2.3 La "Celestina" in Inghilterra (seconda parte)
A new comõdye in Englysh in maner of an Enterlude ryght elyant and full of craft of rethoryk wherein is shewed and dyscrybed, as well the bewthe and good propertes of women, as theyr vycys and evyll condicyons, questo il lunghissimo titolo (che per comodità chiameremo Interlude): anche se pubblicata anonima viene attribuita a colui che ne curò la stampa, John Rastell.
Nonostante fosse solo un adattamento dei primi 4 atti della Celestina - con i punti salienti e quelli di minor rilievo in prosa - esercitò una ragguardevole influenza sia nel nascente dramma che nella commedia romantica inglese. Nonostante la mancanza di dati a partire dalla morte di More, siamo certi che la Celestina si continuasse a leggere; ne è la prova, ad esempio, il fatto che, tra i libri spagnoli che Sir William Cecil comprava dal libraio W. Seres tra il 1554 e il 1555, ci fosse l'opera di Rojas; così come il fatto che, nell'inventario realizzato il 1° agosto 1566 nella biblioteca di un condiscepolo di Cecil, Sir Thomas Smith, si incontrasse un'altra copia dello stesso libro. Verso il 1570 ritroviamo la Celestina sulle scene, essendo stata autorizzata l'anno precedente l'edizione de The most famous History of ij Spanesshe lovers, nuovo adattamento drammatico dell'opera di Rojas. A questa sempra riferirsi Florio, nella sua opera His firste Fruites (1578), autore che più tardi estrarrà dal libro spagnolo molte parole per includerle nel suo dizionario italiano-inglese intitolato Queen Anna's New World of Words (1611).
Nel 1580, l'opera spagnola divenne molto popolare nei teatri inglesi in un nuovo adattamento dal titolo The Tragical Comedie of Calistus, che ebbe a sua volta diverse imitazioni, come si deduce dagli attacchi puritani che gli mosse Anthony Munday, contenuti nel suo Second and Third Blast of Retrait from Plaies and Theaters:
The nature of these Comedies are, for the most part, after one manner of nature, like the tragical Comedie of Calistus, where the bawdresse Scelestina enflamed the maiden Melibea with sorceries. Do we not use in these discourses to counterset witchcraft, charmed drinks, & amorous potions, thereby to drawe the affections of men, & stir them up into lust, to like euen those whom of themselues they abhor.
Nel 1582 ecco un nuovo riferimento alla Celestina e al fatto che i i drammaturghi stessero saccheggiando le commedie spagnole (insieme a quelle di altre nazionalità) per le loro produzioni. Lo fornisce Stephen Gosson in Plays Confuted in Five Actions (1582):
I may boldely say it because I have seen it, that Palace of pleasure, the Golden Asse, the Aethiopian historie, Amadis of France, the roundle table, baudie comedies, in Latine French, Italian and Spanish, have been thoroughly ransackt to furnish the playe houses in London.
Ma, invece che far perdere l'interesse ai drammaturghi e al pubblico, questi attacchi lo ravvivarono. Successe così che nel 1582 si rappresentò A Comedy of Beauty and House-wifery, che altro non era se non un riadattamento del vecchio Interlude of Calisto and Melibea di Rastell.
Al di fuori del teatro, il riformista spagnolo Cipriano de Valera - che viveva in Inghilterra - riprodusse nel 1586 passaggi selezionati della Celestina - ristampati nel 1599 e tradotti poi in inglese nel 1600 - e proverbi presi dalla stessa, insieme al suo giudizio del libro spagnolo.
Probabilmente, ciò che dimosra maggiormente la popolarità raggiunta in quegli anni è l'annuncio della stampa di una edizione in castigliano, secondo quanto risulta nel "Registro del Librai", dove, il 24 febbraio 1591, si autorizzò ufficialmente A Book intituled Lacelestina Comedia in Spanishe; una seconda autorizzazione fu rilasciata per un'edizione in inglese, dal titolo The delightful history of Celestina the faire (la cui traduzione dal francese fu realizzata probabilmente da William Barley), pubblicata una prima volta da J. Wolf nel 1591, e ripubblicata da Adam Islip nel 1596, e della quale esiste un'esemplare al British Museum; una terza edizione fu inscritta e autorizzata il 5 ottobre 1598 a favore di William Aspley per la sua traduzione The Tragicke Comedye of Celestina.
Quello stesso anno, Francis Meres, parlando nel suo Palladis Tamia (1598) della selezione che si dovrebbe fare dei libri da leggere, censurava, tra gli altri, "the history of Celestina".
Non mancò una chiara allusione alla Tragicommedia in una delle piecès teatrali contemporanee Englishmen for my Money: Or, a Woman will have her Will (1598) di William Haughton, sebbene il nome della celebre ruffiana fosse leggermente trasfigurato:
Madame Celestura de la know not what.
Altrettanto sembra fare Edward Topsell in Times Lamentations: Or An exposition to the prophet Joel, in sundry Sermons or Meditations (1599), nel criticare coloro che discreditano la religione scrivendo "idle toyes for histrionicall paliers" tra i quali si includono le "Spanish inuentions" che si riferiscono sia ai libri di cavalleria che alla Celestina.
Infine, John Minshew, nella sua grammatica spagnola, edita in inglese nel 1599, presentava nientemeno che 55 esempi di modelli del parlar bene, estratti dalla Celestina:
Que por la boca le sale a borbollones. (I,93)
But that it must bubble out of his mouth.
A tutto ciò bisognerebbe aggiungere altre versioni francesi e italiane che erano in circolazione in quel momento nell'isola, che contribuirono alla divulgazione dell'opera.
Nonostante fosse solo un adattamento dei primi 4 atti della Celestina - con i punti salienti e quelli di minor rilievo in prosa - esercitò una ragguardevole influenza sia nel nascente dramma che nella commedia romantica inglese. Nonostante la mancanza di dati a partire dalla morte di More, siamo certi che la Celestina si continuasse a leggere; ne è la prova, ad esempio, il fatto che, tra i libri spagnoli che Sir William Cecil comprava dal libraio W. Seres tra il 1554 e il 1555, ci fosse l'opera di Rojas; così come il fatto che, nell'inventario realizzato il 1° agosto 1566 nella biblioteca di un condiscepolo di Cecil, Sir Thomas Smith, si incontrasse un'altra copia dello stesso libro. Verso il 1570 ritroviamo la Celestina sulle scene, essendo stata autorizzata l'anno precedente l'edizione de The most famous History of ij Spanesshe lovers, nuovo adattamento drammatico dell'opera di Rojas. A questa sempra riferirsi Florio, nella sua opera His firste Fruites (1578), autore che più tardi estrarrà dal libro spagnolo molte parole per includerle nel suo dizionario italiano-inglese intitolato Queen Anna's New World of Words (1611).
Nel 1580, l'opera spagnola divenne molto popolare nei teatri inglesi in un nuovo adattamento dal titolo The Tragical Comedie of Calistus, che ebbe a sua volta diverse imitazioni, come si deduce dagli attacchi puritani che gli mosse Anthony Munday, contenuti nel suo Second and Third Blast of Retrait from Plaies and Theaters:
The nature of these Comedies are, for the most part, after one manner of nature, like the tragical Comedie of Calistus, where the bawdresse Scelestina enflamed the maiden Melibea with sorceries. Do we not use in these discourses to counterset witchcraft, charmed drinks, & amorous potions, thereby to drawe the affections of men, & stir them up into lust, to like euen those whom of themselues they abhor.
Nel 1582 ecco un nuovo riferimento alla Celestina e al fatto che i i drammaturghi stessero saccheggiando le commedie spagnole (insieme a quelle di altre nazionalità) per le loro produzioni. Lo fornisce Stephen Gosson in Plays Confuted in Five Actions (1582):
I may boldely say it because I have seen it, that Palace of pleasure, the Golden Asse, the Aethiopian historie, Amadis of France, the roundle table, baudie comedies, in Latine French, Italian and Spanish, have been thoroughly ransackt to furnish the playe houses in London.
Ma, invece che far perdere l'interesse ai drammaturghi e al pubblico, questi attacchi lo ravvivarono. Successe così che nel 1582 si rappresentò A Comedy of Beauty and House-wifery, che altro non era se non un riadattamento del vecchio Interlude of Calisto and Melibea di Rastell.
Al di fuori del teatro, il riformista spagnolo Cipriano de Valera - che viveva in Inghilterra - riprodusse nel 1586 passaggi selezionati della Celestina - ristampati nel 1599 e tradotti poi in inglese nel 1600 - e proverbi presi dalla stessa, insieme al suo giudizio del libro spagnolo.
Probabilmente, ciò che dimosra maggiormente la popolarità raggiunta in quegli anni è l'annuncio della stampa di una edizione in castigliano, secondo quanto risulta nel "Registro del Librai", dove, il 24 febbraio 1591, si autorizzò ufficialmente A Book intituled Lacelestina Comedia in Spanishe; una seconda autorizzazione fu rilasciata per un'edizione in inglese, dal titolo The delightful history of Celestina the faire (la cui traduzione dal francese fu realizzata probabilmente da William Barley), pubblicata una prima volta da J. Wolf nel 1591, e ripubblicata da Adam Islip nel 1596, e della quale esiste un'esemplare al British Museum; una terza edizione fu inscritta e autorizzata il 5 ottobre 1598 a favore di William Aspley per la sua traduzione The Tragicke Comedye of Celestina.
Quello stesso anno, Francis Meres, parlando nel suo Palladis Tamia (1598) della selezione che si dovrebbe fare dei libri da leggere, censurava, tra gli altri, "the history of Celestina".
Non mancò una chiara allusione alla Tragicommedia in una delle piecès teatrali contemporanee Englishmen for my Money: Or, a Woman will have her Will (1598) di William Haughton, sebbene il nome della celebre ruffiana fosse leggermente trasfigurato:
Madame Celestura de la know not what.
Altrettanto sembra fare Edward Topsell in Times Lamentations: Or An exposition to the prophet Joel, in sundry Sermons or Meditations (1599), nel criticare coloro che discreditano la religione scrivendo "idle toyes for histrionicall paliers" tra i quali si includono le "Spanish inuentions" che si riferiscono sia ai libri di cavalleria che alla Celestina.
Infine, John Minshew, nella sua grammatica spagnola, edita in inglese nel 1599, presentava nientemeno che 55 esempi di modelli del parlar bene, estratti dalla Celestina:
Que por la boca le sale a borbollones. (I,93)
But that it must bubble out of his mouth.
A tutto ciò bisognerebbe aggiungere altre versioni francesi e italiane che erano in circolazione in quel momento nell'isola, che contribuirono alla divulgazione dell'opera.
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