Capitolo I
La Celestina: studio preliminare
1.1 Il testo
Il testo che oggi noi conosciamo semplicemente con il nome di Celestina ha una storia che per vari motivi è complessa e interessante.
Nel 1499, un secolo dopo la morte dell'Arcipreste de Hita e circa un decennio prima della prima edizione di Amàdis de Gaula, nella città di Burgos lo stampatore Fadrique de Basilea pubblica un'opera senza titolo nè nome dell'autore, un libretto anonimo destinato ad essere, per chi studia l'evoluzione letteraria, uno dei fari che guidano da capo a capo attraverso i mari del tempo. Inizia così quella che si può chiamare la storia pubblica della Celestina, nel suo primo stadio di comedia. Questa prima edizione aveva una sola parte introduttiva (Argumento del primer auto desta comedia), mancavano le parti finali e le annotazioni ed era formata in totale da sedici atti. La trama si dipana sulla falsariga della vicenda di una coppia di amanti perseguitati dalla sfortuna e dalla sensualità, e distinati a ricevere un castigo tremendo (i personaggi sono presi principalmente dall'Arcipreste de Hita). Era una storia in dialogo o forma drammatica che, sebbene scritta per il palcoscenico, era troppo lunga e quasi impossibile per una rappresentazione completa come dramma. Non si deve dimenticare che, all'epoca, gli scrittori procedevano a tentoni nella nebbia. Nessuno aveva appreso a presentare una storia lunga, completa e coordinata in prosa, perchè i racconti di cavalleria erano sostanzialmente un coacervo di episodi variamente concatenati tra di loro, e dello sviluppo del carattere attraverso la finzione non si era sentito parlare a quei tempi; di conseguenza sebbene questa Celestina possa sembrarci grossolana e puerile, non dobbiamo dimenticare che fu la prima storia lunga e coordinata, e con una trama completa scritta, nella letteratura moderna.
L'anno seguente (1500) a Toledo, un altro stampatore, Pedro Hagenbach, pubblica una nuova edizione della stessa opera che appare ora con il titolo "Comedia de Calisto y Melibea: la cual contiene demas de su agradable y dulce estilo muchas sentencias filosofales: y auisos muy necessarios para mancebos: mostrando les los engaños que estan encerrados en siruientes y alcahuetas" e con una serie di parti introduttive: la lettera El autor a un su amigo, le "coplas" de El autor, escusàndose, il Sìguese e l'Argumento de toda la obra nonchè quello già citato del primer auto. Dopo i sedici atti del 1499 figura anche una parte finale, le "coplas" del correttore Alonso de Proaza.
Infine, nel 1501, esce, con elementi identici alla seconda, la terza edizione della Comedia, a Siviglia, per opera di Stanislao Polono.
Dunque, senza considerare edizioni perdute, la Comedia de Calisto y Melibea appare in tre momenti molto vicini nel tempo (1499, 1500, 1501) e in tre città del Regno di Castiglia, muovendosi geograficamente da nord a sud: Burgos, Toledo, Siviglia. Ciò significa che fu, senza dubbio, un autentico "best-seller".
Per fruire della versione completa della Celestina, dobbiamo aspettare ancora qualche anno (1504) e tornare a Toledo dove viene stampata. Questa edizione aveva ventuno atti, poichè erano stati aggiunti (tra il XIV e il XV delle precedenti edizioni) i cinque conosciuti come il Tractado de Centurio; era completata da Incipit, Pròlogo filosofico e dalle strofe post-testuali Concluye el autor, ed era intitolata Tragicomedia de Calixto Y Melibea, titolo che d'ora in poi la caratterizzerà. Purtroppo è oggi perduta. La conosciamo attraverso la traduzione italiana realizzata da Alfonso Ordòñez e stampata a Roma nel 1506 da Eucario Silber. La prima Tragicommedia conservata è del 1507, e fu stampata a Saragozza da Jorge Coci. In realtà nel 1502 furono stampate ben cinque edizioni dell'opera, ma vennero pubblicate tra il 1510 e il 1529. Un'altra edizione che riporta dati diversi da quelli effettivi è quella di Juan Joffré (Valencia, 1514): nei versi si dà come luogo Salamanca e come anno il 1500. La Celestina oltrepassa dunque le frontiere nazionali e linguistiche non solo della Castiglia ma di tutta la Spagna del XVI secolo: il suo è un successo inarrestabile che conosce altre cinque edizioni nel volgere di pochi anni.
La Celestina: studio preliminare
1.1 Il testo
Il testo che oggi noi conosciamo semplicemente con il nome di Celestina ha una storia che per vari motivi è complessa e interessante.
Nel 1499, un secolo dopo la morte dell'Arcipreste de Hita e circa un decennio prima della prima edizione di Amàdis de Gaula, nella città di Burgos lo stampatore Fadrique de Basilea pubblica un'opera senza titolo nè nome dell'autore, un libretto anonimo destinato ad essere, per chi studia l'evoluzione letteraria, uno dei fari che guidano da capo a capo attraverso i mari del tempo. Inizia così quella che si può chiamare la storia pubblica della Celestina, nel suo primo stadio di comedia. Questa prima edizione aveva una sola parte introduttiva (Argumento del primer auto desta comedia), mancavano le parti finali e le annotazioni ed era formata in totale da sedici atti. La trama si dipana sulla falsariga della vicenda di una coppia di amanti perseguitati dalla sfortuna e dalla sensualità, e distinati a ricevere un castigo tremendo (i personaggi sono presi principalmente dall'Arcipreste de Hita). Era una storia in dialogo o forma drammatica che, sebbene scritta per il palcoscenico, era troppo lunga e quasi impossibile per una rappresentazione completa come dramma. Non si deve dimenticare che, all'epoca, gli scrittori procedevano a tentoni nella nebbia. Nessuno aveva appreso a presentare una storia lunga, completa e coordinata in prosa, perchè i racconti di cavalleria erano sostanzialmente un coacervo di episodi variamente concatenati tra di loro, e dello sviluppo del carattere attraverso la finzione non si era sentito parlare a quei tempi; di conseguenza sebbene questa Celestina possa sembrarci grossolana e puerile, non dobbiamo dimenticare che fu la prima storia lunga e coordinata, e con una trama completa scritta, nella letteratura moderna.
L'anno seguente (1500) a Toledo, un altro stampatore, Pedro Hagenbach, pubblica una nuova edizione della stessa opera che appare ora con il titolo "Comedia de Calisto y Melibea: la cual contiene demas de su agradable y dulce estilo muchas sentencias filosofales: y auisos muy necessarios para mancebos: mostrando les los engaños que estan encerrados en siruientes y alcahuetas" e con una serie di parti introduttive: la lettera El autor a un su amigo, le "coplas" de El autor, escusàndose, il Sìguese e l'Argumento de toda la obra nonchè quello già citato del primer auto. Dopo i sedici atti del 1499 figura anche una parte finale, le "coplas" del correttore Alonso de Proaza.
Infine, nel 1501, esce, con elementi identici alla seconda, la terza edizione della Comedia, a Siviglia, per opera di Stanislao Polono.
Dunque, senza considerare edizioni perdute, la Comedia de Calisto y Melibea appare in tre momenti molto vicini nel tempo (1499, 1500, 1501) e in tre città del Regno di Castiglia, muovendosi geograficamente da nord a sud: Burgos, Toledo, Siviglia. Ciò significa che fu, senza dubbio, un autentico "best-seller".
Per fruire della versione completa della Celestina, dobbiamo aspettare ancora qualche anno (1504) e tornare a Toledo dove viene stampata. Questa edizione aveva ventuno atti, poichè erano stati aggiunti (tra il XIV e il XV delle precedenti edizioni) i cinque conosciuti come il Tractado de Centurio; era completata da Incipit, Pròlogo filosofico e dalle strofe post-testuali Concluye el autor, ed era intitolata Tragicomedia de Calixto Y Melibea, titolo che d'ora in poi la caratterizzerà. Purtroppo è oggi perduta. La conosciamo attraverso la traduzione italiana realizzata da Alfonso Ordòñez e stampata a Roma nel 1506 da Eucario Silber. La prima Tragicommedia conservata è del 1507, e fu stampata a Saragozza da Jorge Coci. In realtà nel 1502 furono stampate ben cinque edizioni dell'opera, ma vennero pubblicate tra il 1510 e il 1529. Un'altra edizione che riporta dati diversi da quelli effettivi è quella di Juan Joffré (Valencia, 1514): nei versi si dà come luogo Salamanca e come anno il 1500. La Celestina oltrepassa dunque le frontiere nazionali e linguistiche non solo della Castiglia ma di tutta la Spagna del XVI secolo: il suo è un successo inarrestabile che conosce altre cinque edizioni nel volgere di pochi anni.
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