ai cortigiani inglesi che avessero dimestichezza con il castigliano. D'altra parte fu Vives che le conferì attualità proprio a seguito del giudizio emesso sull'opera: infatti l'umanista, nel suo De Institutione faceva una lista dei libri che le donne non dovevano leggere e tra questi include anche la Celestina, indicandolo come libro abominevole (Nota: Vives considerava gli autori dell'opera "homines otiosi, male ferati, vitiis ac spurcitiæ dediti"). In verità il suo fu un giudizio reputato eccessivamente severo ed ingiustificato, giacchè la maggior parte dei suoi contemporanei consideravano la Celestina un'opera maestra. In effetti lo stesso Vives, in un trattato successivo (De Causis Corruptarum Artium - 1531) edulcora le sue posizioni critiche iniziali salvando la Tragicommedia sul piano morale, in virtù delle tragiche morti degli amanti, dei servi e di Celestina.
Tutto questo portò per molto tempo ad attribuire a Vives la prima traduzione inglese della Celestina, stampata verso il 1530. Si tratta di un adattamento in versi, pubblicato anonimo, di non pregevole fattura: inoltre la tragedia finale viene modificata con una conclusione felice e il traduttore aggiunge riflessioni morali che concordano con il primo giudizio emesso da Vives sull'opera di Rojas. (Nota: Anche Thomas More aveva un'opinione avversa alla Celestina, che rifletteva quella di Vives, De Institutione Christianæ Feminæ: the baude mother of naughtynes = Cælestina lena, nequitarum parens)
- il capitolo proseguirà su un prossimo post -

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