sabato 27 settembre 2008

Il moro e la luce

E venne il tempo dell’incoscienza,
portato in braccio dalla disperazione.

Non conta più nulla, non esistono gli altri,
non le foglie di alberi scuri,
o le luci di stelle notturne,
neppure qualche dolce parola.
Oramai la sua mente è vuota,
e con lui non resta nessuno.

Soltanto nere figure di cavalieri erranti,
guidate da un moro con una gran spada,
ed un pennacchio scuro sopra la testa nera.
Solo i denti mostra bianchi, nella sua triste risata.
E’ lui, il moro che porta via tutto,
è lui, il moro con cui resta assieme.

D’improvviso la luce, accecante e crudele
d’improvviso la luce, il moro gli mostra.
Ed ecco che fugge, scappa via disperato,
da quella gran spada che gronda di sangue
dal lungo pennacchio che mente alla gente,
dalla nera figura del cavaliere moro.

Mentre le luce trafigge le macabre ossa
ed in pieno sorprende l’orrenda figura,
ridendo la morte va,
in cerca della sua prossima vita,
e stizzita rifugge la luce,
che questa vita ha salvato.

da "Cuore di Luna" di Pier Giorgio Cardoni, Futura Edizioni. Copyright©2012 - WOMEN@WORK

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