venerdì 4 luglio 2008

La Celestina di Fernando de Rojas nella letteratura inglese: traduzioni ed esiti.

Premessa.
Quando un'opera degli inizi del Cinquecento, conosce nel volgere di 10-20 anni un successo a livello europeo, non può non lasciare delle tracce, più o meno profonde, sulla letteratura contemporanea dei paesi vicini.
L'idea della nostra indagine è partita da questa affermazione: cercheremo quindi di individuare quali tracce e che esiti abbia lasciato la "Tragicommedia di Calisto e Melibea", opera che tutti conosciamo con il nome di "Celestina".
In particolare ci concentreremo sulla presenza dell'opera di Ferndando de Rojas in Inghilterra, limitandoci ad un periodo di tempo che va dal 1530, anno della prima traduzione, al 1707. Questo per due ragioni principali: è questo il momento di maggior successo, quindi quello in cui la "Celestina" esercitò - potenzialmente - l'influsso maggiore; l'altro motivo è che dai primi del Settecento la Tragicommedia sparisce dalla circolazione e non si avranno più sue traduzioni fino all'inizio del nostro secolo.
Abbiamo ritenuto opportuno, prima di iniziare la nostra ricerca, effettuare un breve studio preliminare dell'opera: un accenno alla cronistoria delle varie edizioni che si fecero dell'originale e alle fonti che ispirarono la realizzazione della Tragicommedia, nonchè un profilo - per quanto possibile, dato le poche notizie - dell'autore.
Ci aiuteranno a capire i perchè di certi adattamenti e a rendere più chiaro - ci auguriamo - il lavoro successivo.
Passeremo ad esaminare, quindi, gli esiti, praticamente immediati, che la "Celestina" ebbe in Spagna, con un succedersi di imitazioni e continuazioni. Il grande successo ottenuto in patria, ebbe come logica conseguenza un susseguirsi di traduzioni nelle principali lingue dell'epoca: italiano, francese, tedesco e inglese.
Non bisogna stupirsi se, tra le varie versioni, ve ne furono anche una in latino - lingua che era ancora molto usata tra gli scrittori e le persone di cultura - e una in lingua ebrea: ricordiamo, infatti, che non solo Ferndando de Rojas era ebreo - anche se fu costretto a convertirsi -, ma che uno dei temi trattati velatamente nella Tragicommedia si riallacciava proprio alla situazione degli ebrei nella Spagna della fine del Quattrocento.
Tratteremo poi, in modo più specifico, delle traduzioni e degli esiti che, nell'arco di due secoli, la "Celestina" ebbe in terra inglese. Cercheremo di capire perchè non fu semplicemente tradotta, ma ne vennero fatti degli adattamenti, a volte vicini, altre lontani dall'originale; vedremo come, nonostante pesanti critiche, conobbe un periodo di splendore che la porterà - argomento su cui ci soffermeremo nel capitolo successivo - fino alla biblioteca di Shakespeare. Su quale versione abbia messo le mani il grande genio inglese non è dato sapere, ma, attraverso le citazioni ed i riferimenti più o meno diretti al capolavoro di Fernando de Rojas, che si trovano in alcune delle sue opere, cercheremo di trovare una risposta.
Nella nostra indagine tutte le citazioni fanno riferimento al testo "La Celestina" edizione di Dorothy S. Severin, Catedra, Madrid, 1997.

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